E’ una delle tante incompiute dell’Italia, che guarda caso si trova a fianco da un’altra storica opera della quale da decenni non si riesce a vedere la conclusione come la Perugia-Ancona. Stiamo parlando della diga di Casanova, meglio conosciuta come diga sul Chiascio o di Valfabbrica. Cinque anni fa, come data di fine lavori, era stata indicata il 31 dicembre 2017 ma, a causa di eventi franosi, è stata ancora una volta posticipata.
Venerdì scorso il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Filippo Gallinella, si è recato sul posto per verificare lo stato di avanzamento dei lavori, oggetto di un complesso lavoro di stabilizzazione e messa in sicurezza. Il deputato umbro del M5s è stato accompagnato dal presidente dell’Ente Acque Umbre Toscane (Eaut) Domenico Caprini, dal sindaco di Gubbio, Filippo Mario Stirati, e da quello di Valfabbrica, Roberta Di Simone.
“Gli interventi si sono resi necessari a causa di alcune situazioni franose che si sono venute a creare lungo l’asse di congiunzione che collega Valfabbrica a Biscina – ha detto Gallinella – In particolare, è stata realizzata un’opera di contenimento costituita da un rilevato di materiale granulare compattato, addossato alla zona frontale della dorsale in movimento che, nella sua configurazione finale, occupa in pianta un’area di circa 12 ettari. La conclusione dei lavori è prevista entro il 2019, per un importo complessivo di 43 milioni di euro, già finanziati dal ministero delle Politiche Agricole. L’auspicio – ha concluso il presidente della Commissione Agricoltura della Camera – è che il completamento degli interventi all’invaso proseguano a passo spedito e si arrivi presto a poter usufruire di questa preziosa ‘banca dell’acqua’, indispensabile per le aziende agricole, sia in termini di certezza e continuità della disponibilità della risorsa idrica, sia per il territorio in generale, in termini di risanamento ambientale e di fruibilità naturalistica dei sistemi fluviali dell’area, che, in tal modo, resterebbero liberati dagli attingimenti.”
INCOMPIUTA DA OLTRE 50 ANNI – Dell’invaso di Valfabbrica si parla sin dal 1920 – riporta il sito Wikispesa che si occupa degli sprechi dello Stato – quando si pensò che convogliare adeguatamente le acque del fiume Chiascio avrebbe permesso di approvvigionare per sempre i terreni agricoli di nove province tra Umbria e Toscana.
La realizzazione di un primo vero progetto risale però agli anni ‘60, poi rivisto dieci anni dopo, quindi avviato con la concessione dell’appalto nel 1980. I lavori iniziarono così nel 1981 e la fase di costruzione si è protratta fino al 1994 senza riuscire mai ad arrivare al taglio del nastro di inaugurazione. Questioni tecniche e legali hanno bloccato l’avanzamento dell’opera, in gran parte eretta ma non ancora collaudata fino al massimo del suo potenziale, fissato alla quota di colonnamento 330, con una portata massima di 200 milioni di metri cubi di acqua in invaso, poi ridotta a 50. Il progetto ha inoltre incontrato l’opposizione dell’Associazione Italia Nostra in ragione dei rischi connessi alla sismicità della zona.
In 55 anni la diga di Valfabbrica è costata complessivamente 100 milioni di euro. Nel 2013 sono stati stanziati ulteriori 43 milioni di euro, che dovrebbero servire a sistemare la sponda idraulica destra dell’invaso, che è previsto possa così definitivamente entrare in funzione. “Questo consentirà non soltanto di mettere in sicurezza la diga e quindi di sanare i problemi statici che sono stati rilevati ma anche e soprattutto di aumentare la portata dell’invaso fino ad 80-90 milioni di metri cubi di acqua che è la quantità necessaria per dare garanzie di approvvigionamento idrico alle due reti che raggiungono da un lato Foligno e dall’altro Brufa“, aveva detto cinque anni fa l’assessore regionale all’agricoltura Fernanda Cecchini.