Tonio Attino è un giornalista tarantino autore di “Generazione Ilva”, la storia della più grande industrializzazione siderurgica d’Italia. Proprio questo è stato il particolare che l’ha portato, invitato a parlare di Ilva, in quello che è stato l’altro immenso polo siderurgico europeo: Esch sur Alzette, in Lussemburgo.
Attino torna dal viaggio non solo arricchito di amicizie nuove, ma anche di storie di emigrazione che rassomigliano alle favole. E le favole vanno raccontate.
Dopo un po’ riprende l’aereo, torna ad Esch, anche dopo aver letto gli articoli del nostro viaggio in Lussemburgo, e decide di scrivere un libro sull’emigrazione e sulla Jeunesse, la squadra dei minatori che ha reso grande il sud del Granducato.
Attenzione però. “Il Pallone e la Miniera – storie di calcio e di emigranti” non è un libro sul calcio e neanche una delle tante pubblicazioni sull’emigrazione. È un libro che fonde le due cose e ce le fa vivere come un romanzo struggente, commovente, bello e nostalgico. Perché a Esch “il calcio era il prolungamento della fabbrica e la fabbrica il prolungamento della miniera”.
C’è anche tanta Gualdo nel libro di Attino. Ci sono Nazzareno e Nello Saltutti, Giampiero Barboni e René Pascucci “il capitano dolce, gentile e prodigo di consigli per tutti i giovani”. Lo stesso René che con Made in Gualdo incontrammo nel 2013.
E’ anche la storia di Michel Platini, nato in Francia a pochi chilometri da Esch. Della macchina per scrivere partigiana di Gigi Peruzzi, che viaggia clandestinamente per redigere bollettini di propaganda antifascista. È la storia di Remo Ceccarelli il cui desiderio è quello di tornare in Italia, pur sapendo che poi sarà eroso dalla stessa nostalgia che ancora adesso sta erodendo Nazzareno Saltutti a Gualdo Tadino.
È la tragedia dell’Heysel vista da Giampiero Barboni, già capitano della Jeunesse, che si trovò a rispondere alle telefonate dei gualdesi che chiamavano il suo bar Conti per sapere se loro, che stavano a due ore da Bruxelles, avevano più notizie della Rai sulla tragedia che stava avvenendo.
È il romanticismo della Moto Guzzi Airone 250 rossa del papà di Ceccarelli.
E il libro ha un indirizzo preciso: Rue de la Hoehl, la Ulla come la chiamano ancora oggi i gualdesi, da dove venivano praticamente tutti i giocatori bianconeri. “Se avessero chiuso stabilmente il passaggio a livello, la Jeunesse avrebbe giocato comunque, perché i giocatori erano tutti qui, nella Hoehl” – diceva René Pascucci, il gualdese capitan gentile che fu uno dei condottieri dei bianconeri al Santiago Bernabeu contro il Real Madrid.
Il Pallone e la Miniera è il racconto della Esch passata, ma anche di quella presente con un occhio al futuro. Il sindaco Vera Spautz, che ha sposato un gualdese, spera di ridare un’identità a questa zona ormai non più industrializzata e confida nel nuovo progetto universitario e nel futuro Ospedale del Sud. E sapete che esempio si prende? Semplice: la Jeunesse e l’operazione tentata dal gualdese Barboni per ricostruire “un club operaio senza gli operai, senza dimenticare il passato”.
Se la cosa riuscirà – siamo convinti di sì – si farà con la forza delle centoundici nazionalità presenti oggi a Esch (più di quelle rappresentate all’Onu!), perché “l’integrazione di fine ‘800 e della prima metà del ‘900, difficile, complessa, problematica, ora è normalità”.
Insomma un libro da avere e da leggere tutto di un fiato. Per la bravura dell’autore, perché c’è tanta Gualdo dentro, ma anche perché è sacrosanto quello che ci ricorda Attino: “le miniere resteranno nel corredo genetico di tutti”. Figuriamoci in quello di noi gualdesi.