L’Ires Cgil dell’Umbria ha elaborato, sulla base dei dati Istat del 2018, la situazione occupazionale dei territori dell’Umbria attraverso i Sistemi Locali del Lavoro (SLL). Il quadro che ne è esce è un’ulteriore conferma di quanto in profondità abbia scavato la recessione economica sociale che ha colpito l’Umbria e in particolare la Fascia Appenninica.
I sistemi locali del lavoro (14 nella nostra regione) danno il senso anche delle differenze territoriali, che sembrano essersi allargate.
Non è un caso che il più alto tasso di disoccupazione si situi nella Fascia Appenninica, dopo la drammatica crisi della ex Antonio Merloni di Gaifana, con un tasso di disoccupazione del 9,8% nel SLL di Gubbio e del 9,7% del SLL di Gualdo Tadino, che comprende i comuni di Gualdo Tadino, Nocera Umbra, Valfabbrica, Fossato di Vico, Sigillo e Costacciaro.
Inoltre, le tante crisi aziendali apertesi nello spoletino spiegano il 9,6 % in quel territorio e lo stesso dato si manifesta ad Umbertide e a Todi.
Alta la disoccupazione nel SLL di Perugia con 10.500 disoccupati e un tasso del 9,1% e nel SLL di Terni con 7.300 disoccupati e un tasso del 9,6%.
“Inoltre è interessante analizzare il rapporto tra attivi e inattivi nei vari territori dell’Umbria. dai dati analizzati dall’Ires, emerge che solo in due realtà, Perugia e Città di Castello, gli attivi superano gli inattivi, mentre in 11 gli inattivi superano, in alcuni casi di gran lunga, gli attivi. Nel territorio del SLL di Gualdo Tadino su 30.100 abitanti, 12.100 sono gli occupati, 1.300 i disoccupati e ben 13.000 gli inattivi.
In un sistema locale del lavoro, quello di Assisi-Bastia, il rapporto tra gli attivi inattivi è sostanzialmente pari.
“Quest’ultimo dato sul rapporto tra attivi e inattivi richiede un’analisi approfondita sulle tendenze negative che rischiano di manifestarsi nei prossimi anni, collegate anche al fenomeno crescente dell’emigrazione da parte delle giovani generazioni”, sottolinea Mario Bravi dell’Ires.