Si apre uno spiraglio per una parte dei lavoratori della ex Antonio Merloni. La possibilità non viene dall’ormai famoso Accordo di Programma, per il quale è prevista una revisione visti i risultati pressochè nulli finora prodotti, ma da due aziende che hanno dato la propria disponibilità ad assorbire una parte dei dipendenti non reintegrati da Jp Industries.
Le due imprese che hanno dato la possibilità di impiego già da settembre di 50 lavoratori sono la Ntulin, azienda di Ponte San Giovanni che produce cashmere, e il Consorzio Cls di Roma che opera nella logistica su piattaforma e gomma, sempre per la sede di Ponte San Giovanni. A tal proposito si è tenuto in incontro nella giornata di ieri a Gualdo Tadino presso la sala consiliare del municipio promosso dalla Lega per il Lavoro, a cui hanno partecipato i lavoratori e la manager delle due imprese Carmen De Martino.
Ne dà notizia il Corriere dell’Umbria, che specifica che durante l’incontro i lavoratori interessati si sono potuti segnare in una lista per essere contattati dalle aziende a fine agosto. Le assunzioni avverrebbero al di fuori dell’accordo di programma, per evitare i “tempi tecnici” ritenuti troppo lunghi. “Ai lavoratori – ha detto la De Martino – abbiamo fatto una proposta di lavoro nelle nostre strutture di Ponte San Giovanni e a fine agosto li chiameremo per l’inserimento. L’intenzione delle aziende è quella di assumere quante più persone possibili”.
La manager spiega al quotidiano perugino le motivazioni per cui si è rivolta agli ex lavoratori Merloni. “Vivo in Umbria, so bene cosa abbia significato la Merloni perché l’ho vissuto da vicino per motivi familiari. Per questo, avendone avuto la possibilità, ho da subito manifestato la volontà di trovare una soluzione a questo problema, che è sociale ma anche territoriale. Per otto anni queste persone sono state ostaggio degli ammortizzatori sociali – ha precisato – e non hanno avuto concretamente la possibilità di spazi lavorativi stabili. Il nostro compito in questo momento, come aziende, è quello di dare un messaggio chiaro: il lavoro c’è. Non cerchiamo scorciatoie per ottenere manodopera da sfruttare, ma crediamo che siano i dipendenti che fanno la grandezza delle aziende. Visto che abbiamo la possibilità di creare spazi di lavoro, vogliamo dare a queste persone una speranza concreta”.
Luciano Recchioni della Lega per il Lavoro ha puntualizzato: “La Lega per il Lavoro è stata un elemento di congiunzione tra aziende e lavoratori, perché ben vengano proposte di questo tipo. Speriamo che tutto vada a buon fine, ma ora non devono mancare le dovute verifiche, perché gli operai hanno già avuto delusioni”.