Il Cardinal del Monte e la Gualdo del XVI secolo

a 487 anni dalla scomparsa del primo legato

È il 20 settembre del 1533, siamo a Roma, e in questa data si spegne il Cardinale Antonio Maria Ciocchi del Monte, meglio noto ai gualdesi semplicemente come Cardinal Del Monte.

Facciamo un salto indietro nel tempo: sul finire del XV secolo Gualdo si trova ad essere in una posizione geografica cruciale, diventando letteralmente confine, linea di demarcazione tra le terre della Chiesa e i possedimenti del Ducato d’Urbino. La situazione richiede che vengano predisposte contromisure adatte al nuovo scenario politico – e militare – anche per evitare che i signori locali assumano troppo potere dilagando verso sud. Tra il 1509 e il 1513 Gualdo è obbligata a dare ospitalità alle truppe perugine di Gentile e Giampaolo Baglioni. La nostra città, a ben vedere, dipende da secoli da Perugia, si voglia direttamente alle magistrature della città del Grifo oppure alle legazioni pontificie che vi si installano prepotentemente dopo le celeberrime “nozze rosse” dei Baglioni, coi sanguinosi fatti che avevano portato alla morte di Astorre e poi di Grifonetto. Ma in questo mutato clima politico non è più tempo d’indugio: nel 1513 Leone X, al secolo Giovanni di Lorenzo de’ Medici, muove guerra al Ducato d’Urbino (per spodestare il Della Rovere e consegnare il Ducato a Lorenzo de’ Medici) e s’impone che Gualdo, per la prima volta da quando si era spontaneamente sottomessa a Perugia nel 1208, divenga “legazione autonoma”.

È qui che compare il nostro Antonio Maria Ciocchi del Monte. Nato nel settembre del 1461 a Monte San Savino, nella diocesi di Arezzo, Antonio era figlio minore di tre rampolli avuti da Fabiano Ciocchi e Jacopa, figlia di Gaspare. Fabiano aveva in realtà abbandonato il cognome di Ciocchi per prendere quello di Monte San Savino, che poco dopo sarebbe stato abbreviato semplicemente in Monte. Fine giurista, era stato nominato avvocato concistoriale, arciprete della chiesa di Sant’Angelo in Vado ad Urbino, arciprete presso la cattedrale di Arezzo, uditore della Sacra Rota e così via, fino a ricevere l’incarico, nel luglio del 1502, di ufficiale di presidio della Sacra Rota in tutti i territori controllati da Cesare Borgia. L’anno successivo l’episcopato di Città di Castello e quindi, nel 1511, la nomina a cardinale. Il “Cardinal del Monte” viene allora nominato, nel 1513, legato anche per il territorio di Gualdo, pur non risiedendo, evidentemente, in città. Solo raramente infatti, si sarebbe fermato all’ombra della Serrasanta, lasciandovi come suo preposto il nobiluomo trevano Benedetto Valenti, il quale, per la riconoscenza e l’ammirazione, avrebbe battezzato suo figlio “Monte”, proprio in suo onore.

Gualdo, come abbiamo ricordato, è terra di confine in questi anni turbolenti, e se non bastassero già i problemi che creano i grandi spostamenti di eserciti, ci pensa la pessima condizione della città ad umiliare i suoi abitanti. Le infrastrutture sono fatiscenti, la Rocca Flea cade a pezzi e le strade sono mulattiere. È allora per volontà proprio di Antonio Maria Ciocchi del Monte che la città inizia ad assumere un volto più moderno: il cardinale dà disposizione che il vecchio acquedotto, inservibile o quasi, venga ristrutturato. Di lì a poco, da Santo Marzio, l’acqua fresca sarebbe nuovamente sgorgata in città, attraverso ben dieci fontane, che lo stesso legato impone di costruire per gli abitanti. L’acqua, da Santo Marzio, passa prima per la Rocca Flea, dove alimenta il profondo fossato che la circonda. Il ponte del castello è sostituito, le mura tornano a splendere. La Piazza Maggiore, oggi Piazza Martiri, è in uno stato vergognoso: il cardinale dà ordine che venga ristrutturato anche l’arengo cittadino. Il piano stradale è rialzato, al vecchio palazzo del Podestà è annesso un tratto con arco; è l’alba di Piazza Soprammuro, divisa dalla Piazza Martiri, così come la vediamo oggi. L’acquedotto del Cardinal del Monte avrebbe portato l’acqua ai gualdesi fino al 1896. Oggi, addossata alla Cattedrale di San Benedetto, possiamo ancora vedere una delle fontane volute dal legato, chiamata comunemente col nome di “Fontana del Cardinal Del Monte”.

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Matteo Bebi
Laureando alla facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università degli studi Perugia, pur lavorando spesso come traduttore di lingua francese, di cui è madrelingua. È cresciuto infatti in Belgio, al seguito del padre impiegato presso la NATO, dove è nato l’interesse per la storia tra castelli e profili nordeuropei. Ha studiato presso la Scuola Militare Teuliè di Milano frequentando il Liceo Scientifico Europeo in culture classiche. Iscrittosi poi all'Università degli Studi di Perugia Nel 2018 ha pubblicato il romanzo storico "Poi si fece buio", nel 2019 il racconto con postfazione storiografica "La leggenda dell'Arco" e "Un rumore lontano" e nel 2020 "Di luce e d'ombra", con un'ampia sezione saggistica di storia locale. La partecipazione al Festival del Medioevo di Gubbio lo ha portato vicino al mondo delle case editrici, così da poter dare il via a diverse collaborazioni attraverso le quali realizza testi di ricerca storica saggistica su alcune città del centro Italia e il mondo dei libri lo ha inserito nell'ambito dei concorsi letterari, per i quali è stato nominato giudice di commissione.