Riaccendere i riflettori sulla “ferita” aperta nella Fascia Appenninica umbra, dove a quasi 20 anni dal sisma del 1997, c’è un altro terremoto in atto, ormai da anni, “un terremoto di carattere economico e sociale”, le cui scosse sono ancora più subdole, in quanto “non colpiscono tutti in maniera uguale, ma penalizzano sempre di più le fasce deboli e debolissime della popolazione”.
La Cgil di Perugia ha voluto richiamare ancora una volta l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni sulla situazione di quella fetta di territorio umbro – da Scheggia a Nocera Umbra – che, secondo il sindacato, presenta la condizione in assoluto più critica di tutta la regione. Parliamo naturalmente della Fascia Appenninica, un territorio con 70 mila abitanti e tremila posti di lavoro persi negli ultimi anni, dove, come ha osservato Mario Bravi, presidente dell’Ires Cgil Umbria, le persone a rischio povertà hanno ormai superato quota 20 mila.
Al centro delle preoccupazioni della Cgil resta la vertenza “più importante del centro Italia”, ovvero quella della ex Antonio Merloni, la cui onda lunga “continua a colpire tutta l’area”. Una vertenza di cui si parla da anni – come ha osservato Luciano Recchioni, lavoratore ex Merloni e oggi Jp Industries, intervenuto alla conferenza stampa insieme a un gruppo di colleghi – ma per la quale stavolta il tempo è davvero scaduto. “A settembre 2017 finirà la cassa integrazione per noi lavoratori Jp e un mese dopo scadrà la mobilità per i restanti 600 lavoratori della ex Merloni – ha detto – ma nonostante la straordinaria emergenza ancora non si intravedono prospettive concrete per evitare il disastro”.
“Questo territorio, insieme a quello della Valnerina colpita dal terremoto del 2016, rappresentano le due grandi emergenze della nostra provincia – ha detto il segretario generale della Cgil di Perugia, Filippo Ciavaglia – emergenze che vanno affrontate con urgenza ed efficacia, concentrandosi prima di tutto sulla ripresa di un sistema manifatturiero che resta indispensabile per dare una risposta all’altezza anche in termini occupazionali, perché è evidente che turismo e servizi sono importanti, ma da soli non bastano. Da parte nostra – ha aggiunto Ciavaglia – siamo impegnati prima di tutto a mantenere accesi i riflettori, anche con proposte come quella che abbiamo avanzato insieme al Sunia (il sindacato degli inquilini) per il recupero dell’importante patrimonio immobiliare, pubblico e privato, attualmente inutilizzato in queste zone, come valvola di sfogo per la grande domanda di edilizia popolare che arriva dalle zone limitrofe e alla quale non si è in grado di dare risposta. Anche questa – ha concluso il segretario Cgil – potrebbe essere una strada per evitare l’abbandono e lo spopolamento di queste zone”.