158mila euro per le rievocazioni storiche. E’ quanto erogato nel 2016 dalla Regione Umbria in favore di manifestazioni di cui il nostro territorio è pieno e per cui masse di turisti si riversano qui, cullati dai nostri stupendi paesaggi, dalla nostra cucina sublime e dalle nostre tradizioni.
La crisi però è una mannaia che ha colpito tutto e tutti. In primis, purtroppo, questo genere di contributi e ovviamente il paragone con gli anni passati è perdente. Dal 2013 al 2016 il denaro versato in favore di questi eventi è calato di circa il 20%.
Per tutti? Certamente no.
Nel lontano 2012 scrissi un articolo, che riassumo, riguardante una proposta di legge regionale presentata dal consigliere Andrea Smacchi, che prevedeva una normativa specifica per la festa dei Ceri. La motivazione era che i Ceri non potevano rischiare di essere “svalutati dall’accostamento ad altre manifestazioni che rievocano vicende del passato, ma non sono una tradizione che continuativamente e senza interruzioni trasmette di generazione in generazione valori che rappresentano l’identità regionale, come la festa dei Ceri“. Una distinzione quindi tra tradizione (i Ceri) e rievocazione (tutto il resto).
Nelle motivazioni della proposta di legge anche una perla, quella che definisce “momenti di incontro per evidenziare prodotti tipici e attrattive turistiche“, tutte le altre manifestazioni.
Dalla Giostra della Quintana alla Corsa dell’Anello, dai Giochi de le Porte al Maggio di San Pellegrino (che con i suoi 1013 anni è la manifestazione ininterrotta più antica dell’Umbria e tra le più antiche d’Italia), dal Mercato delle Gaite al Calendimaggio di Assisi. Per la proposta sono in pratica tutte sagre finalizzate alla vendita di bruschette col tartufo e tortellini con panna e salsiccia. Nessuna tradizione, ma solo vile marketing.
L’allora consigliere regionale Goracci, nel 2013 definì gli eugubini “orgogliosi delle proprie radici. Hanno con i Ceri un legame che altri non possono capire e sentire e non hanno fatto mai del ‘vil denaro’ il riferimento principale”.
Salvo poi, una riga dopo, dichiarare: “E’ evidente che la Regione deve impegnarsi con finanziamenti adeguati per tutto quanto può riguardare o ruotare intorno ad essa. Pur nelle ristrettezze, l’unicità e la rappresentatività vanno premiate e finanziate in maniera adeguata”.
Da una parte, quindi, il denaro è vile. Dall’altra è fondamentale per premiare l’unicità dell’evento (come se della Quintana o del Calendimaggio esistesse una copia cinese).
Tutto ciò per raccontarvi che ieri, lo stesso consigliere regionale autore di quella legge, Andrea Smacchi, ha annunciato di aver chiesto alla III Commissione di aumentare le risorse erogate dalla Regione per eventi di rievocazione storica. Fin qui siamo tutti d’accordo. Anche con la motivazione addotta dal consigliere. “Nella fase post sisma, bisogna ridare slancio ad un intero settore riportando i turisti nella nostra regione” – ha detto. Sacrosanto.
Poi però eccola. La tabella dei finanziamenti erogati negli ultimi quattro anni. Quella che pubblichiamo qui sotto. Non solo la Festa dei Ceri è definita nel post “rievocazione storica” in contraddizione con la distinzione fatta nella proposta di legge nel 2012. Ma si scopre, che è stata l’unica manifestazione che ha visto aumentare il contributo di oltre il 30% (!!!) passando dai 30mila euro del 2013 ai 40mila dello scorso anno.
Nel 2012 chiudevo l’articolo con questa frase: “Ora c’è da vedere se i soldi che arriveranno a Gubbio saranno soldi ex novo, oppure verranno tolti ai fondi destinati alle ‘altre’ manifestazioni storiche”.
Vediamo se dalla tabella qui sotto riuscite a capire che cosa è successo…
© Marco Gubbini – Gualdo News