La sentenza sui terreni montani: “La proprietà è dei gualdesi”

GUALDO TADINO – CHIARA GIOMBINI –  Con la formazione del nuovo consiglio di amministrazione (giugno 2014, ndr), la comunanza agraria “Appennino Gualdese” ha ripreso con “tutto il vigore la pienezza delle proprie prerogative e solo ad essa spetta la titolarità collettiva del patrimonio della montagna gualdese e la sua gestione. A stabilirlo la sentenza del 7 marzo scorso del Commissariato per la liquidazione degli usi civici.

Questa mattina i rappresentanti dell’ente montano – insieme all’avvocato Maria Rita Fiorelli – hanno illustrato pubblicamente i contenuti di questa sentenza che la presidente Nadia Monacelli ha definito “epocale”.

Il commissario preposto, Pietro Catalani, ha dunque dichiarato, come aveva chiesto il ricorrente – contro il Comune di Gualdo Tadino – che 2100 ettari di terreno montano (400 sono ancora da accertare e riguardano la zona a confine con Cancelli, nelle Marche) appartengono alla Comunanza in rappresentanza dei cittadini.Questi terreni – ha spiegato l’avv. Fiorelli – sono dei gualdesi e non del Comune. Il fatto che il Comune abbia i gestito i beni per 40 anni non incide”.

La titolarità del dominio collettivo spettava alla comunità degli utenti gualdesi fin dal 1893, ha affermato il Giudice prendendo atto della relazione fatta dal tecnico incaricato dal Tribunale, prof. Sandro Notari, che ha effettuato una ricostruzione storica sull’appartenenza di questi beni fondiari e sulla loro gestione negli anni. Questi beni immobili risultano in catasto intestati al Comune che dal 1976 ne ha assunto la gestione diretta e che, invece, fin dall’inizio del 1900, era stata tenuta dalla Comunanza agraria, ha scritto il Commissario nella sentenza.

Dopo la deliberazione del Consiglio comunale, nel 1977, con cui il Comune ha assunto la gestione diretta dei terreni in questione, non era stato fatto nessun atto di estinzione della Comunanza e non ci si rivolse al preposto Commissariato per la liquidazione degli usi civici. “Un atto non valido”, dunque ha sottolineato Nadia Monacelli. “L’inattività della comunanza (dal 1976 fino alla sua ricostituzione, ndr) potrebbe al più giustificare la supplenza del Comune nella gestione del patrimonio collettivo, ma non la voltura”, ha sentenziato il Commissario. Il Comune si è dichiarato proprietario dei terreni e se li è intestati al Catasto “senza seguire una procedura per affermare un diritto dominicale”, è scritto nel dispositivo.

A seguito di questa sentenza, la Comunanza procederà alla trascrizione di questi terreni presso il competente ufficio dei Pubblici registri immobiliari.

La sentenza è infatti immediatamente esecutiva, anche se “non definitiva”, ha spiegato l’avvocato Fiorelli, in quanto il Comune potrebbe impugnarla.

Insistono su questi terreni anche quello oggetto di concessione mineraria in favore di Rocchetta Spa , contro la cui proroga la Comunanza ha depositato un ricorso al Tar. “Terreni per i quali non è stato fatto nessun cambio di destinazione d’uso“, ha sottolineato l’avv. Fiorelli.

Le azioni intraprese dalla Comunanza, recentemente, sono state contestate da alcune associazioni e dai sindacati e hanno riaperto la battaglia con il Comune. “Gli enti locali – ha sottolineato Nadia Monacelli – non possono rimproverare nulla alla Comunanza in quanto avevamo avvisato tutti riguardo questa vicenda e chiesto di aspettare almeno la sentenza del Commissario. Per tutta risposta ci hanno escluso dai tavoli e sono andati avanti con gli atti di concessione”. Comunanza che – ha spiegato la Presidente – partendo dal rispetto delle sentenze degli ultimi anni riguardanti le concessioni alla Rocchetta s.p.a, al fatto che queste concessioni siano considerate quali proroghe della prima – quella stipulata tra la Comunanza e Belisario Righi – e all’ultimo decreto del Commissariato, non esclude il dialogo con le istituzioni. Sicuramente, come affermato dall’avvocato Fiorelli, “si ritiene prioritario effettuare uno studio accurato sulla compatibilità degli attingimenti con lo stato del bacino idrico.

L’intervento dei sindacati è stato oltraggioso – ha replicato Monacelli riferendosi ai comunicati stampa usciti in proposito – I posti di lavoro potevano essere anche di più se si fosse proceduto con gare di evidenza pubblica per assegnare tali concessioni. Per questo abbiamo impugnato la legge regionale sulle acque minerali che dà in automatico al concessionario la facoltà di proseguire l’attività. La via legale è rimasta l’unica via visto che le istituzioni non hanno voluto dialogare e si sono dimostrate sorde”. Monacelli ha anche fatto sapere che, dopo la segnalazione – che ha paventato un danno erariale per il mancato introito nelle casse comunali delle spettanze dovute per lo sfruttamento dei terreni ad uso civico –  la Procura della Repubblica sta indagando.

La segnalazione era stata fatta dal Movimento 5 Stelle ed era duplice: richiesta della corretta gestione degli usi civici da parte del Comune e del corretto iter seguito per la nuova concessione di acqua minerale. Da quanto sta emergendo, entrambi i fascicoli sarebbero aperti.

E per il futuro?

Innanzitutto – ha detto il vice presidente Danilo Remigi attiveremo le forme gestionali che ci spettano, oltre che andare avanti con la parte giudiziaria. Stiamo verificando il tutto. Riguardo alle concessioni sui terreni ad uso civico, sulla cava Vagli e Bombetta possiamo verificare se ricorrono gli estremi per la nullità di alcuni atti. A Cave Mancini, non avendo pagato quanto stabilito, potrebbe essere revocata la concessione. Per quanto riguarda Rocchetta sottolineo che dove c’è uso civico la giurisprudenza la interpreta come proprietà come tridimensionale. Dunque riguarda anche i beni del sottosuolo”.

“Le decisioni ha concluso Mauro Guerrieri del Cda – verranno prese a vantaggio dei cittadini gualdesi, non di un privato”.

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Redazione Gualdo News
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