C’è qualcosa che non quadra.
Ora non ci si vuole addentrare in una disputa che sa più di politica che di sguardo sincero verso il futuro. Non vogliamo disquisire in questa sede se è meglio trasferire l’Easp nel vecchio Calai insieme ai tanti altri servizi promessi da Asl e Regione nel protocollo d’intesa del 2012. Oppure se è meglio lasciare l’Easp dove è ora, trasferire tutti servizi della palazzina rosa nella vecchia ala insieme al Germoglio e tramutare in appartamenti e attività commerciali le due palazzine nuove e demolire la stecca.
Non ci addentriamo, perché è già stato scritto tanto ed ognuno si sarà fatto un’idea propria e perché, avendo appena letto dei tre milioni di euro che la Regione ha destinato per la realizzazione della Città della Salute che sorgerà nell’area dell’ex ospedale di Gubbio, ci viene da ridere e ci si accendono tante di quelle lampadine da farci illuminare il cervello di un bagliore quasi divino.
Il qualcosa che non quadra è una delle 161 parole che avete letto nel prologo sopra: la “stecca”. Qui le cose sono due.
1) la palazzina non è agibile. Anzi è agibile, ma presenta “vulnerabilità sismica”. Se è così può essere sposata la tesi dei tecnici che hanno decretato: “ristrutturarla costerebbe un patrimonio, buttiamola giù”. Ok, oltretutto la stecca ha valore storico uguale a zero e una valenza estetica eguagliabile, se non minore, ad una palazzina di case popolari degli anni settanta.
2) Non c’è un punto 2.
Non c’è, perchè ci si deve fermare proprio sulla vulnerabilità sismica. Cosa significa “vulnerabilità sismica”? Gualdo News ha interpellato un professionista del settore, un ingegnere che ci ha raccontato che il concetto di vulnerabilità sismica è l’attitudine di un edificio a subire danni a fronte di un evento sismico di una certa intensità. In soldoni un edificio non si deve danneggiare con terremoti di bassa intensità, non deve subire danni strutturali per sismi di media intensità e non deve crollare con forti terremoti. In parole ancora più povere gli unici edifici al mondo che si possono definire invulnerabili sismicamente sono le centrali nucleari. Tutto il resto lo è, semplicemente perchè la forza della natura è imprevedibile e quasi sempre invincibile.
Attenzione: con le normative antisismiche più recenti il parametro di vulnerabilità è stato aumentato, ma non c’è nessun obbligo di ristrutturazione, ne tantomeno di demolizione, per tutti gli edifici che sono stati rimessi a posto dopo il sisma del 1997.
Allora, “lubranisticamente” parlando, a questo punto una domanda sorge spontanea: ma se la stecca è vulnerabile sismicamente dopo essere stata ristrutturata nel 2001, lo sono anche tutti gli edifici pubblici, le chiese, le scuole che hanno subito interventi di miglioramento sismico post 1997? La risposta è sì. E allora adesso i due punti li possiamo elencare.
1) se la stecca è vulnerabile, lo dovrebbero essere anche tutti gli altri edifici pubblici, per esempio anche la parte originale dell’ospedale Calai. Ergo, o si investono miliardi di euro per ristrutturare tutto quello che è stato ristrutturato seguendo le stesse normative in vigore all’epoca di quella della stecca o si demolisce tutto: dal palazzo comunale danneggiato, alle scuole danneggiate alle chiese danneggiate. Fermiamoci qui e non entriamo nel merito delle nostre case, anche se sarebbe da farlo.
2) se invece la stecca è il solo edificio che presenta “alta vulnerabilità sismica” ed il solo che abbisogna di “interventi di miglioramento sismico di notevole entità”, allora c’è qualcosa che non va. E quel qualcosa è grave. Allora bisogna che gli amministratori prendano carta e penna e diano il via ad indagini che coinvolgano i progettisti, le imprese che ci hanno lavorato e tutti coloro che permisero che in quello stabile lavorassero e soggiornassero medici, infermieri, tecnici e pazienti per ben 7 anni dal 2001 al 2008. Bisogna cercare le cause di questa unica “alta vulnerabilità” che, dopo una ristrutturazione così recente, possono essere solo tre: errori di progettazione, errori costruttivi o vetustà dei materiali impiegati. Nessuna delle tre può essere comparabile ad una scatola di noccioline.
Altra questione: come mai le analisi e le verifiche tecniche circa la vulnerabilità espletate nel 2012 sono state commissionate ad un privato (la MT Progetti di Perugia) da parte della Asl? Come mai non ci si è rivolti al Servizio Controllo Costruzioni e Protezione civile della provincia di Perugia come è prassi? Anche questo si chieda alla Asl e alla Regione.
Qui stiamo disquisendo, fortunatamente in maniera postuma, sulla incolumità di tutti gli inquilini dei sette anni di vita post sisma della stecca, che non avrebbero dormito serenamente nei letti del Calai se qualcuno avesse detto loro: “Tranquilli, il luogo dove stato poggiando il sedere non è a rischio crollo, ma se venisse un terremoto sappiate che la struttura è altamente vulnerabile”.
No, c’è qualcosa che non quadra ed è dura guardarsi intorno e vedere che nessuno si rende minimamente conto della gravità estrema di questo fatto. Così come è dura tenere calmo il cervello e non andare a pensare a tattiche (chiamiamole così) politiche regionali che ricadrebbero ancora una volta, la centesima, la milionesima, sulle spalle dei gualdesi.
Fate chiarezza per favore. Poi la stecca demolitela pure, fateci un’area attrezzata per i bambini, un teatro all’aperto, metteteci un chiosco con i gelati, una piastra polivalente per la sagra del carciofo. Ma fate chiarezza per la miseria. Questa cosa puzza, la puzza viene da Perugia e non si può non sentire. Neanche con una molletta politica infilata nel naso. Fate chiarezza. Per Gualdo.