Nell’ambito della maxi-operazione della Guardia di Finanza, che dall’alba di questa mattina sta interessando le province di Perugia, Roma, Latina e Lecco, tra gli indagati ci sono due imprenditori umbri, moglie e marito di Perugia e Gualdo Tadino.
Sono state già emesse otto ordinanze di custodia cautelare, eseguite cinque misure interdittive, disposti sequestri patrimoniali fino al valore di 15 milioni di euro.
L’accusa parla di un’organizzazione dedita alle frodi all’Iva all’interno dell’Unione europea.
Ai 13 indagati la Procura contesta il reato di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale e alla bancarotta fraudolenta.
L’operazione, denominata “Capitale”, è stata disposta dall’autorità giudiziaria di Perugia ed eseguita dagli uomini del locale nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza.
Le due imprese umbre coinvolte nell’inchiesta avrebbero consentito all’organizzazione di acquistare materiale tecnologico da Germania, Austria, Olanda, Belgio e Romania, per poi rivenderlo a prezzi concorrenziali in Italia “con uno sconto medio del 16 per cento praticabile grazie alla totale evasione delle imposte“.
A dare il via all’inchiesta gli accertamenti dell’Agenzia delle Dogane su una società perugina che commercializzava ausili medici per anziani e disabili, che tra il 2010 e il 2012 aveva aumentato di quattro milioni di euro il proprio fatturato mediante l’acquisto di prodotti informatici.
Secondo l’accusa, il gruppo criminale avrebbe come base Roma, con fondamentali appoggi nel perugino attraverso il coinvolgimento di due imprese locali. Le frodi all’Iva, in particolare per l’importazione e successiva commercializzazione di prodotti informatici ed elettronici, tra il 2012 e il 2014 avrebbero prodotto un giro di affari quantificato in oltre 50 milioni di euro.