Eccola la strada giusta!

Proprio vero, serate come quella di ieri sera riempiono il cuore. Quasi trecento persone – ma se i posti fossero stati mille ce ne sarebbero state mille – in silenzio e a bocca aperta per due ore ad ascoltare un Vittorio Sgarbi, ormai gualdese acquisito, parlare di Caravaggio ed altri cento tesori di questa Italia derelitta, che potrebbe ritrovare l’orgoglio se solo frequentasse di più i propri capolavori eterni.
Si può essere pro o contro il ‘personaggio’ Sgarbi, ma è indiscutibile il suo immenso talento nell’ipnotizzare platee di ogni ordine e grado parlando degli argomenti più disparati. E ieri sera ha spaziato dalla storia alla politica, dalla religione all’arte.

Non mi meraviglio della grande partecipazione, perché qui sta germogliando un seme. Questa è una cittadina di sedicimila abitanti con sei musei. Un record. E non sono musei normali, ma sei autentiche e originali perle che spero tutti i gualdesi abbiano visitato, perché si può essere orgogliosi del posto in cui si nasce o si vive, ma lo si è il doppio se si è consapevoli e fieri del proprio passato.

Non mi meraviglio della grande partecipazione, perché nell’ultimo decennio si è scelto in questa città di credere nella Cultura. Certo, il seme della cultura germoglia lentamente, molto lentamente, ed è vita facile per i “semplici-pensanti” dire che sarebbe meglio ci fossero più fabbriche e meno musei. Ragionamento sicuramente non catalanesco (alla Massimo Catalano), condivisibile dai più, però sbagliato perché “nella buona sorte la cultura è ornamento, ma nell’avversa sorte può essere un rifugio”. E questo non lo dico io, ma Aristotele.
La mostra su Antonio Ligabue, ‘sussurrata’ ieri sera, potrebbe essere un evento epocale per la nostra città e gli eventi epocali, si sa, portano benessere.

Dato per scontato che un’altra Merloni non tornerà più a meno di un miracolo, puntare in questa città sul turismo culturale, ma anche naturalistico, è quanto di più intelligente si possa fare in questo momento. E’ da birbi, per dirla con un termine più consono ai gualdesi. Quello che si è visto ieri sera, come quello che si vede in tutti gli eventi del Polo Museale, è la dimostrazione che il seme germoglia sì lento, ma i frutti prima o poi ce li fa intravedere.

Bisogna dare a Cesare quel che è suo e la nostra Cesare si chiama Catia Monacelli. Provate a togliere gli avvenimenti del Polo Museale a Gualdo Tadino e pensate a quel che rimane. Poco, spiccioli. Quindi diamoci da fare continuando a percorrere la strada della cultura, che non è mica solo una mostra d’arte, ma anche musica, teatro, artigianato. Una città della cultura è eventi estivi di spessore, ma anche meno “spessi” – che costano sì, ma sono i migliori investimenti per il nostro futuro. Una città della cultura è un centro storico pulito, cioè scevro da auto. E soprattutto è una città dove pochi si lagnano e tutti gli altri sono parte attiva.

Articolo precedenteBanca Etruria, Federconsumatori a fianco dei risparmiatori
Articolo successivoOggi l’anticipo Gualdo Casacastalda-Ponsacco
Marco Gubbini
Giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti dell'Umbria. Ex direttore artistico di Radio Tadino (1985-1986), ideatore e curatore di programmi televisivi giornalistici delle emittenti Rete7 (1985-1990) e TV23 (2003-2006). Esperienze varie come corrispondente di varie pubblicazioni, fra cui Calcio Perugia (2005), La Voce di Perugia (2006-2007). E' stato collaboratore dell’agenzia di stampa Infopress (2004-2012), ha scritto articoli per testate nazionali e locali. Coideatore e curatore del sito gualdocalcio.it (1998-2012) e gualdocasacastalda.it (dal 2013 al 2016). Addetto stampa del Gualdo Calcio in serie C e altre categorie (dal 2004 al 2012) e del Gualdo Casacastalda in serie D (dal 2013 al 2016). Segretario dell’Ente Giochi de le Porte di Gualdo Tadino dal 2014 al 2017. Componente della redazione del periodico Made in Gualdo. Autore dei libri "Libera, ma Libera Veramente" (edizioni Eta Beta, 2021) e "Le Tre Madri" (edizioni Diadema, 2025).