GUALDO TADINO – “La tutela del paesaggio carsico e delle risorse idriche ad esso connesse è una questione fondamentale per un territorio carsico come l’area montana del territorio di Gualdo Tadino“, così Mara Loreti del WWF provinciale.
Per questo, sottolineano dall’associazione ambientalista, è necessario evitare qualsiasi possibile contaminazione di origine agricola e pastorale che rappresentano un rischio per l’acquifero profondo in un territorio carsico molto permeabile come l’Appennino.
La Valsorda, ora ricercata per fini ricreativi, turistici, famosa per la sua fioritura di specie protette, rare ed endemiche, sembra per assurdo aver abbandonato i suoi laghetti carsici al proprio destino, denunciano dal WWF. “Alcuni discutibili restauri, negli anni passati, hanno danneggiato lo strato impermiabile, mettendo a rischio la protezione idrogeologica, il delicato ecosistema biologico, e lo stesso valore dell’altopiano carsico, tutelato da leggi regionali per la sua particolarità”.
Nel laghetto carsico ancora recuperabile, nella fonna di Valsorda vivono due rari anfibi: il Tritone crestato italiano e la Salambra pezzata E’ bene ricordare che il laghetto in prossimità del rifugio della Caciera è andato distrutto negli ultimi anni e il laghetto carsico vicino al pozzo è ormai compromesso dal fenomeno dell’eutrofizzazione a causa del bestiame e altro.
“Raccontiamo tutto questo perché ora, nel 2016, le vaccine pascolano nella Valsorda, lordano la rara acqua superficiale, proprio perché siamo in un territorio carsico. Ma nessuno – incalza Loreti – sembra essersi accorto, qui nessuno sembra accorgersi di quello che succede nel nostro prezioso ambiente montano. Eppure sono in tanti a dover vigilare, e in tanti a dover programmare, progettare semplici opere di tutela del paesaggio. Nessuno in tanti anni è riuscito a risolvere il problema del bestiame a Valsorda, a regolamentare quello che secoli fa riuscivano ad affrontare, almeno a considerarlo un problema”.
Per il WWF provinciale sarebbe auspicabile recintare il laghetto ed impedire così alle mucche di entrare a contatto con l’acqua, dove scaricano i loro escrementi e il loro rumine, eliminando in tal modo l’attivazione del fenomeno che va sotto il nome di eutrofizzazione: l’abbondanza di nitrati, fostafi che determina un arricchimento di nutrienti e di asfissia del piccolo bacino e conseguente morìa della rara e preziosa flora e fauna di quel raro ecosistema a 1000 m di quota.
“Ci auguriamo – conclude Mara Loreti – che la nostra Valsorda possa salvaguardare l’unico laghetto carsico rimasto e di poter recuperare almeno quello situato in prossimità del pozzo, facendo un progetto scientifico, che parta dalla semplice recinzione per impedire l’accesso delle vaccine. Anche perché, ricordiamo infine, che un invaso artificiale allo scopo di abbeveraggio del bestiame è stato realizzato alla Chiavellara alta”.