GUALDO TADINO – Premessa: la figura non è stata il massimo. Il non invito all’inaugurazione della nuova Tac dell’ospedale di Gualdo Tadino-Gubbio suona come uno schiaffo assordante al primo cittadino. Anche se questa comunità è abituata all’emarginazione da parte di una Regione che continua a considerare il territorio gualdese terra di confine di serie C, quello che hanno combinato ieri è mostruoso e nessuna scusa potrà ovviamente sanare quella che non può essere stata una dimenticanza. Se tale è stata, ci aspettiamo che, oltre che all’arrivo di ridicole scuse, salti anche qualche testa.
Quel che resta è un affronto colossale che tocca ogni singolo cittadino gualdese. Non facciamo lo sbaglio di scagliarci esclusivamente contro la persona del sindaco. Da questa sberla non si salva nessuno e, almeno in questo momento, distrarsi per incolpare il generale causerebbe una strage tra i singoli soldati. Qui non si tratta più neanche di politica. La politica discrimina, lo sappiamo tutti: se governi un comune e non sei del colore ‘giusto’ sei fottuto. Lo abbiamo visto con un sindaco recente, ma la cosa che deve far riflettere è che continuiamo a vederlo anche con Massimiliano Presciutti, che, almeno ci è sembrato, ha fatto tutto meno che andare contro i suoi colleghi di partito di palazzo Cesaroni. Anzi.
Ricordate le parole del primo cittadino dopo la visita della presidente Marini qualche giorno fa? Ve le ricordiamo: “Questo stretto rapporto prosegue su temi di grande rilevanza per la nostra città, come la sanità, il socio assistenziale, i grandi temi dell’economia del lavoro e delle infrastrutture stradali e ferroviarie…“. Beh, Presciutti riveda questo stretto rapporto e rifletta su tutto, perché se l’approccio con la sanità è stato questo affronto e questa offesa clamorosa, non si osa immaginare quello che potrà rimanere degli altri temi citati.
Verrebbe da dire: ci sta bene. La questione del Calai, del giudice di pace e tutti gli altri temi per cui ci siamo resi disponibili a tutte le soluzione “consigliate” dalla Regione vanno viste ora con un’altra ottica. Ancora più sospettosa di quella adoperata finora da molte forze politiche e da tanti cittadini. Questo episodio quindi dovrà far riflettere il Sindaco e l’amministrazione gualdese su tutti i temi a venire.
La cosa certa è che comunque la lettera del sindaco è stata esemplare, perché ad uno schiaffo del genere non si poteva che rispondere con un pugno fortissimo. Non c’era altra maniera. Presciutti ha incassato e poi usato toni duri, oseremmo dire ‘patriottici’ come non ne sentivamo forse dai tempi di Pinacoli. Durissimi, provocatori e clamorosi. Cose che comunque qualcuno scrive da secoli, molto spesso irriso e tacciato di campanilismo becero. E invece, guarda un po’, adesso lo ha scritto un sindaco.
Che l’ambulanza del 118 stazionante davanti al vecchio ospedale di Gubbio, frutto di un capriccio, è utile quanto un piccolo cerotto per una recisione dell’arteria femorale lo sanno tutti e, soprattutto, lo sanno i numeri. E adesso lo ha detto un sindaco.
Che quel nome dato all’ospedale, che non segue l’alfabeto, ma altre logiche, ci sta un po’ sulle palle lo sanno tutti. E adesso lo ha detto un sindaco.
Che a Branca ci siano gestioni ‘singolari’ che vanno in base alla provenienza e non al merito è sulla bocca di tutti, ma adesso lo ha detto un sindaco.
Ecco, quest’ultima è la cosa più forte della lettera. Obbligatorio un approfondimento, perché se risulterebbe vera sarebbe non grave, ma abominevole. Fra l’altro malumori in tal senso esisterebbero anche per quanto riguarda la Zona Sociale (Gualdo Tadino, Gubbio e i comuni della fascia) di cui la città dei Ceri è capofila e Gualdo ha la presidenza del tavolo degli assessori. Anche qui gli stessi malumori della sanità, in quanto si narra che gli eugubini vorrebbero spadroneggiare (strano) e che tutti gli altri comuni della fascia avrebbero un mal di pancia evidente. Ah, all’inaugurazione di stamattina non hanno invitato neanche loro. Insomma le solite vecchie storie, di cui è difficile vedere il finale. Specialmente a lieto fine. Almeno per noi.
Ora però Presciutti ci ha autorizzato a dar voce piena ai nostri dubbi e ci sentiamo quindi di dirgli che sarebbe ora di allentare il cordone ombelicale con la Regione e la Usl, prima che questo ci stringa il collo e ci soffochi. Alzando la voce, dimostrando che l’appartenenza ad un colore politico non può e non deve significare genuflessione continua. Dimostrando che questa città ha idee, energie e risorse umane sufficienti per pensare e proporre. Ascoltando di più i cittadini e di meno la governatrice.
Curiosità: molti cittadini fabrianesi hanno espresso l’intenzione di annettersi all’Umbria. Hanno creato un paio di gruppi di discussione su Facebook all’oscuro, forse, che con noi rimarrebbero terra di confine così come lo sono con Ancona. Perché questa è una terra per cui i media girano la testa solo quando c’è qualche nevicata e tira forte il vento. Una terra in cui se vai a Perugia ti chiedono “ha nevicato?” anche il giorno di ferragosto inconsapevoli, oltre che di essere alquanto ridicoli, che di neve qua ne fa più poca, ma che i cittadini iniziano ad avere gli attributi veramente sul punto di scoppiare. Forse anche quelli di chi ha mandato ai vertici della Regione rappresentanti non gualdesi, che finora si sono dichiarati e dimostrati nostalgici di qualche campanone e poco più. Rappresentanti territoriali che non hanno migliorato la situazione tra la nostra città e la Regione. Rappresentanti pronti solo a passerelle documentate fino alla nausea, compresa quella davanti ad una nuova Tac che dovrà curare cittadini di una comunità oggi non gradita al punto di non essere stata neanche invitata a vederla.
Poi un altro che, da assessore alla Sanità, ha pensato bene di venire a Gualdo Tadino per annunciare un centro di riabilitazione cardiologica (e ci mancherebbe pure che ci freghiate uno dei nostri fiori all’occhiello!) e dopo qualche giorno la snobba incredibilmente in una giornata importante quale l’inaugurazione di un servizio che riguarderà tutti i cittadini gualdesi.
Ci sta bene? Ce lo meritiamo? Probabilmente sì. Per il nostro smaccato senso di non appartenenza, per il nostro ‘benaltrismo’ quando si parla di problemi che sembrano piccoli ora, ma che diventeranno grandi fra anni. Pensiamo alla questione dei nati a Gualdo, del Calai rubato con la promessa di un unico grande ospedale, della città della salute che sta per sorgere nell’area dell’ex ospedale di Gubbio, mentre noi discutiamo se demolire o no una palazzina, mentre ci accusiamo e ci irridiamo a vicenda di essere campanilisti ridicoli. Per il fatto che oggi ci hanno di fatto cacciato dall’ospedale di Branca, ma – scommettiamo? – nessuno fra tre giorni ne parlerà più, risucchiato dai “ci sono ben altri problemi di un mancato invito”.
Quindi sì, ce lo meritiamo. E sarebbe ora che ogni singolo cittadino, senza paura di apparire ridicolo, sempliciotto o campanilista (ma mica è sempre una cosa brutta eh), scrivesse una lettera con gli stessi identici toni usati dal sindaco. Scrivetela senza sperare che un altro sindaco, di altri mille colori, possa cambiare il verso a questa situazione, perché è speranza vana. Il verso lo potete cambiare solo voi alzando la voce. Scrivete che non vogliamo aiuti, perché questa è una città che si è sempre conquistata tutto da sola, senza sostegni di alcun genere. Scriveteci che vogliamo, anzi esigiamo, solo rispetto.
Andrà bene anche la cronica indifferenza di sempre. Ma che sia indifferenza rispettosa. Per il resto faremo da soli con i nostri miglior pregi: la flessibilità, l’indipendenza e l’intraprendenza. Quelli non ce li toglierà mai nessuno, perché ce li teniamo stretti. Dove nessuna Tac potrà mai guardare.