Sulla ventilata ipotesi di riassetto delle quote societarie di Umbra Acque, con i comuni che potrebbero vendere le loro azioni al socio privato che otterrebbe così la maggioranza assoluta, c’è una presa di posizione del Gruppo consiliare di Forza Italia di Gualdo Tadino, che si dice nettamente contrario a questa soluzione.
Attualmente il socio privato detiene il 40% delle azioni di Umbra Acque. “A quanto si apprende, mira ad elevare la sua quota di partecipazione fino a possederne la maggioranza assoluta, per poter avere così mano libera nella gestione della società, senza essere soggetta ai controlli e alle lungaggini cui sono sottoposte le aziende partecipate a controllo pubblico – evidenzia Forza Italia – Noi riteniamo che questo tentativo di scalata debba essere risolutamente respinto dai sindaci umbri, che devono continuare a detenere la maggioranza delle quote di “Umbra Acque”, azienda nata col preciso obbiettivo di fornire un bene prezioso come l’acqua senza fini meramente speculativi e la cui gestione deve rimanere soggetta al controllo pubblico.”
Per Silvia Minelli e Fabio Viventi “si tratta di un vecchio copione che già in passato, in altre parti d’Italia, ha avuto come protagoniste aziende erogatrici di acqua e i cui esiti si sono rivelati sempre estremamente negativi per l’utenza: invertire la natura giuridica delle società partecipate con la vendita delle quote pubbliche alla parte privata non ha mai fatto altro che aggravare i costi per gli utenti senza ottenere particolari miglioramenti o benefici nell’erogazione del servizio”.
“Una gestione totalmente privatistica avrebbe l’effetto di sottrarre l’azienda da quegli strumenti di trasparenza e controllo che ne garantiscono una corretta gestione, anche dal punto di vista della delicata materia dell’assunzione di personale – prosegue Forza Italia di Gualdo Tadino – Non va poi dimenticato che l’azienda di erogazione dell’acqua opera di fatto in un regime di monopolio, a differenza di luce gas e telefonia dove esiste un mercato libero che consente di cambiare gestore con irrisoria facilità. Cedere ad un privato monopolista un settore così delicato come quello della fornitura idrica sarebbe un’operazione decisamente pericolosa, destabilizzante e contraria agli interessi dei cittadini che, non va dimenticato, si erano espressi a grande maggioranza in favore dell’acqua pubblica nel referendum, troppo spesso dimenticato, che si svolse nel 2011 e il cui risultato non può e non deve essere oggi disatteso”, concludono Minelli e Viventi.