Riceviamo e pubblichiamo un articolo a firma di Ester Pascolini sul tema del turismo. I lettori possono inviarci le loro opinioni all’indirizzo redazione@gualdonews.it. La decisione sulla pubblicazione spetta unicamente alla redazione.
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Il dibattito politico si arricchisce in vista delle prossime amministrative e, da appassionata di politica, mi permetto, nuovamente, di inserirmi in una discussione tra quelle più in voga in questo momento nella nostra città. Il tema centrale, diventato il cavallo di battaglia di tutte le forze politiche coinvolte nella tornata elettorale di fine maggio, sembra essere lo sviluppo turistico e la valorizzazione della montagna.
Partiamo dall’assunto che il turismo per Gualdo resta una sfida da vincere e deve certamente essere un obiettivo primario per il prossimo Sindaco e per l’Assessorato allo Sviluppo Economico, che mi auguro possa essere guidato da una persona qualificata e con una visione chiara di città, perché la capacità di immaginare deve per forza precedere la parte progettuale, la quale a sua volta deve essere seguita dalla caparbietà di chi, poi dovrà fare salti mortali per capire: A) dove andare ad attingere risorse (fondi europei?); B) come riuscire ad ottenerle, dato che l’Italia, da anni, contribuisce in maniera determinante al bilancio dell’Unione Europea, recuperandone invece solo una parte attraverso i bandi europei. Spesso i beneficiari di questi programmi (istituzioni, imprese…) non sono neanche a conoscenza delle opportunità a loro dedicate, oltre a mostrare gravi mancanze nella capacità progettuale. Le cause principali sono l’insufficiente conoscenza della lingua inglese e l’inabilità, legata ad una malagrazia tutta italiana, nello svolgere in maniera puntuale la parte altamente burocratica che caratterizza i bandi.
Certo, affermare che il turismo rappresenti per Gualdo Tadino la soluzione alla grave crisi economica che ci affligge, mi sembra un’analisi quantomeno riduttiva, poiché non esiste crescita economica stabile e duratura ove non vi sia un’attenzione prioritaria al settore produttivo e manifatturiero, che va rilanciato, reinventato e sostenuto con forza, sia a livello pubblico che privato.
Per essere più chiari, se la ceramica non sembra più destinata a rappresentare il fattore produttivo determinante dell’economia gualdese, forse è tempo di puntare su altro. Sta alla politica tracciare una strada, ma l’iniziativa privata in questo territorio deve crescere, perché se questo è accaduto in territori umbri a noi vicini (e qualche esempio lo abbiamo anche in città) e se oggi siamo anche riusciti a colmare in larga parte il gap delle vie di comunicazione inadeguate che ci condannava all’isolamento, non vedo perché Gualdo Tadino debba rimanere, al solito, fanalino di coda di questa regione. Dunque lo sviluppo del settore turistico deve necessariamente procedere in contemporanea con quello del settore produttivo. Altrimenti la crescita sarà limitata.
Parlare di turismo a Gualdo Tadino è come parlare di patate prima della scoperta dell’America. La nostra città, lo dobbiamo ammettere, non ha identità turistica. È inutile parlare di potenziamento delle attività ricettive in termini di posti letto o di promozione turistica attraverso la partecipazione alle fiere del settore e la comunicazione pubblicitaria. Lo sviluppo turistico non può prescindere dalla formazione di un’identità turistica ben delineata, che dovrebbe partire dalla consapevolezza che Gualdo Tadino non può competere con le città umbre ricche di patrimonio artistico.
Un piano di sviluppo la cui agenda debba contenere parole che raccontino e plasmino la nostra identità: montagna, boschi, campagna, acqua, ecosostenibilità, lentezza, relax, sport, escursioni, viste mozzafiato, servizi di qualità, turismo della salute, ceramica, buon cibo, eventi culturali di spessore.
Se proviamo ad analizzare la nostra offerta turistica vediamo che in effetti disponiamo di un certo numero di posti letto, oltre 800. Alcune strutture sono anche di buon livello. Ci sono un po’ di ristoranti, ma su questo versante, se andiamo ad effettuare un confronto con altre città umbre, la strada da percorrere è ancora lunga, sia in termini di offerta quantitativa, sia di qualità media del cibo che di qualità del servizio.
In generale credo che l’attivazione di corsi di formazione per gli operatori delle attività ricettive debba necessariamente trovare spazio nel programma di un candidato sindaco. Proprio perché Gualdo Tadino non ha una vocazione turistica innata. E tanto più in un’epoca in cui è obbligatoria la presenza delle strutture nei portali turistici, come Booking, Air B&B o Trip Advisor, ove si viene giudicati sotto vari aspetti (accoglienza, qualità, servizi, pulizie, comfort). Si danno i voti insomma, come a scuola, e se non sei bravo ti bocciano. Migliorare nell’arte dell’accoglienza è, quindi, un obiettivo da perseguire.
Se procediamo nell’analisi delle opportunità offerte da questo territorio, ci accorgiamo che a Gualdo Tadino manca prima di tutto il “cosa fare”. Se si escludono alcune mostre d’arte a cura del Polo Museale e quel piccolo scrigno di cultura ceramica rappresentato dall’Opificio-Museo Rubboli, ovvero realtà che già attraggono certe tribù turistiche, e i Giochi de le Porte, che sono comunque circoscritti a un fine settimana, non vedo, in tutta onestà, altre grandi proposte in grado di accalappiare flussi turistici consistenti.
Gualdo Tadino, vale la pena ripeterlo, non può competere, da un punto di vista artistico e culturale, con città come Assisi, Perugia, Spoleto, Gubbio e via dicendo, anche se bisogna riconoscere che c’è un indotto turistico di cui noi godiamo grazie alla posizione favorevole in cui ci troviamo, più o meno equidistante da questi centri di maggiore interesse. E allora cosa fare? Qual è l’unica identità turistica che può avere Gualdo Tadino? Chiaramente quella del turismo naturalistico. Da sfruttare prevalentemente dalla primavera all’autunno, perché non abbiamo neve persistente al punto da poter diventare una stazione sciistica vera e propria.
Le risorse ambientali, e su questo convergono le opinioni di ogni parte politica, rappresentano il vero potenziale turistico di questo territorio. Ma è ancora inespresso, perché mentre parliamo di posti letto e di promozione, non ci accorgiamo che in realtà mancano gli elementi basilari per la crescita del settore turistico di Gualdo Tadino. E trovo che nel dibattito politico questo tema sia poco esplorato. La montagna gualdese è davvero straordinaria, ma se non la strutturiamo, attraverso la creazione di attività per l’accoglienza e, soprattutto, di una rete di servizi organizzati e facilmente fruibili, continueremo a promuovere una scatola vuota.
Questa è la vera ragione per cui il turismo naturalistico non decolla a Gualdo Tadino: è un’idea che non è ancora diventata un fatto.
Ci sono vincoli da rispettare, è vero, e concordo sul fatto che le nostre risorse naturalistiche vadano preservate e protette, ma rispettare quei vincoli non esclude la possibilità di costruire quelle infrastrutture che sono alla base dello sviluppo turistico di qualsiasi luogo. A Valsorda c’è un unico bar/ristorante e il solo hotel esistente l’abbiamo trasformato in appartamenti privati, mostrando, come sempre, la nostra mancanza di visione e di lungimiranza. Allora perché non costruire (in maniera ecosostenibile) altre strutture per l’ospitalità? O per lo meno ripensare la destinazione delle poche esistenti (rifugi “Perugia” e “Chiesetta”, rimessa attrezzi della Provincia nei pressi dell’ex Narciso).
Come portare turisti nelle nostre montagne se non ci sono punti ristoro, baite, centri servizi, guide escursionistiche abilitate per escursionismo a cavallo, a piedi e in mountain-bike? O centri noleggio di attrezzature sportive da montagna? Ad oggi non ci sono neanche i bagni pubblici a Valsorda. Qualche anno fa esisteva, me lo ricordo bene, un progetto per creare a San Guido un centro servizi da cui far partire escursioni di vario genere, ma è rimasto irrealizzato.
La montagna insomma va strutturata e va creata una rete di servizi che faciliti gli agriturismi, gli hotel, le case vacanze nella loro attività di promozione. Se l’offerta diventa variegata, sarà più semplice creare pacchetti turistici accattivanti che permettano a Gualdo di ricavarsi una nicchia, uno spazio tutto suo nel variegato panorama turistico umbro. È un lungo cammino che settore pubblico e settore privato dovranno assolutamente percorrere insieme.
Faccio un esempio sciocco: qualche anno fa, se non erro l’amministrazione Morroni, realizzò un piccolo parco giochi nei pressi di uno dei due laghetti. Mi ricordo, da fruitrice della montagna, di essere rimasta molto colpita dall’incremento rapido della presenza di pubblico. Quel piccolo intervento aveva permesso di agganciare un segmento, quello delle famiglie con bimbi piccoli, che prima non aveva interesse a trascorrere del tempo in montagna. Per questo è necessario implementare l’offerta turistica, per fidelizzare nuovi segmenti di pubblico. Esiste una proposta per la creazione di un impianto di risalita fino al Belvedere e l’idea, di per sé, non è sbagliata. Il problema però non è di poco conto, perché una volta raggiunta la vetta, cosa facciamo fare a questi signori? C’è un bar? Una baita? Una guida escursionistica pronta ad accoglierli? No! Non c’è assolutamente nulla. Li facciamo approdare in un luogo meraviglioso, dove però mancano totalmente i servizi. L’idea è buona a patto che venga inserita in un progetto molto, ma molto più ampio di valorizzazione della montagna.
L’implementazione dell’offerta turistica è basilare a un qualsivoglia piano di sviluppo turistico sul territorio. Fare una scelta di questo tipo significa anche risolvere il problema del turismo “mordi e fuggi”. La creazione di pacchetti turistici integrati darebbe luogo ad una permanenza maggiore sul territorio. È giusto promuovere la città per la sua posizione strategica, ma se a questo abbiniamo la possibilità di accedere a pacchetti turistici di tipo naturalistico, di entrare in contatto con la nostra tradizione eno-gastronomica (ad esempio abbiamo l’olio rigalese che rappresenta una unicità), e di accedere a una proposta in termini di eventi culturali di spessore, il gioco sarà presto fatto.
Tutto questo rappresenta anche una grande opportunità economica per la nostra città e mi domando come mai i gualdesi non abbiano, dopo anni di crisi battente, questa spinta imprenditoriale che porterebbe certamente alla creazione di un bel numero di posti di lavoro. Il settore privato dovrebbe dimostrare più coraggio investendo sul territorio. Non si partirebbe da zero, perché Gualdo ha già un flusso turistico a cui attingere, che peraltro presenta anche dati in crescita. Infine, per ciò che riguarda il Comune di Gualdo Tadino, credo che chiunque andrà ad amministrarci non potrà prescindere dalla creazione di uno staff, interno o esterno che sia, che si occupi di fondi europei, regionali e non solo, dei veri e propri cacciatori di risorse, qualificati e motivati, che possano coordinare, coadiuvare tutte le iniziative che vogliano emergere dai privati cittadini.
A latere di questa analisi, che nasce anche dalla mia esperienza personale come gestore, insieme alla mia famiglia, di un’attività ricettiva (da oltre vent’anni, non a Gualdo Tadino, ma sulle colline nocerine), quindi dalla conoscenza diretta delle difficoltà che si incontrano a proporre attività che possano trattenere i turisti sul nostro territorio, rimane da chiedersi come mai questa città fatichi così tanto a reinventarsi. Gualdo sembra avvitata su se stessa, memore del suo glorioso passato nel settore ceramico. E se si escludono le poche scommesse imprenditoriali vinte in tempi recenti, non c’è più spinta privata, non c’è più stimolo ad intraprendere e la responsabilità di questo non si può certo accollare solo a chi ci amministra. È colpa di una nostra forma mentis, determinata forse dalla presenza, nel passato più recente, di grandi aziende manifatturiere caratterizzate prevalentemente dal lavoro a catena, dove l’iniziativa individuale non trovava spazio. Ma, se non usciamo da questo torpore, Gualdo diventerà una città dormitorio, un luogo di transito anche per chi ci vive e sarà costretto ad andare a lavorare fuori. Un luogo di passaggio, che è esattamente quello che rappresentiamo attualmente anche nell’offerta turistica regionale.
Ps: Da gualdese, mi resta un sogno romantico, che qualcuno prima o poi decida di investire tempo e risorse sul sito archeologico di Tadinum. L’antica città romana è nascosta sotto quei campi lungo la Vecchia Flaminia e noi stiamo qui a pettinare le bambole…
© Ester Pascolini