L’affascinante progetto scientifico, coordinato dal Professor Fausto Panara del Dipartimento di Biologia cellulare e molecolare dell’Università di Perugia e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, prevedeva, tramite una sofisticata ricerca sul Dna mitocondriale, l’analisi delle caratteristiche genetiche delle popolazioni umbre, sia antiche, sia moderne, con l’intento di stabilire un’eventuale continuità genetica e quindi rintracciare i legami tra chi ha vissuto su queste terre e chi vi abita ora.
Lo studio, nello specifico, si proponeva d’individuare la discendenza delle genti che popolarono l’altopiano di Colfiorito fin dal decimo secolo avanti Cristo; gli Umbri, popolo che occupò in realtà un vasto territorio alla sinistra del Tevere. Per effettuare i riscontri genetici sono stati prelevati dei campioni sulla popolazione residente.
I risultati della ricerca, che ha poi coinvolto gli Atenei di Perugia, Pavia e Firenze, sono stati pubblicati nella prestigiosissima rivista “Nature” con il titolo “The mitogenome portrait of Umbria in Central Italy as depicted by contemporary inhabitants and pre-Roman remains”. Per l’articolo originale clicca qui.
Sono stati messi in evidenza molteplici input genetici da parte di diverse popolazioni che, nel corso dei secoli, hanno plasmato il pool genico mitocondriale (che viene ereditario interamente dalla madre) degli antichi Umbri, compresi i flussi genici con l’Europa centrale. La straordinaria complessità del patrimonio genetico degli italiani, per le vicende storiche che hanno da sempre caratterizzato la Penisola, di molto maggiore rispetto al resto d’Europa, era già ben noto al mondo accademico, in questa occasione però i ricercatori hanno voluto affrontare uno studio particolare, a livello micro-geografico, ponendo interamente la loro attenzione sull’Umbria.
Il “Cuore verde d’Italia” infatti, ha rappresentato fin dalla preistoria un punto di snodo per la comunicazione tra il mar Tirreno e il mar Adriatico, e sebbene rappresenti il luogo dove dimorava una delle più antiche popolazioni italiche di cui si abbia traccia, con una forte e decisa identità culturale, ha sempre ricevuto meno attenzioni rispetto ai vicini Etruschi e Piceni.
“Alcune varianti mitocondriali – spiega la Dott.ssa Ivana Cardinali – sono state introdotte nella regione dagli antenati degli Umbri antichi e mantenute fino ai nostri tempi nelle aree più orientali, probabilmente per il loro isolamento geografico. Questi antenati ebbero origine da diverse popolazioni che in tempi diversi raggiunsero l’Umbria a partire dai primi agricoltori neolitici che si diffusero attraverso il Mediterraneo.”
La collaborazione tra gruppi di ricercatori, coordinati dai professori Alessandro Achilli del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “L. Spallanzani” dell’Università di Pavia e Hovirag Lancioni, del Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie dell’Università degli Studi di Perugia, a cui hanno contribuito anche genetisti dell’Università di Firenze, di Porto (Portogallo) e i genetisti forensi di Innsbruck (Austria), ha quindi permesso uno studio capillare della popolazione in una affascinante collaborazione tra Storia e Biologia.
“Le successive connessioni – precisa il dott. Marco Rosario Capodiferro – risalenti all’età del Bronzo e periodi medievali con gli europei centro-orientali, probabilmente includendo anche alcuni gruppi di nomadi (Yamnaya) dalle steppe pontico-caspiche, sono a sostegno dell’ipotesi di un input genetico da nord-est fin da tempi antichi, come confermato anche dall’origine indoeuropea della lingua degli antichi Umbri”.
“Il lavoro dimostra ancora una volta – aggiunge il dott. Alessandro Achilli – come il genoma mitocondriale sia uno strumento indispensabile per analizzare tracce genetiche e riscoprire eventi storici e preistorici che rimarrebbero altrimenti sconosciuti. In particolare, questi risultati genetici rappresentano un primo passo verso la ricostruzione della storia genetica della popolazione dell’Umbria e dei complessi rapporti di interscambio con le popolazioni confinanti (come gli Etruschi e i Piceni prima, e i Romani poi), ma anche con quelle più lontane. Più in generale questo approccio multidisciplinare basato su dati archeologici, storici e genetici rappresenta uno strumento indispensabile per la conoscenza del nostro patrimonio storico-culturale e quindi per la valorizzazione del nostro territorio.”
A sottolineare l’aspetto multidisciplinare che ne emerge, va sicuramente menzionato il prezioso apporto di esperti archeologi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria e il contributo degli studenti dell’Istituto Comprensivo Statale Foligno 5 (Perugia) e di tutti i volontari che hanno partecipato alla ricerca. La Prof.ssa Hovirag Lancioni sottolinea come “grazie all’Archeogenetica, una nuova disciplina che associa dati genetici a studi storici e preistorici, i ricercatori hanno messo a confronto i dati genetici di 545 volontari Umbri con quelli ottenuti da 19 reperti ossei umani rinvenuti nella necropoli pre-Romana di Plestia, Colfiorito, risalenti tra il IX e III secolo a. C.” La dott.ssa Alessandra Modi aggiunge che “dall’analisi diacronica della variazione di sequenza di interi genomi mitocondriali è emerso il quadro genetico della popolazione umbra, come risultato di una lunga e complessa storia di migrazioni e mescolamenti favoriti dalla posizione geografica al centro della penisola Italiana.”
Una grande storia di popoli e di tradizioni, la nostra, che perdura tutt’ora, e non smette mai di sorprendere e affascinare.