La scorsa settimana, con una conferenza stampa alla Sala della Stampa Estera in via dell’Umiltà a Roma, lo studioso leonardesco Ernesto Solari e la consulente grafologa Ivana Rosa Bonfantino hanno annunciato uno straordinario ritrovamento: una piastrella di 20 x 20 centimetri in terracotta invitriata intitolata ”L’arcangelo Gabriele, pittura d’Eterna vernice”, presentata come la più antica opera pittorica di Leonardo Da Vinci.
La notizia è rimbalzata in tantissimi organi d’informazione (leggi ANSA e REPUBBLICA), ma c’è un particolare: sembra sia falsa. Quella vera è che probabilmente si tratta di un clamoroso e marchiano errore. A segnalare il fatto è Maurizio Tittarelli Rubboli, pronipote di Paolo e curatore del Museo Rubboli ospitato nei locali dell’opificio in via Giuseppe Discepoli a Gualdo Tadino.
“La notizia mi è stata segnalata da Giovanni Fardella – dice Maurizio Rubboli – un collezionista amante della tradizione Rubboli, sbalordito anche lui da un notizia così sbagliata e raccapricciante. Quando ho visto la mattonella con la sua datazione e attribuzione sono letteralmente saltato sulla sedia e ho personalmente scritto all’Ansa per dire ciò che penso. Per la fattura generale ed i lustro oro essa è databile tra il 1925 e il 1931 ed è opera della mano di Aldo Ajò e della cottura a muffola per ottenere il lustro oro della mia famiglia, in particolare di Lorenzo ed Alberto Rubboli“.
A dire che la mattonella non è di Leonardo non è solo Tittarelli Rubboli, ma anche lo storico dell’arte Martin Kemp, grande esperto del genio toscano e autore di numerosi contributi scientifici sull’argomento. Kemp ha affermato che le possibilità che l’opera sia di Leonardo da Vinci “sono meno di zero“, arrivando anche a battute sarcastiche, definendo i capelli dell’Arcangelo Gabriele “simili a vermicelli”.
“Kemp ha, in parte, ragione – conferma Maurizio Tittarelli Rubboli – I capelli sono stati ‘segnati’ con un pennino, probabilmente con la punta leggermente tagliata e sono di gusto tra il Preraffaellita e un secondo storicismo piuttosto rigido. Il volto è anche aerografato: tutto lontanissimo da Leonardo da Vinci, dal Rinascimento e dal lustro di fine Quattrocento. Mastro Giorgio da Gubbio aveva all’epoca dell’audace datazione circa sei anni”.
“Riguardo agli esami fatti con la termoluminescenza non sono un esperto – conclude il curatore del museo Rubboli – ma so che ci sono margini di errore fino al 20% e che le variabili sono tantissime. Personalmente trovo la vicenda simile ad un pesce d’aprile: immaginare un Leonardo anche grande esperto di lustro, che fa la muffola diciottenne nella fornace del nonno a Bacchereto, ha qualcosa che sembra preso dalle avventure di Harry Potter”.
Sotto, la locandina dell’evento
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