Lo scorso luglio il Comune ha ricevuto una nota con la quale l’avvocato Luca Saltalamacchia, in nome e per conto della dottoressa Mara Loreti, ha denunciato una situazione di degrado, di errato sfasciamento dei prati-pascoli ricompresi all’interno del “Sito Natura 2000 IT 5210014” e del pascolo ritenuto irregolare sui terreni montani soggetti ad uso civico di Gualdo Tadino.
A seguito della sentenza emessa nel 2016 dal Commissariato per la liquidazione degli usi civici, i terreni ricompresi all’interno di tale Sito sono stati trasferiti al dominio collettivo della comunanza agraria “Appennino Gualdese”.
Dopo la denuncia della naturalista gualdese, il Comune, visto interesse di salvaguardare, conservare e valorizzare l’ambiente montano impedendone il deterioramento attraverso una pratica razionale del pascolo, ha chiesto alla Comunanza il poter visionare il “Piano di pascolamento”, l’elenco delle ditte assegnatarie di lotti di pascolo e quello delle particelle assegnate alle singole ditte, oltre al carico di pascolo introdotto da ogni singola ditta autorizzata. Ma non solo. Il Comune ha chiesto carabinieri forestali e di verifica e al Servizio di igiene animale dell’Usl 1 Umbria di verificare.
“Siccome – dice Mara Loreti dell’associazione Diritto Diretto-Movimento Liberi pensatori a Difesa della Natura – nessuna risposta è pervenuta al Comune relativa al Piano pascolo nei tempi amministrativi previsti, a causa di un pascolo messo in atto dalla Comunanza dal mese di giugno 2020, ritenuto non razionale, non autorizzato nella superficie e nell’abbeverata, non ecosostenibile, non ritenuto rispettoso dell’Area a Conservazione Speciale, ZSC del Sito Natura 2000, con i suoi habitat e specie di interesse comunitario e delle Terre Tutelate ad uso civico, “Codice dei beni culturali e del paesaggio” D.lgs.22 gennaio 2004 n. 42, il sindaco il 14 agosto ha emesso l’ordinanza n° 95”.
“L’abbeverata abusiva nel laghetto carsico – sostiene Loreti – sta mettendo a rischio l’ecosistema e in pericolo la salute pubblica e degli animali”. Un pascolo “non garante della pubblica incolumità, a causa della libera circolazione delle vaccine, non decoroso e appropriato alla Valsorda turistica, “non rispettoso delle normative del pascolo e delle Aree protette con i loro vincoli”, ha fatto scattare l’Ordinanza.
Il 26 agosto ha risposto la Comunanza Agraria, ma tale riscontro, secondo Loreti, è privo di qualsiasi risposta alle richieste avanzate, inadempiente sulle tematiche riguardanti lo sfalcio dei prati-pascoli e del pascolo degli animali domestico, nulla è stato riferito sulle particelle soggette ad uso civico affittate/concesse per il pascolo e delle corrispondenti ditte assegnatarie, così come sul carico di pascolo introdotto.
Ma c’è di più secondo Mara Loreti: “nessuna richiesta di utilizzo del raro biotopo, laghetto carsico Valsorda, è stata richiesta e autorizzata, per abbeverata al Comune di Gualdo Tadino, proprietario sub judice, da parte della Comunanza”.
L’ordinanza del sindaco vieta l’abbeverata all’interno del laghetto Valsorda, la circolazione delle mandrie e greggi all’interno della Valsorda in quanto gli escrementi e i liquami defluiscono, per la conformazione geomorfologia della valle, nel laghetto stesso già inquinato da tre anni consecutivi di uso e calpestio da animali domestici.
Nei Siti Natura 2000, sono “vietate la rimozione, alterazione, riduzione, modificazione di stagni, acquitrini, prati umidi, zone di allagamento naturale e temporaneo (Misure di Conservazione del Sito di Gualdo Tadino)”. Il laghetto carsico si trova in un’area su cui insistono normative protettive e vincolanti.
“E’ quindi assolutamente vietato – sottolinea Loreti – farne un abbeveratoio e ridurlo ad una pozza melmosa putrescente, ricca di inquinanti da deiezioni. Il vincolo idrogeologico è finalizzato alla protezione del patrimonio idrico della dorsale carsica dell’Appennino, quello gualdese non fa eccezione” .
E’ la stessa azienda Usl1 Umbria, nel novembre 2019, a ricordare in una nota, tra l’altro, che – a proposito della segnalazione del pascolo in Valsorda – “nelle zone carsiche eventuali inquinamenti del suolo e/o delle acque superficiali possono trasferirsi direttamente alle falde idriche sotterranee che rappresentano le più importanti fonti di approvvigionamento idrico del nostro territorio”.
L’Ordinanza n° 95 vieta il pascolo nei prati della Valsorda non appartenendo al dominio collettivo dell’Ente privato gualdese. Come la stessa Comunanza ammette nella stessa missiva:
“Venendo poi allo sfalcio dei terreni in località Valsorda si precisa che, allo stato i terreni in questione non fanno parte del dominio collettivo e dunque la gestione non compete in alcun modo alla stessa Comunanza”. Nella nota della Comunanza agraria del 26/08/2020 si dichiara che la stessa non era tenuta alla vigilanza.
“Affatto vero – esclama però Mara Loreti – Il vincolo idrogeologico finalizzato alla protezione del patrimonio idrico delle zone carsiche, sulla base della Legge Regionale 28/11/2001 art. 6, obbliga l’attività di pascolo che ricade in aree sottoposte a vincolo idrogeologico e nei boschi ad essere autorizzata. Viene da chiedersi quale contratto di affitto abbia potuto stipulare la Comunanza agraria, se in Valsorda le terre su cui ancora oggi pascolano le vaccine, non appartengono al dominio collettivo e non ci sono abbeveratoi e non stazionamenti”.
La risposta del 25 agosto 2020 da parte del Comando Regionale dei Carabinieri Forestali all’ordinanza del sindaco, secondo l’associazione “Diritto Diretto” è in contrasto con quanto documentato dagli studi scientifici, dall’ampia bibliografia, che “escludono in modo inequivocabile che sia un laghetto artificiale creato come punto di abbeveraggio per il bestiame”. Per porre fine definitivamente alla questione “laghetto valsorda”- sottolinea Loreti – basterebbe solo ricorrere alle Scienze geologiche: la loro genesi è da ricercare nel fenomeno carsico che caratterizza tutta la dorsale appenninica. Carsismo testimoniato dalle tante ed importanti grotte e cavità rinvenute, dai tantissimi inghiottitoi presenti in tutte le faggete, dalle ‘troscie’, dai pozzi carsici (vedi quello del M. Serrasanta a 1360 m di quota, a ridosso dell’Eremo, ricco di acqua potabile), dai paleoinghiottitoi, dalle forre, dai campi solcati, dalle doline scodelliformi ed inbutiformi, (vedi “Buca della neve” del M. Maggio), dai fontanili, dai trocchi e fontane di fondovalle. Ma soprattutto dall’assenza di reticolo superficiale: è proprio l’assenza di acqua circolante in superficie, a togliere alcun dubbio sul carsismo dell’Appennino.
I testi di geologia, geomorfologia, idrogeologia – bibliografia che Mara Loreti cita puntualmente nel documento inviato alla nostra redazione – “ci dicono che sono dei dulciacquicoli lentici montani la cui genesi va ricercata nell’azione carsica solubilizzante la roccia carbonatica non pura, associata all’azione residuale delle acque che hanno prodotto terre rossastre argillose-limose radunate poi, per dilavamento, all’interno della linea di impluvio della depressione doliniforme, fungendo da strato impermeabile. Succede molto raramente ma qui in Valsorda di Gualdo Tadino è successo, tanto tempo fa”.
“Non ci sembra dover aggiungere altro – concludono dall’Associazione – Se non che, chiunque abbia la pretesa di gestire un bene collettivo, appartenente ai cittadini di Gualdo Tadino, dovrebbe conoscere il territorio, conoscere le disposizioni normative che lo regolano, conoscere le disposizioni proprie delle Comunanze relative al pascolo e legnatico”.
Citando le normative, Loreti ritiene che la Comunanza debba vigilare e che l’ordinanza del sindaco Presciutti debba essere fatta rispettare dagli organismi preposti.