Venerdì 12 agosto alle ore 21 presso il CVA di Rigali sarà presentato il libro “Storia dell’antica Villa di Rigali, dal 1860 ad oggi”, di Sergio Ponti, alla presenza del sindaco di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti, del soprintendente archivistico dell’Umbria e delle Marche Mario Squadroni, e dei ricercatori e storici locali don Angelo Menichelli e Daniele Amoni. Moderatore Mario Anderlini. La pubblicazione del secondo volume “Storia dell’antica Villa di Rigali”, completa la successione dei fatti, civili e politici, accaduti dall’istituzione del Regno d’Italia all’anno 2015; essa fa seguito al primo tomo, che ha tracciato le vicende della frazione dalle origini all’Unità d’Italia.
Il contenuto dell’indagine tratta esaurientemente la lunga fase del Regno d’Italia e della Repubblica Italiana, istituita nel 1946 sulle macerie di due grandi conflitti mondiali, intervallati da un ventennio caratterizzato dal regime fascista. E’ il racconto di oltre un secolo e mezzo di storia contemporanea, che assume valore e importanza al pari del precedente, perché anche in questo caso la ricerca “gioca”, in senso molto positivo, con la storia in un’interminabile sequenza di eventi, di cognomi e nomi, e di date nel ricordo di tante persone, uomini e donne, che inconsapevolmente hanno costruito, giorno dopo giorno, la trama della vita comunitaria in un intreccio di valori rilevanti, che qualificano gli argomenti trattati nell’opera.
I fatti salienti da ricordare sono molti, sia drammatici sia piacevoli, comunque meritevoli di essere elencati: la proclamazione del Regno d’Italia il 17 marzo 1861; l’istituzione della scuola elementare a Rigali (24 marzo 1862); la difficile e complessa caccia ai renitenti e disertori e al brigante Cinicchia; la realizzazione della ferrovia Roma-Ancona, con l’apertura delle stazioni di Gaifana e Gualdo Tadino (29 aprile 1866); la messa in attività della Fabbrica d’Armi e, poi, della Società degli Altiforni, Fonderie e Acciaierie, negli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento, che sviluppa la ricerca mineraria sulle pendici del Monte Penna; la notevole pressione demografica e la povertà diffusa nel primo Novecento; l’origine del fenomeno migratorio che proprio nel primo quindicennio raggiunge le sue punte più alte; le vicende legate al basso livello di alfabetizzazione come emerge dalle relazioni dei docenti; i drammi causati dall’intervento dell’Italia nella prima e seconda guerra mondiale; infine, il lento processo di trasformazione socioeconomico del Paese negli anni Cinquanta del secolo scorso, che spinge i giovani e gli anziani a ricercare un’occupazione alternativa, lontano dai propri affetti, raggiungendo la Francia, il Lussemburgo il Belgio e, i più fortunati, la periferia di Gualdo Tadino. La lunga fase di benessere registrato dal dopoguerra a qualche anno fa ha alterato la visione di una realtà e di un futuro che ora appare più incerto per motivi economici, occupazionali e sociali: una realtà fatta di spopolamento, d’invecchiamento delle persone, di nuovi arrivi che solo in parte sembrano integrarsi alla cultura locale.
La fase post terremoto ha restituito un patrimonio architettonico modificato e migliorato ed ha aggiunto nuovi edifici per uso abitativo: da allora, però, tutto sembra cambiato, quasi che il terribile evento abbia sgretolato tante certezze e tante esperienze, lasciando nell’animo della gente ferite che tardano a rimarginarsi. Problematiche prima sconosciute o dimenticate che richiederebbero ben altre attenzioni: ciò dimostra che anche fare storia locale è esercizio irto d’incognite e di difficoltà.