Nell’ultimo decennio si sono persi 2.000 posti di lavoro nell’Alto Tevere e 2.500 nell’Alto Chiascio. È un vero e proprio “bollettino di guerra” quello che la Cgil Perugia ha presentato questa mattina a Gubbio nel corso dell’iniziativa “Il lavoro è: uguaglianza, diritti, dignità”. Vi hanno preso parte Filippo Ciavaglia, segretario generale Cgil Perugia, Alessandro Piergentili, responsabile Cgil Alta Umbria, Filippo Mario Stirati, sindaco di Gubbio, Andrea Farinelli, responsabile organizzazione Cgil Umbria, Hedy Kirat, dell’ufficio immigrazione Cgil, Simone Polverini, del patronato Inca, Maurizio Maurizi, della Cgil Perugia, e Nino Baseotto, responsabile organizzazione nazionale Cgil.
Le nostre sedi di Gualdo Tadino, Gubbio, Umbertide e Città di Castello – hanno spiegato nei loro interventi i rappresentanti del sindacato – sono stati veri e propri avamposti di una guerra andata avanti per 10 anni, riproponendo domande e bisogni basilari per la sopravvivenza stessa delle persone: non solo cassa integrazione, pensioni, assegni di disoccupazione, ma richieste di aiuto di persone sopra i 55 anni espulse dal mondo del lavoro, giovani precari con partite Iva e lavoratrici lasciate a casa dopo un cambio di appalto”.
La Cgil ha ricordato le durissime vertenze aperte sul territorio, da quella dei lavoratori della Nardi, storica azienda dell’Alto Tevere, alla lunghissima vicenda della ex Merloni, dove lavoravano 1700 persone, ormai quasi tutte fuori dal ciclo produttivo. E ancora “la catastrofe” di Banca Etruria.