Dopo l’elenco, comunicato a mezzo stampa nei giorni scorsi, delle attività della Comunanza Agraria Appennino Gualdese, si fa di nuovo sentire il comitato No ai No, che ribatte punto per punto a quanto asserito dalla stessa Comunanza.
“Negli attimi di tempo libero tra una causa e l’altra contro il Comune – dicono dal comitato – la Comunanza ci ha edotto di molte attività in ambito forestale e di pascolo. Attività di cui… non ci siamo accorti”.
TAGLIO DEI BOSCHI
Il primo argomento trattato è quello del taglio del bosco. Secondo i “No ai No”, Il nuovo regolamento 2016/17, presentato dalla Comunanza Agraria Appennino Gualdese nell’aprile dello scorso anno e contenente i lotti programmati e scelti per il taglio sulla base del Piano Forestale del 2008, non è stato preventivamente approvato dalla Regione dell’Umbria e nemmeno affisso all’Albo Pretorio. Questo Bando pubblico avrebbe dovuto riportare l’elenco dei lotti e le regole per l’uso di adeguate tecniche forestali onde evitare danni al bosco.
“Come si evince dal racconto dell’assegnazione fatta in loco – dicono dal Comitato No ai No – anche il dichiarato sorteggio pubblico non è mai stato effettuato. Quindi l’assegnazione fatta il 25 giugno 2016 appare irregolare. Questo perchè senza il Bando pubblico, sono venuti meno i diritti di tutti gli aventi diritto, la collettività dei naturali, riconosciuti dalla sentenza del marzo 2016.”
Molti i dubbi in seno al Comitato per un’assegnazione avvenuta in modo riservato e non partecipato. “Fra l’altro, se i cittadini non fanno richiesta, il legname può essere venduto a ditte private per la sua commercializzazione. Le Comunanze non possono vendere il legnatico, non possono fare commercio, i beni sono inalienabili, invendibili, vanno dati agli aventi diritto gratuitamente e semmai ai meno abbienti del territorio. Il Bosco non è un bancomat”.
“Nel comunicato della Comunanza sono elencate iniziative non proprie” – anche questo dice la nota stampa dei No ai No, che affermano: “L’AFOR è l’unico beneficiario del sostegno economico esecutore e responsabile, su incarico della Regione Umbria, di eseguire la manutenzione delle fasce antincendio. Appare dunque del tutto mistificatorio proclamare la collaborazione della comunanza nel progetto AFOR di natura forestale. Quanto descritto per il taglio del legname stride con quanto comunicato dalla stessa AFOR la quale afferma che non ci sarà legnatico, perchè per le fasce antincendio verranno eseguite con la trinciatura degli arbusti stessi”.
PASCOLI
I No ai No parlano anche delle iniziative per l’affitto del pascolo e denunciano come nessun intervento sia stato previsto per evitare per evitare l’ingresso delle mandrie nell’area turistica della Valsorda e per evitare l’approvvigionamento idrico nel laghetto carsico naturale di alto pregio ecologico. “Oltre a riscuotere l’affitto si doveva portare l’acqua nel bacino artificiale della Valsorda, lo si doveva recintare e non si doveva autorizzare l’immissione di una baracca in area ZSC, di cui molti gualdesi indignati hanno diffuso la foto su diversi social”.
AREA ROCCHETTA
La Comunanza aveva dichiarato di aver collaborato con il Comune per dare il via libera ai lavori di ripulitura dell’area Rocchetta. “In che cosa è consistita la collaborazione? – si chiedono i No ai No – Nell’avanzare una pronta denuncia per la mancata affissione del cartello di inizio lavori?”
La questione cave è, secondo il comitato No ai No, il vero problema. “Ciò a causa degli inquinanti presenti all’interno. Eppure non una parola è stata spesa dalla Comunanza per questi territori all’interno del dominio collettivo che hanno ricevuto in gestione. Aspettavamo inoltre idee e progetti in tema di promozione turistica ambientale, le vere questioni delle Comunanze moderne, che guardano oltre al pascolo e al legnatico”.
“La stragrande maggioranza dei cittadini gualdesi – dichiara il Comitato di cui fa parte, tra gli altri, l’ex senatrice Sandra Monacelli – non è a conoscenza della ricostituzione avvenuta dopo quaranta anni di inattività della Comunanza Agraria. Non sa niente di elezioni e di statuti, che vietano il voto alle donne, nonostante in questo Paese sia stato introdotto dal lontano 1945 il suffragio universale. Non sa che per un errore burocratico/amministrativo ci si ritrova calato dall’alto un Ente inutile e medievale, che pretende di gestire, sottraendolo al comune, un patrimonio di oltre 2400 ettari“.
“Se il comune con tutte le norme e i codici sugli appalti e la trasparenza sfornati in questi anni – conclude la nota stampa – non rappresenta democraticamente la collettività, meglio potrà farlo un organismo gestito da un ristretto gruppo di persone, che in maniera autonoma decideranno di gestione, progettazione ed esecuzione degli interventi? Con quale personale verrà vigilato questo territorio? Con quali mezzi verranno sistemate le strade forestali e i sentieri? Si faranno bandi? Oppure tutto verrà deciso in via Bersaglieri? Nessuno sparuto numero di nostalgici, ignoti alla maggioranza di questa città potrà convincerci che è meglio così“.
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