La Garra Charrùa è il coraggio, la forza e la perseveranza, la voglia di non mollare mai e di provarci sempre, fino alla fine. Questo termine sudamericano, uruguayano per la precisione, deriva dal nome di una tribù indigena che combatté strenuamente contro gli esploratori europei ed è entrato nel linguaggio calcistico. La garra è quella che fece vincere il Mondiale all’Uruguay nel 1950 nel famoso “Maracanazo“, battendo l’imbattibile Brasile. E’ quella di Montero e Simeone, di Vidal e Tevez, di Balducci e Turchi…
Da 12mila chilometri di distanza è arrivato l’incitamento del vincitore dell’ultimo derby, di colui che nel cuore dei tifosi gualdesi è e sarà per sempre “Re Juan“, che per il proprio profilo Facebook ha scelto la foto con la maglia del Gualdo, l’ultima da lui indossata. Questo è il corazon.
E’ il corazon dei 1.300 gualdesi che sono tornati a riempire il Luzi, come fecero contro il Trestina in Eccellenza o contro il Città di Castello in Promozione. E’ quello del settore dei tifosi organizzati, che non hanno mai smesso di incitare la squadra, che si sono ritrovati grazie all’anima dello zoccolo duro che non ha mai mollato, seguendo la squadra in qualsiasi categoria e in qualsiasi campo, impedendo con le unghie e con i denti che il tifo organizzato gualdese morisse a causa di campionati anonimi in categorie anonime o di una fusione mal digerita.
E’ quello di Omar Manuelli, che è entrato subito in clima derby e ha messo in campo una formazione con il coltello tra i denti, inserendo volutamente quattro gualdesi, tutti cresciuti nel settore giovanile biancorosso. Proprio per dare maggiore “corazon“.
E’ quello di Mirko Palazzi, arrivato da poche ore dopo aver marcato Rooney e Ilicic, che realizza il gol e va ad esultare con i tifosi arrampicandosi sulla rete come se avesse segnato la rete del pareggio all’Inghilterra, beccandosi anche un’ammonizione.
E’ la garra della squadra, che ha voluto e ottenuto un pareggio che equivale a una vittoria. Perchè? Non per il punticino che alla fine poco cambia in classifica, non perchè era il derby o almeno non soltanto (se ne sono giocati tanti e anche a maggiore distanza di tempo l’uno dall’altro) ma perchè ieri Gualdo Tadino e il calcio si sono riabbracciati, a dimostrazione, come abbiamo spesso sostenuto, che basta poco per far incendiare nuovamente di passione questa piazza. E’ la prova che questa squadra ha una sua identità e un gruppo forte e coeso, che ieri ha abbracciato il suo pubblico proprio mentre i tifosi avversari scacciavano i loro giocatori non volendoli sotto il loro settore.
Garra y corazon come marchio di fabbrica. Questa è la vittoria.