In italiano spesso la traduciamo con nostalgia, ma questo termine non riesce a spiegare correttamente la parola brasiliana “saudade“, perchè è qualcosa di più. E’ un vuoto che si avverte, una specie di ricordo nostalgico, affettivo, di un bene speciale che è assente, accompagnato da un desiderio di rivedere persone o di rivivere certe sensazioni.
E’ quello che ha ammesso di vivere padre Fulgenzio Monacelli, dopo che il missionario di Grello nelle scorse settimane è tornato in Italia per sottoporsi a delle cure e che, molto probabilmente, non farà più ritorno in Amazzonia dove è vissuto dall’età di 27 anni. “In Italia con alcuni amici, ma con tanta voglia di tornare. Il mio cuore dice che dovrei essere lì, la mia vita appartiene a Manaus ora!”, aveva scritto sulla propria pagina Facebook agli inizi di dicembre. Giovedì scorso ha postato un video nel quale, oltre ad aver fatto gli auguri di buon anno, ha detto che “la saudade è grande e molto probabilmente resterò qui (in Italia, ndr) ma voglio che tutti siano soddisfatti della mia scelta, che non è solo mia ma anche dei miei superiori”, rassicurando sulle sue condizioni di salute: “sto bene e mi sto curando”, ha affermato salutando gli amici brasiliani che tanto gli vogliono bene.
Padre Fulgenzio Monacelli, che compirà 80 anni nel prossimo mese di marzo, nel 2013 ha ricevuto dal Comune di Gualdo Tadino il Premio Beato Angelo per la solidarietà. Ha avuto anche un fratello, Mario, scomparso nel 2008, che come lui aveva scelto di diventare cappuccino e di andare in missione in Amazzonia. Padre Fulgenzio raggiunse lo stato brasiliano nel 1965. E’ stato vice-parroco e poi parroco prima nella città di Benjamin Costant e quindi a Manaus. Successivamente viene trasferito a San Paolo de Olivenca per fare ritorno a Manaus nel 1983 come parroco di São Sebastião, nel centro della capitale dell’Amazzonia. Il cappuccino gualdese era divenuto un punto di riferimento importante per quella comunità brasiliana, tanto che acritica.com, quotidiano online di Manaus, ha pubblicato un articolo sul suo mancato ritorno in città.
Negli oltre 50 anni in cui è vissuto da missionario in Brasile, padre Fulgenzio è stato una fucina di iniziative: ha incoraggiato i giovani a praticare lo sport, creando la squadra di pallavolo femminile São Sebastião. Appassionato di musica, ha anche formato gruppi di canto corale ed è considerato dalla comunità come padre spirituale e consigliere.