Si è svolto lunedì scorso a Perugia l’interrogatorio di garanzia dei tre indagati gualdesi nella vicenda del traffico illecito di rifiuti, denominata “Black sun” dei carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico. Coinvolta una fitta rete di aziende in tutta Italia che ritirava pannelli solari usurati e, piuttosto che smaltirli come prevede la norma, li rivendeva nei paesi in via di sviluppo. Questo secondo l’accusa.
Renzo Gatti, indagato principale assistito dagli avvocati Fratini e Rondoni, si è avvalso dalla facoltà di non rispondere. Sono state interrogate anche le due dipendenti della Raeegest agli arresti domiciliari. Una si è avvalsa della facoltà di non rispondere, l’altra ha invece ha risposto a tutte le domande del GIP. I legali hanno ribadito l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. Una delle indagate, che nel frattempo si è dimessa, secondo la difesa era una semplice dipendente e si limitava ad eseguire direttive dei datori di lavoro.
Intanto dalle carte dell’inchiesta coordinata dal pm Valentina Manuali della Direzione distrettuale antimafia, emergono altre intercettazioni che hanno evidenziato una condotta particolarmente “spregiudicata“, secondo le stesse parole degli inquirenti. Altre nuove intercettazioni sono emerse oggi dai carabinieri del Noe nell’informativa finale e riguardano un potenziale pericolo di inquinamento ambientale.
Anche se il danno ambientale non è contestato nell’ordinanza di custodia cautelare emessa giovedì scorso, il rischio che il piombo e l’acido contenuti in accumulatori per auto si siano riversati nei nelle falde è suffragato proprio dalle parole degli indagati. Al titolare vengono attribuite alcune delle frasi che rivelerebbero, se confermate dai riscontri, l’assenza delle corrette procedure di smaltimento previste dalla legge per evitare la dispersione nell’ambiente degli inquinanti.