GUALDO TADINO – Dal 2 al 30 ottobre presso il Museo Civico della Rocca Flea, arriva “Stati di Coscienza“, personale di Marisa Korzeniecki, artista marchigiana di Ortezzano, in provincia di Fermo.
Segno, gesto, materia, forma e assenza di forma, tutto insieme come in un vortice che all’improvviso si compone di strati di memoria e brandelli di coscienza: questo è il linguaggio fortemente visionario della Korzeniecki. L’artista attraverso le sue opere compie un viaggio che dalla scomposizione della realtà porta ad una nuova presa di consapevolezza, raggiungendo uno stato unitario che ha la sua sede prevalentemente nell’intelletto. Spirito e conoscenza sono le facce di un’unica medaglia e, come per un alchimista, nelle installazioni sembrano unirsi un insieme di svariate discipline: dalla chimica, alla fisica, all’astrologia, lasciando numerose tracce che si possono leggere nel percorso creativo.
Per Marisa Korzeniecki l’arte è innanzitutto continua esperienza di crescita, un processo di liberazione che innesca consecutivi momenti di trasformazione. L’opera diventa il crogiolo emozionale ed il legante tra il pensiero ed il fare, fondere, colorare, saldare, costruire ciò che non si vede ma si sente, ossia l’emozione.
Campo libero a tutti i colori primari che diventano non solo il vestito dell’opera ma un inno alla vita: rosso, blu e giallo si intersecano in libertà con supporti polimaterici a metà tra installazione e pittoscultura. L’opera è concepita dall’artista sempre in rapporto allo spazio che la ospita, sia esso naturale o costruito dall’uomo: è una sorta di danza in grado di creare nuovi ritmi, volumi e proporzioni in luoghi già abitati e densi di significati. Anche l’ambiente circostante diventa parte dell’opera d’arte; spazio e tempo sono le dimensioni che attraversa quotidianamente con familiare dimestichezza Marisa Korzeniecki, dando la possibilità a chi osserva con attenzione i suoi lavori, di incamminarsi in un universo che proietta l’osservatore in un’altra realtà.
Nata ad Ortezzano da madre italiana e padre polacco, Marisa Korzeniecki compie i primi studi artistici presso l’Istituto Statale d’Arte Licini di Ascoli Piceno, dove in seguito insegna arte della serigrafia e fotoincisione fino al 2011, per perfezionarli poi all’Accademia di Belle Arti di Macerata, sezione di pittura. Il primo incontro significativo con l’arte lo ha intorno alla fine degli anni ’60: da allora fino al 1972 porta avanti esperienze riferibili alla tradizione classica prediligendo la linea che da Giotto porta a Masaccio, a Piero Della Francesca, fino a Cezanne. L’interesse per l’integrazione tra astrazione e figurazione, tra astrazione e allusione, la porta ad avvicinarsi alla ricerca del Gruppo Immanentista del quale diventa esponente dal 1976 al 1987 in un decennio ricco di fervore, di attività e di grande entusiasmo, dedicato anche all’esplorazione di altri ambiti oltre a quello pittorico: scultura, grafica, e arte applicata diventano egualmente un territorio di ricerca per l’artista, “in una personale sintesi tra progetto ed emozione”. Unitamente al Gruppo ottiene nel contesto della ricerca artistica nazionale riscontri, sia a livello operativo che teorico; è del 1983 il Premio Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il saggio “Pittura Immanente”. Dal 1987 le opere pittoriche iniziano ad arricchirsi di elementi materici: sabbia, ferro, legno, e fotografia entrano a far parte del quadro, sottolineando in maniera evidente il continuo interesse dell’artista per la speculazione nel campo visivo, che si concretizza in una sperimentazione aperta orientata anche verso la tecnologia e l’informatica. Ha partecipato a numerose esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero. Sulla sua opera hanno scritto critici e storici dell’arte quali: Umbro Apollonio, Vito Apuleo, Giulio Carlo Argan, Bruno Cantarini, Giorgio Cortenova, Luigi Dania, Antonio D’Isidoro, Armando Ginesi, Nicoletta Hristodorescu, Leonardo Mancino, Luciano Marucci, Carlo Melloni, Filiberto Menna, Alessandra Morelli, Italo Mussa, Giorgio Ruggeri, Luigi Saitta, Giuliano Serafini, Claudio Spadoni. La sua attività artistica è ampiamente documentata in saggi critici. Le sue opere figurano in importanti collezioni pubbliche e private.