E’ da anni uno dei ristoranti di riferimento dei vip che vivono o si trovano a New York. Sandro Fioriti nel corso degli anni ha visto sedersi ai tavoli del suo “Sandro’S” al 306 East, 81st Street di Manhattan personaggi importantissimi della politica, del cinema, della musica dello sport e del giornalismo.
Alcuni nomi? Bill e Hillary Clinton, Giulio Andreotti, Sandro Pertini, Oriana Fallaci, Isabella Rossellini, Frank Sinatra, Anthony Quinn, Roger Federer, Francesco Totti, Al Pacino, Giancarlo Giannini.
Ne ha fatta di strada Sandro, gualdese di Poggio Sant’Ercolano, che iniziò a lavorare in un ristorante da bambino per… punizione. Così raccontava quell’episodio a Mario Anderlini, in un articolo pubblicato qualche anni fa da Made in Gualdo. “Vedi, io a dieci anni ero già a lavare i bicchieri nel ristorante di mia nonna a Frascati. Il mio approccio con il ristorante è stato dalla parte di chi lavora, di chi produce”.
A dieci anni…?
“Per punizione. Dal Poggio in trasferta dai nonni laziali. Non ero proprio un bambino tranquillo…”
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Nei giorni scorsi, con un articolo a firma di Liliana Rosano, a parlare di Sandro Fioriti è stato il quotidiano online “La Voce di New York“, autorevole testata web fondata nel 2013 dal giornalista di Radio Radicale Stefano Vaccara che, come afferma lo stesso fondatore e direttore, si pone l’obiettivo di “spiegare l’Italia agli americani e gli Stati Uniti agli italiani”
Il ristoratore gualdese ha sottolineato due aspetti alla base del suo successo: l’originalità dei sapori e la cura dei dettagli.
“Mi sento a mio agio con una cucina che mi rappresenta ovvero una cucina fatta di ingredienti che rispettano il cibo e chi lo consuma, con una tecnica che non va a snaturare e stravolgere i sapori ma semmai ad esaltarli. Una cucina, la mia, che affonda le tradizioni in Umbria e nel Lazio – racconta Fioriti a La Voce di New York – Sono sapori di infanzia ma anche nuovi perché nello stesso tempo dobbiamo creare ed innovare. Siamo certo lontani dalla sperimentazione in sé se questa non si lega ad una radice storica precisa”.
“C’è voluto un lavoro di “educazione” “promozione” e “diffusione” della cucina italiana regionale, in questo caso quella romana e umbra – prosegue – Ricordo quando ho presentato un agnello fatto come si faceva a casa mia o la trippa, la porchetta fatta da me. Sono stati piatti che all’inizio mi sono stati rimandati indietro. Piano piano ho raccontato la storia di questi piatti ed educato il palato a sapori nuovi. Oggi la porchetta o la trippa sono tra i piatti più apprezzati”.
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E alla domanda dove risiede il segreto della cucina italiana, Sandro Fioriti risponde senza esitazione: “Nelle piccole cose, quelle più insospettabili come l’acqua”.
E infatti questo aspetto anche Mario Anderlini lo aveva raccontato per Made in Gualdo. Sandro all’acqua, oltre alla ricerca della qualità, è legato da quel sentimento di chi ha sempre nel cuore le proprie radici:
Sui tavoli vedo anche l’acqua Rocchetta.
“Costa più delle altre – disse Sandro – ma è l’acqua della mia città e io non ci rinuncio”.