Se lo domanda il presidente di Confindustria Umbria Ernesto Cesaretti prendendo posizione sul caso che riguarda Rocchetta Spa, l’azienda di Gualdo Tadino leader del mercato delle acque minerali.Attraverso una nota, l’associazione degli industriali umbri evidenzia che “a dicembre 2015 Rocchetta ha ottenuto, con determinazione dirigenziale della Regione Umbria, una proroga di 25 anni della concessione di acqua minerale denominata “Rocchetta”, sulla base di un piano industriale con il quale l’azienda si è impegnata in un progetto di investimenti da 30,5 milioni di euro destinati al potenziamento dell’attività produttiva con il lancio di un nuovo marchio di acqua minerale, ma soprattutto al recupero e alla riambientazione dell’area della sorgente danneggiata dall’alluvione del 2013 e alla creazione di un’oasi turistica della Valle del Fonno.”
“Un progetto che – ricorda Confindustria – oltre ad avere ottenuto tutte le autorizzazioni amministrative degli enti preposti, ha avuto il sostegno del Comune di Gualdo Tadino, dei sindacati dei lavoratori ed è stato valutato positivamente dalle associazioni ambientaliste e dai cittadini.”
“Di tutti tranne che della Comunanza Agraria che – aggiunge il leader degli industriali dell’Umbria – dice no a tutto questo. Dice no a Rocchetta che, nonostante le criticità della situazione economica, continua a programmare investimenti, ma dice no anche a Gualdo Tadino che da questo investimento riceverebbe benefici oltre che sul piano occupazionale anche sotto il profilo dello sviluppo turistico. È francamente incomprensibile il perché di questa rigida presa di posizione visto che i diritti di uso civico di cui parla la Comunanza Agraria non sono mai stati messi in discussione né da Rocchetta né dalle istituzioni preposte a tutelare gli interessi della collettività”.
Confidustria sottolinea che “quello di Rocchetta è l’ennesimo caso in cui un progetto di sviluppo industriale, dopo aver concluso positivamente l’iter autorizzativo pubblico, viene rallentato o interrotto per l’intervento di comitati nati ad hoc o enti che hanno bisogno di giustificare la propria esistenza.”
“Tutto questo è per noi fonte di grande amarezza e frustrazione – conclude Cesaretti – sempre più spesso per ogni progetto di sviluppo (industriale, agricolo, energetico, edilizio) c’è qualcuno pronto a difendere lo status quo, a rimettere in discussione decisioni già prese, a prendere posizioni contrarie all’impresa. L’unico risultato a cui conduce questa costante contrapposizione è una stasi economica, politica e sociale già di per sé dannosa, ma ancora di più in un momento talmente difficile da richiedere una ancora maggiore disponibilità e senso di responsabilità da parte di tutti. E anche una maggiore volontà ad approfondire la conoscenza di argomenti in modo da potersi fare una opinione corretta per esprimere poi un giudizio ponderato e non superficiale. E ciò per evitare che, proprio in momenti come questi, gruppi di interesse, anche esigui, riescano a bloccare o quantomeno rallentare e condizionare lo sviluppo di iniziative di cui invece potrebbe avvantaggiarsi l’intera comunità di una regione che ha tanto bisogno di investimenti e occupazione”.