“Utile et humile et pretiosa et casta”. Un articolo di Filippo Cappellini

Riceviamo e pubblichiamo un articolo a firma di Filippo Cappellini sulla questione acqua. I lettori possono inviarci le loro opinioni all’indirizzo redazione@gualdonews.it. La decisione sulla pubblicazione, così come il diritto di sintesi, spetta unicamente alla redazione.

Il 25 giugno 2019 Umbra Acque ha richiesto al nostro Sindaco l’emanazione di un’ordinanza “di divieto assoluto da parte dei cittadini dell’uso dell’acqua erogata dal pubblico acquedotto per scopi diversi da quello potabile ed igienico-sanitario”.

Credo sia utile per tutti concentrare il dibattito non tanto sulle naturali polemiche che ne sono conseguite, ma sui dati e le analisi che hanno portato Umbra Acque a richiedere un intervento tanto impopolare quanto necessario. Per comprenderlo, dobbiamo approfondire un po’ lo stato del nostro bacino idrografico ed ammetterne le criticità.

Il Piano di Tutela delle Acque, o PTA
La Regione Umbria si è da anni dotata di uno specifico piano di settore che, a livello regionale, costituisce strumento di pianificazione per la tutela e la salvaguardia delle risorse idriche”.
Il PTA riesce ad essere estremamente completo e tecnico, ed al contempo facilmente consultabile. Ad oggi se vogliamo conoscere il reale stato della risorsa acqua in Umbria, è al PTA che si deve fare riferimento. Lo trovate per intero qui.
Nella stesura del documento, tra gli altri dati, Regione Umbria recepisce la lettura delle quantità d’acqua delle nostre sorgenti monitorate in continuo da ARPA, visionabili online qui.

Mi sono permesso di fare un piccolo riassunto, di sole otto pagine, che riassume l’analisi quantitativa del nostro bacino idrografico “Monte Maggio – CA0200 “. Questo piccolo documento è fondamentale per capire la nostra reale situazione, vi prego di dedicargli un minuto di tempo.
Tirando le somme, queste le criticità maggiori:

  • Dalla tabella 2.3.8a emerge chiaramente che il nostro è l’unico complesso idrogeologico calcareo della regione ad avere criticità gravi a causa del prelievo idropotabile
  • Dalla tabella 2.3.8b emerge chiaramente che il nostro è l’unico complesso idrogeologico calcareo della regione ad avere uno stato quantitativo ambientale “scarso” a causa del prelievo idropotabile.
  • Dalla tabella 16 emerge che lo studio e le sue conclusioni prendono in considerazione solo le 5 sorgenti monitorate da ARPA in continuo. Queste non sono certo le uniche del nostro territorio; Santo Marzio ad esempio, la sorgente principale della città di Gualdo, ad oggi non viene ancora monitorata in continuo né presa in considerazione per i risultati.
  • Il bacino idrico a noi confinante, CA0100 – Monte Cucco, non presenta alcun tipo di criticità.

La Regione Umbria descrive quindi una situazione tutt’altro che rosea.
Tornando all’ordinanza richiesta da Umbra Acque, molti gualdesi hanno sottolineato il contrasto tra le limitazioni imposte alla comunità rispetto alle concessioni fatte ad una ditta privata che l’acqua la imbottiglia e la vende. Prima di arrabbiarsi però, credo sia giusto investigare un po’ più in profondità.

L’influenza di Rocchetta Spa
Partiamo da lontano.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze nel 2015 ha pubblicato un rapporto completo sulle concessioni delle acque minerali e termali in Italia, ed un successivo aggiornamento con i dati più recenti. Tra i maggiori produttori nel rapporto è presente anche Co.Ge.Di., con acque Uliveto e Rocchetta.
Qualche spunto generale:
Dal capitolo 1.2, “Dati emersi, uno sguardo d’insieme”: “le Amministrazioni concedenti non conoscono il quantitativo effettivo di acqua emunta dai concessionari, in quanto la misurazione della portata effettiva non viene praticata per la mancata installazione degli strumenti idonei, il quale onere è, talvolta, in capo agli stessi concessionari; ii). il quantitativo effettivo di acqua estratta può essere auto dichiarato dai concessionari, senza che vi sia un’effettiva attività di controllo da parte dell’amministrazione concedente”.
Dal capitolo 2.3, “Quantità di acqua imputata”: “il dato della quantità di acqua rilevato è riferito al parametro utilizzato per il calcolo del canone. Ciò significa che il dato indicato non si riferisce al quantitativo di acqua estratto dal sottosuolo, ma solo a quella quota parte presa a riferimento per il calcolo dei canoni, in base a quanto previsto dai singoli regolamenti regionali. Pertanto, al netto di fenomeni di mancata comunicazione (anche per indisponibilità del dato), non sono rilevati i quantitativi di acqua prelevati ma esenti da pagamento (quote minime, utilizzi specifici…).
Dal capitolo III 1.1, “Peso dei canoni concessori sui bilanci”:Per i maggiori produttori di acqua imbottigliata il canone di concessione incide, mediamente, per lo 0,79 per cento sul totale dei costi della produzione e per ogni euro speso in canoni hanno conseguito, mediamente, ricavi da vendite e prestazioni per 191,35 euro”.

Ad oggi sappiamo che anche Rocchetta Spa auto-dichiara le quantità imbottigliate tramite suoi contatori posti a monte degli impianti imbottigliamento all’interno dello stabilimento e che questi dati vengono monitorati due volte l’anno da Regione Umbria. Nessun contatore ispezionabile è presente sui singoli pozzi, attualmente non risulta possibile effettuare un reale controllo sull’acqua emunta. Ma che rapporto c’è tra i pozzi Rocchetta Spa e le nostre sorgenti? Non lo sappiamo.

Gli studi di interferenza mancanti
I pozzi Rocchetta Spa ovviamente non sono collegati direttamente al nostro acquedotto ed alle nostre sorgenti; gli emungimenti forzati pescano molto più in profondità attraverso sei pozzi (R1-R6) dislocati all’interno della concessione Rocchetta, e tramite delle tubazioni separate portano l’acqua direttamente allo stabilimento. Non va però dimenticato che alla base di quell’imbuto naturale che è la Valle del Fonno, ci sono le nostre sorgenti idropotabili, come Santo Marzio.

Per “studio di interferenza” si intende proprio il comprendere in che modo ogni singolo pozzo Rocchetta va ad influire sulle nostre sorgenti principali e sui nostri fiumi, e con quale carico.
Per nessuno dei pozzi Rocchetta è mai stato realizzato o completato tale studio, né mai quantificato il carico subito dalle sorgenti pubbliche e dal fiume Feo. (Il sindaco Pinacoli ne pretese uno, che rimase purtroppo parziale).

La stessa Umbra Acque, chiamata in causa nel 2015 per esprimere un parere sul rinnovo della concessione Rocchetta, fornì dei dati abbastanza allarmanti sull’ipotesi di un ulteriore aumento dei prelievi – in totale accordo col PTA-

Dai dati del MEF leggiamo che Rocchetta Spa nel 2016 imbottigliava circa 406 milioni di litri, quasi la metà di quanto fatturato da Umbra Acque nell’intero Comune.

Se quindi Regione Umbria tramite il PTA accerta lo stato critico del nostro bacino idrografico, se ARPA certifica che le tendenze nel lungo periodo delle poche sorgenti monitorate sono tutte negative, se Umbra Acque certifica che in condizioni di siccità “il sistema risulta critico”, forse qualcosa dovremmo fare.

Va detto, ad onore del vero, che incolpare esclusivamente la ditta per lo stato del nostro bacino idrografico sarebbe eccessivo, e che limitare lo spreco idrico da parte dei cittadini è semplicemente una norma di buon senso, comune anche in altre realtà.

Però.
Nella nuova concessione, firmata nel gennaio 2016 tra Regione Umbria e Rocchetta Spa, tra gli obblighi del concessionario vi è il non opporsi ad eventuali limitazioni temporanee dei prelievi assentiti da parte della Regione nel caso di emergenza idrica con dichiarazione dello stato di calamità naturale e di non pretendere alcun indennizzo.

Ora penso ricorderemo tutti la crisi idrica dell’anno successivo, dove Umbra Acque venne addirittura convocata alla Camera dei Deputati per riferire in proposito.
Bene, nel 2017 non risulta alcuna limitazione all’imbottigliamento d’acqua minerale.
Anzi, nel 2017 è stata imbottigliata ancora più acqua che nel 2016. E nel 2018 ancora più acqua del 2017 (dati abbastanza particolari, se si pensa che i pozzi a monte della frana risultano non attivi).
Ciò che stride quindi nell’ordinanza richiesta quest’anno da Umbra Acque, è questa perenne sensazione nella comunità Gualdese di due pesi e due misure, limitazioni pubbliche e guadagni privati.

Sviluppo e tutela, è possibile
Alla luce dei documenti riportati, spero risulti chiaro a tutti i gualdesi sia che le criticità idriche non sono un’ipotesi, sia il motivo per il quale la Comunanza nella sua proposta di conciliazione con Rocchetta Spa ha avanzato proposte come:

  1. una forma di controllo sul prelievo dell’acqua, quale l’installazione di contatori su ciascun pozzo” ;
  2. “che a cura e spese di Rocchetta S.p.a. venga monitorata in continuo la Sorgente di Santo Marzio, che risulta tuttora priva di tale controllo. Inoltre, dovrà essere quantificato il deflusso minimo vitale dei corpi idrici superficiali (fiume Feo), allo scopo di salvaguardare la portata minima degli stessi corpi idrici”;
  3. “procedere ad uno studio che consenta di conseguire dati scientifici certi, in collaborazione con Rocchetta S.p.a., ma anche con l’Autorità regionale e comunale al fine di stabilire la reale portata del bacino idrico”.

A tale proposta di conciliazione, ad oggi non è pervenuta nessun tipo di risposta da parte della ditta.

Se pensate che non sia possibile conciliare sviluppo aziendale e tutela del territorio, vi invito a riascoltare una cosuccia: questo è il primo contratto per l’imbottigliamento di acqua Rocchetta a Gualdo Tadino, stipulato tra la Comunanza dell’Appennino Gualdese e la famiglia Righi nel 1952.

Ascoltandolo vi renderete conto della mole di tutele ambientali ed amministrative -pretese da noi gualdesi – che lo caratterizzavano. Rimango convinto che se continuassimo a pretenderle, quelle tutele, forse oggi l’orto lo potremmo innaffiare.

© Filippo Cappellini

Articolo precedenteOggi la commemorazione per i 75 anni dall’eccidio di Piazza Martiri
Articolo successivoForza Italia: “Manca l’acqua? E’ perchè siamo a secco di idee”
Redazione Gualdo News
Gualdo News è il nuovo portale di informazione 2.0 della città di Gualdo Tadino.