Un milione di euro di danni. Questa è la richiesta di risarcimento avanzata da Vittorio Sgarbi a Facebook per aver censurato quattro post che contenevano opere d’arte di mostre da lui curate, tra cui “Seduzione e potere” e “Luciano Ventrone. Meraviglia ed estasi” tenute a Gualdo Tadino nel 2017 e 2018. La causa è stata intentata dal critico d’arte presso il tribunale di Macerata e l’udienza di mediazione verrà celebrata il 7 ottobre.
Nei giorni scorsi un altro post promozionale di un’altra mostra aperta a Gualdo Tadino era stato censurato da Facebook e riguarda la personale di Sergio Cavallerin “La dinamica dei segni” promossa dal Polo Museale per tutto il mese di settembre alla Rocca Flea.
Vittorio Sgarbi, che ha annunciato la sua presenza in tribunale, contesta a Facebook la violazione degli articoli 21 e 33 della Costituzione, quelli che tutelano la libertà di espressione e la libertà delle arti e delle scienze.
La vicenda delle opere censurate da Facebook sta interessando anche il mondo dell’Università. Una studentessa della scuola di specializzazione in beni storico artistici vuole scrivere una tesi sulla censura nell’arte con un capitolo sulla censura delle immagini in Facebook, partendo proprio da quanto accaduto al Polo Museale di Gualdo Tadino.
“L’evoluzione della storia del nudo artistico è parallela a quella della storia dell’arte nella sua generalità, fatta debita eccezione per le specificità derivanti dal differente grado di accettazione delle scene di nudità da parte delle varie forme di società e cultura – fa notare il Polo Museale di Gualdo Tadino – Quello del nudo è insomma un tema centrale nella rappresentazione artistica del corpo umano, sia maschile che femminile. Il corpo non a caso è considerato una delle classificazioni principali dell’opera d’arte in accademia. Ciò che sorprende il numeroso pubblico accorso ad ammirare in Umbria la nuova mostra dell’artista pop Sergio Cavallerin, “La dinamica dei segni”, è che a far cadere la mannaia della censura sia stato l’algoritmo di Facebook”.