Torna per il quarto anno consecutivo a Gualdo Tadino il presepio vivente “Venite adoremus”, organizzato e realizzato dall’associazione culturale Capezza presso gli orti dell’Istituto delle suore del “Bambin Gesù”, con il patrocinio Comune di Gualdo Tadino e la collaborazione con l’Istituto Bambin Gesù e il Polo Museale. Ancora una volta lo splendido scrigno racchiuso tra le mura di uno dei quartieri storici del centro cittadino ospiterà la rievocazione della Natività di Cristo, secondo l’interpretazione e la sensibilità, la devozione e l’incanto della grande arte rinascimentale italiana.
Il presepio vivente “Venite Adoremus” è ambientato in epoca rinascimentale ed è caratterizzato dalla riproduzione della sacra scena della Natività ispirata ogni anno – negli abiti, nel gusto, nello stile, nelle scenografie – all’opera di un pittore del panorama quattro-cinquecentesco italiano. L’autore prescelto per l’edizione 2018 è Bernardino di Betto, soprannominato il Pinturicchio, con la sua “Adorazione dei pastori” appartenente al ciclo di affreschi della Cappella Baglioni nella Chiesa di Santa Maria Maggiore a Spello (datato al 1500-1501).
Le cronache ricordano le illustri protezioni di cui il pittore godette in vita: il Perugino, di cui fu seguace e collaboratore; papa Innocenzo VIII, per cui affrescò una loggia del Palazzo Apostolico; i Della Rovere, grazie ai quali riempì Roma di bellissime opere; papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia, per cui realizzò il cosiddetto Appartamento Borgia, il progetto artistico più ambizioso dell’epoca rinascimentale, secondo solo al ciclo della Cappella Sistina; il cardinale Francesco Piccolomini Todeschini, poi papa Pio III, che gli commissionò la gloriosa decorazione di uno degli ambienti principali del Duomo di Siena, la celebre Libreria Piccolomini; e per ultimi Giovanni Battista Caporali, il signore di Perugia Pandolfo Petrucci e papa Giulio II.
Ma è proprio nell’Adorazione di Spello, lontana dai grandi centri del potere, che ritroviamo l’arte più genuina del Pinturicchio, quella stessa tecnica così minuta e delicata che gli valse il soprannome e la fama di piccolo cesellatore, e quei colori così squillanti e luminosi che rendono l’affresco simile ad una “miniatura persiana”. Un miracolo di pittura, insomma, «una esplosione della primavera – come ha scritto il famoso critico d’arte Cesare Brandi – dove l’aria è limpida come il vetro, il verde miracolosamente verde senza alterazione, e l’azzurro così fondo e sonoro e quasi più del cielo».
Come sempre all’interno del Presepio troveranno ampio spazio anche le ricostruzioni delle principali attività artigianali e lavorative dell’Appennino umbro, così come descritte o semplicemente suggerite dagli artisti e dai dipinti presi in esame: il falegname, il vasaio, la cardatura della lana e il ricamo, il macellaio e il casaro, l’orafo e il candelaio e tanti altri. Un’iniziativa, dunque, che unisce al pregevole aspetto artistico e di educazione al bello una ben precisa e colta funzione illustrativa e didattica, volta a riscoprire le proprie origini storiche.
Il Presepio “Venite Adoremus” prenderà vita dalle 17.30 alle 20 del 25 e 26 dicembre e vedrà ulteriori repliche domenica 30 dicembre e il 6 gennaio, in occasione dell’Epifania allo stesso orario e il 5 gennaio dalle 21 alle 23.