Con “Un pomeriggio al mare” si è conclusa la stagione estiva di Arte & Dintorni

  • di Marco Jacoviello

Scritto dalla scrittrice britannica nel 1963, a fama di “giallista” ormai consolidata, questo piccolo dramma marino si colloca più sul versante dello studio della tipologia di carattere che sulla drammaturgia tout-court.

Apparentemente ruota attorno alla sparizione di una collana di smeraldi e sulla conseguente caccia al ladro all’interno di una piccola, ma variegata, comunità di bagnanti. Ma l’analisi caratteriale sui personaggi della vicenda, tutti fruitori di una spiaggia di un’imprecisata marina nordica, diventa quasi immediatamente il motivo dominante di un teatro colto, leggero, divertente.

Agatha Christie si diverte a richiamare la struttura classica della drammaturgia: ad una coppia acida di pensionati corrisponde quella di due giovani innamorati, ad una madre ossessiva e castrante, un figlio imbranato attratto dalla vamp francese fuori ordinanza che si rivelerà una poliziotta collaboratrice dell’immancabile ispettore british, tutto bombetta e pipa. E poi uno stuolo di umanità, per dar pennellate di colore su una spiaggia apparentemente familiare, complice in qualche modo di un furto in piena regola, con lo scopo di dilatare il tempo della rappresentazione interamente concentrato sulle dinamiche di coppia e di gruppo.

Ho assistito alla terza recita allestita nel delizioso “campiello” di San Filippo, a Nocera Umbra. Una location di sogno, quasi improvvisata, ma non per questo inadatta, anzi, contenuta in una quinta di palazzi storici con tanto di balconata aperta al suggestivo paesaggio collinare imperlato dai raggi di una falce di luna di fine agosto. Compagnia equilibrata, quella proposta da Arte e Dintorni, in tournée a Nocera dopo i successi di Gualdo e Sigillo, che dipana giochi speculari di timbri vocali e dinamiche teatrali disinvolte, ma studiate fino all’ultimo dettaglio. Bravi. Domani, chissà, un Goldoni in piena regola!

Una piccola nota: il testo scritto in Inghilterra (e per gli inglesi) in un’epoca di forti contrasti sindacali, dipinge un bandolo di borghesia nullafacente, annacquata di vaghezze e di noiose consuetudini. Il motivo della collana si staglia, dunque, tra proprietari, ladri e opportunisti e poliziotti travestiti. In questo contesto la battuta acida sulle lotte operaie dei “comunisti” è satira antiborghese e diventa improvvisamente teatro politico. Da non dimenticare, altrimenti in nome di una filologia al testo si potrebbero appoggiare, anche se indirettamente e involontariamente, tesi reazionarie.

Il teatro, quello vero, non è ideologico, ma ideativo: un riflesso concentrato di società scritto e rappresentato per illuminare i tortuosi cammini dell’esistenza umana.

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Redazione Gualdo News
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