Era il lontano 2000 quando, avvicinandomi timidamente al mondo dell’informazione scritta, il mio primo articolo per il Giornale dell’Umbria fu una denuncia neanche tanto timida: Gualdo Tadino era una città con una periferia totalmente assente di nomi di vie e numeri civici. Incredibile, ma vero.
Dopo quasi diciotto anni il problema è rimasto tale, anzi maggiorenne. Sì, perché mentre alle vie il nome è stato dato, questo non si può usare su nessun documento dato che dei numeri civici ancora non vi è traccia. E nel 2017 con una periferia urbanizzata a dismisura questo è difficilmente accettabile, anche perché, particolare non indifferente, i numeri civici sono un obbligo di legge.
Un corriere che viene in città tutti giorni mi riferisce che, mentre ad Umbertide il suo giro lo finisce in un’ora, a Gualdo Tadino impiega una giornata sana, con tutto il contorno di imprecazioni che ne consegue.
Ripercorriamo insieme questo annoso e cronico problema, grazie anche all’aiuto dell’inchiesta radiofonica di cui è stata autrice la nostra Chiara Giombini. Inchiesta che potete ascoltare in podcast sul sito di Radio Tadino.
I numeri civici furono introdotti nella seconda metà del 1700 e dal 1800 il sistema fu applicato in tutta Europa, compresa ovviamente la Gualdo Tadino dell’epoca, che poi si è espansa dimenticandosi però la toponomastica.
È il 1981 quando la città si accorge che mancano ben 5.600 numerazioni alle sue vie. Il comune acquista allora le targhe, spendendo 3 milioni e mezzo delle vecchie lire. I numeri arrivano, ma invece di installarli di fianco all’ingresso delle abitazioni vengono posizionati nei magazzini comunali! Sono anni in cui la periferia si sta allargando a dismisura e in effetti è inutile mettere numeri dove non c’è neanche il nome della via.
Nel 1998 la problematica riemerge e viene approvato un progetto per risolvere sia la questione numeri civici, sia quella ancora più grave della intitolazione delle vie.
Per intenderci, il Centro Promozionale della Ceramica era in “via Flaminia, sn”, che sarebbe come dire un posto indefinito da Gaifana alla zona Industriale Nord. Chi scrive abitava in “via Perugia, sn”, mentre da questa via è stato sempre a decine di metri di distanza. Un intero quartiere era in via Perugia: dall’incrocio con la Flaminia fino alle abitazioni a ridosso della chiesa della Madonna delle Rotte!!
Nel 2000, poco dopo i primi esperimenti di scrittura del sottoscritto, la giunta Scassellati inizia a posizionare diverse tabelle contenenti nomi di vie. Strade che fino a quel momento avevano il nome di quella più vicina già intitolata, anche se lontana cento metri! Nel 2001 si concludono i lavori, durati tre mesi, nelle frazioni gualdesi, dove vengono intitolate ben 200 nuove vie, mentre nel centro storico le cose vanno più a rilento dato che le targhe, dicono, dovranno essere di ceramica.
I lavori continuano, ma a rate. Nel 2006 finalmente vengono apposte 500 nuove targhe, ma dei numeri civici neanche l’ombra.
Certo, le cose migliorano leggermente, dato che non esiste più un unico nome per cinquanta vie diverse, ma la normativa impone che tutte le pratiche di variazione dell’indirizzo (patente, carta d’identità, carta di circolazione delle auto, ecc) devono essere a carico del Comune. La legge dice anche, però, che solo dopo l’apposizione del numero civico, queste pratiche possono avere inizio e il nuovo indirizzo può essere utilizzato. Siamo punto e a capo.
Arriviamo al 2008 e le cose sembrano marciare per il verso giusto, addirittura arriva un consiglio comunale sull’argomento. L’allora consigliere di minoranza Erminio Fofi esprime però perplessità sull’ordine del giorno presentato, in base al quale il costo per la realizzazione (10 euro) e l’installazione delle targhe dei numeri sarebbe stato a carico del cittadino. Non solo: a carico del proprietario dell’immobile “anche le spese per la rimozione del vecchio numero civico nel caso di un rifacimento completo della numerazione civica di un’area di circolazione”.
In aula parte un dibattito acceso e alla fine anche la stessa maggioranza vacilla ed esprime perplessità. Decisione rinviata e tutti a casa, ognuno nella propria via s.n.c.
Nel 2011 ecco il nuovo censimento e ovviamente il problema si ripropone. All’Istat si ritrovano migliaia di gualdesi residenti in “via Perugia, sn” e si immaginano una strada più lunga della Cassia e della Salaria messe assieme. Nel frattempo non dimentichiamoci le decine e decine di lavoratori, postini e corrieri, col fegato spappolato e la pazienza di Giobbe. Eppur (nulla) si muove, nonostante l’Istat.
Nel 2014, a giunta Morroni malamente caduta, è il commissario Salvatore Grillo a raccomandare una più attenta gestione della toponomastica gualdese “sia per fini tributari, sia per un sicuro controllo sociale, che garantisca più sicurezza”.
In effetti provateci voi a chiamare il 118, che vi risponde da Perugia, e spiegare che devono intervenire urgentemente in una generica via Flaminia, quando non potete dare neanche un punto di riferimento del tipo “vicino al negozio tal dei tali”, dato che non lo conoscono. Provate anche a mettervi nei panni degli stessi operatori del 118 o dei Carabinieri, che per trovarvi devono sperare nella buona sorte. Sempre che la buona sorte assista nel frattempo voi che avete bisogno di loro.
A fine mandato Grillo comunica di aver avviato l’iter per l’apposizione de numeri civici, con le piastrelle che nel frattempo vengono riesumate dai magazzini comunali. Ma gli “iter” sono notoriamente lunghi e arriviamo alle elezioni. Nel settembre del 2014 il neo sindaco Presciutti dà mandato agli uffici comunali di redigere un regolamento in tal senso, che viene approvato il 20 febbraio del 2015.
Ci siamo? No, perché il regolamento c’è, ma le targhe non sono utilizzabili, dato che provengono da dove abbiano iniziato l’articolo: dal 1981. Quindi bisogna rifarle. Quindi tutto avrà un nuovo inizio.
Siamo ai giorni nostri e attualmente l’impegno, dichiarato, della giunta è quello di risolvere il problema entro la fine di questa legislatura, cioè il 2019.
Riusciremo ad uscire da questa singolare storia? Riusciremo finalmente a chiamare un’ambulanza o i Carabinieri senza andare poi ad aspettarli in fondo alla strada? Riusciremo a farci recapitare un pacco importante senza attendere la telefonata del corriere che sistematicamente non ci trova? Riusciremo finalmente ad uniformarci ad un’istituzione vecchia di 250 anni?
Il lavoro è immane, ma se parte, si ferma, riparte e si riferma ogni quattro anni, diventa praticamente irrealizzabile. Per ora i numeri civici promessi hanno una caratteristica in comune con quelli che si trovano nel paese di Collodi, che potete vedere nella foto sopra: il naso lungo.
© MARCO GUBBINI per Gualdo News (Piazza San Francesco, SN) – TUTTI I DIRITTI RISERVATI