Lega per il lavoro: “Ecco la situazione occupazionale”

GUALDO TADINO – La Lega per il lavoro della fascia appenninica umbra è una associazione di persone che, vedendo la continua e costante perdita di occupazione, da oltre un anno ha deciso di darsi una voce per suonare l’allarme ogni volta ce ne sia bisogno. In un comunicato stampa a firma di Luciano Recchioni, hanno oggi fatto il punto della drammatica situazione occupazionale della fascia appenninica. Eccone il testo integrale.

“Non vogliamo essere né presuntuosi né spocchiosi ma realisti. Negli ultimi 10 anni nella fascia appenninica si sono persi migliaia di posti di lavoro, certo molti di essi erano legati alla ricostruzione post terremoto e, come erano improvvisamente nati, alla fine della riedificazione, velocemente sono spariti, portandosi dietro anche aziende consolidate da tempo nel territorio. Quindi con la riduzione drastica dell’edilizia, altri centinaia di posti si sono persi come nell’attività estrattiva (cave) di Nocera Umbra e Gualdo Tadino, causando forti contraccolpi anche alle cementerie e soprattutto al suo indotto, di Gubbio. Inoltre: Fossato di Vico, con una zona industriale attiva e vivace ha visto invece perdere posti di lavoro in molti settori, dalla meccanica con Faber, all’alimentare con Grifo Latte, all’abbigliamento con Wonderful.

A Gualdo Tadino il settore della ceramica vede perdite del 70% e quelli ben informati dicono che ancora il fondo non si è raggiunto. La Sicap è stata l’unica filiale che ha chiuso in tutta Italia. L’ospedale Calai, unificandosi con quello di Gubbio, a livello  occupazionale non ha fatto certamente 1+1 uguale a 2. Ci sono poi altre attività che, a causa di questa crisi, hanno ridotto il  personale o hanno chiuso  definitivamente.

Per questioni di numeri e soprattutto di tempo, al momento la nostra attenzione  è rivolta principalmente alla ex Merloni e alla J.P. Industries. Il prossimo  28 ottobre saranno otto gli anni da quando la Merloni comunicò la cessazione dell’attività mettendo 1200 dipendenti in mezzo alla strada in Umbria , altri 1600 nelle Marche e 650 in Emilia Romagna. L’intervento del Governo  evitò il fallimento e affidarono il compito a tre commissari per trovare soluzioni. Oggi dopo appunto otto anni tutto è come prima con l’unica eccezione dell’Emilia Romagna.

Rifare sommariamente il punto della situazione è doveroso per far capire come il tempo sia trascorso e nulla è stato fatto, nulla ha portato lavoro e occupazione e adesso stanno per venire meno anche gli ammortizzatori sociali. Infatti per quei dipendenti che hanno  30-40 anni, il 12 ottobre 2015, andrà in scadenza la mobilità e solo nel versante umbro stiamo parlando di circa 200 operai. Il 31 dicembre 2015 per i lavoratori in cassa integrazione, 350 in Umbria e 350 nelle Marche, scadrà il piano quadriennale che il governo aveva concesso alla proprietà J.P. Industries per il rilancio del settore elettrodomestico. La Lega per il lavoro il 25 settembre scorso ha indetto una conferenza stampa per richiamare l’attenzione sull’argomento e dire la posizione che intende tenere anche in merito alla presenza di una cordata di imprenditori, che stanno proponendo attività produttive con eventuali ricadute occupazionali anche nella fascia appenninica utilizzando lavoratori ex Merloni.

Abbiamo sollecitato per prima cosa le istituzioni nazionali, regionali e locali per provare a sciogliere questo nodo che ha impedito alla J.P. Industries di dare seguito al suo piano industriale in questi 4 anni. Motivo: essendo basso il prezzo di acquisto degli immobili della Merloni, il tribunale di Ancona, in primo e secondo grado di giudizio, ha dato ragione alle banche e adesso siamo in attesa del pronunciamento a breve della cassazione. Riteniamo difficile un ribaltamento delle due sentenze. Pertanto allo stato attuale solo un accordo tra banche e la proprietà J.P. potrebbe andare oltre la sentenza. Ad oggi sappiamo di incontri che si susseguono a cadenza settimanale con il governo a fare da regia ma una soluzione possibile tarda ad arrivare. Il tempo sta scadendo e quindi anche gli ammortizzatori sociali saranno impossibili da ottenere. I 700 dipendenti della J.P. Industries entreranno a far parte della già nutrita schiera dei disoccupati.

Nel frattempo in questi ultimi mesi, come Lega per il lavoro, siamo stati contattati dalla dottoressa Carmen De Martino che si è presentata come manager di una cordata di imprese e, intuendo quale è il nostro intento di associazione, ci ha chiesto di sostenere il suo progetto che in sintesi è quello di portare una cordata di aziende nel territorio della fascia appenninica e di utilizzare manodopera proveniente in primis dai lavoratori in mobilità.

Chiaramente sulle prospettive di questo progetto c’è anche una dose di scetticismo. In questo momento, comunque, con caparbietà e con tenacia la De Martino sta comunque portando avanti il suo personale cronoprogramma: il contatto con i lavoratori, la chiamata ad un colloquio. Manca ora l’assunzione ma, a suo dire, entro il 12 ottobre, qualche persona entrerà in un nuovo processo lavorativo.

Siamo quindi speranzosi ma, come abbiamo detto, non ci facciamo illusioni e invitiamo i lavoratori a fare altrettanto, visto inoltre che l’accordo di programma fatto, rifatto, modulato e rimodulato, con l’intento di dare occupazione ai dipendenti oggi in mobilità con la A. Merloni, non sta portando a nulla di concreto. E’ normale e logico tenere in considerazione tutto ciò che di nuovo emerge dandogli però allo stesso tempo la giusta considerazione.

Come Lega riteniamo inoltre che regione e comuni dovrebbero dar vita ad un vero e proprio “Centro operativo per il lavoro” nella fascia appenninica. Anche utilizzando energie e competenze che in questo momento sono a disposizione da enti come le Province. Per provare ad uscire da questo tunnel della crisi. In questa zona si sta seriamente rischiando di dover aggiungere tante altre foto di lavoratori di oggi a quelle già presenti nel museo dell’emigrazione di Gualdo Tadino. E’ necessaria una grande attenzione e un aiuto a tutte le aziende che ancora resistono e bisogna trovare nuovi soggetti disponibili ad investire anche su questo territorio che è molto diverso e più povero dal resto dell’Umbria. Una riflessione a parte e un progetto ad hoc meriterebbe il settore dell’agricoltura.

I numeri recenti forniti dall’Istat parlano chiaro: la diminuzione del reddito delle famiglie rispetto all’anno precedente è nella zona di oltre l’11%. I media con sempre maggiore insistenza parlano di ripresa dell’economia  e di possibile uscita dalla crisi. Non è così nella fascia appenninica. Siamo messi molto male e non s’intravedono soluzioni concrete sopratutto nel breve periodo”.

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Redazione Gualdo News
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