“L’ex ospedale Calai è stato chiuso dalla stessa corrente politica che oggi ne chiede la rivalutazione e che voleva fino a pochi mesi fa l’abbattimento di una parte consistente della volumetria, per ragioni che loro sanno essere infondate anche se affermano il contrario”. Parole di Alessia Raponi, capogruppo della Lega nel consiglio comunale di Gualdo Tadino che mette l’accento sul fatto che “quella stessa parte politica oggi ne approfitta, demagogicamente, per protestare contro la Regione a guida Lega”.
“Tutti conosciamo i fatti e la storia di questo ospedale – scrive la Raponi – dal glorioso inizio fino alla pietosa e vergognosa chiusura. E nulla va dimenticato. E’ facile dire: pensiamo al presente. Invece dobbiamo partire dal passato per arrivare al presente. Perché non è facile rianimare i morti. Bisogna prevenirle, le morti. E facile invece addossare ora la responsabilità a chi da soli 9 mesi governa la Regione Umbria. Ed è altrettanto facile ora far muovere i sindacati per fare un sit-in di protesta di fronte all’ex nosocomio per affermare strumentalmente che, guarda caso, ‘oggi è il momento buono per intervenire da parte della Regione‘”
Alessia Raponi denuncia i dodici anni di ritardo e il fatto che si prenda ora a pretesto la situazione emergenziale. Inoltre segnala che era stata lei per prima ad aver pensato di adibire il Calai a Covid Hospital tanto da aver sottoposto la questione all’attuale assessore regionale alla sanità Luca Coletto. “L’Assessore mi ha riferito che per predisporre a Covid Hospital un ospedale chiuso da anni, occorrerebbe troppo tempo per le verifiche impiantistiche e le riparazioni necessarie. Questo anche se a livello strutturale non esistessero problemi e comunque i costi sarebbero ingenti. Ha anche aggiunto che per gli asintomatici la Regione ha stipulato una convenzione con Federalberghi per garantire non solo capillarità sul territorio, ma anche soldi per un settore martoriato e soprattutto perché ci sarebbe la disponibilità di locali a norma con gli impianti collaudati“.
“Prima di fare sit-in chiedendo cose impossibili – conclude la consigliera comunale – sarebbe quindi necessario informarsi bene e non dare false speranze ai cittadini su qualcosa di impossibile da attuare solo per gettare fumo negli occhi facendosi vedere attivi per poi dare le colpe alla attuale Regione. Per di più puntualizzando il dato dei 30 milioni di euro stanziati dal Governo per la sanità umbra che non si sa se e quando arriveranno. Un morto non si rianima e non si rianima ad intermittenza. Dovevano pensarci prima a non fare scelte scellerate sulla pelle dei cittadini sia a livello di sanità che di economia locale”.