Francesco Sepioni è un medico, ma anche una persona a cui piace tantissimo l’avventura. A gennaio uscirà il suo libro “L’Arca di Noè tra mistero e realtà” nella quale riporta le sue ricerche sul reperto archeologico più importante di tutti i tempi.
Il medico gualdese, in servizio presso l’ospedale di Branca, in questo libro presenta l’esito delle sue cinque avventurose spedizioni, delle quali quattro affrontate in solitario, sul monte Ararat, in Turchia, e dello studio condotto a partire dai reperti archeologici, articoli scientifici, fotografia racconti degli esploratori del passato e immagini satellitari.
Sul monte Ararat diverse testimonianze nel corso di secoli e fino ai giorni nostri, tra cui quelle di numerosi archeologi, portano a pensare che vi sia sepolta sotto un ghiacciaio una grandissima struttura in legno che da più parti indicano come simile a una enorme imbarcazione.
“L’Ararat è una montagna vulcanica, un luogo impervio con ghiacciai perenni e popolata da animali selvatici – ha raccontato Francesco Sepioni a Radio Tadino – Nel libro ho riversato in parte la mia professione di medico legale. L’ho scritto se come fosse una perizia, confrontando le prove scientifiche, le foto che ho realizzato e i fatti storici.”
LA NUOVA SFIDA: L’ANTARTIDE – La sua passione per l’esplorazione lo porterà ora in Antartide con una missione oceanografica italiana che partirà giovedì 3 dicembre. Sarà il medico di bordo della rompighiaccio italiana “Laura Bassi” ed è stato scelto sia per la sua qualifica professionale di medico dell’emergenza-urgenza, in servizio presso l’ASL 1, che per le sue precedenti esperienze su navi e per le sue esplorazioni anche in solitario. “Per loro ero il candidato ideale – racconta a Radio Tadino – e così, dopo aver effettuato tutta una serie di test fisici coi quali ho conseguito l’idoneità Antartica, mi hanno scelto.”
Sepioni volerà giovedì prossimo alla volta della Nuova Zelanda dove, dopo un periodo di quarantena rigida di 14 giorni, obbligatoria al fine di mantenere l’Antartide Covid-free, il 24 dicembre dal porto di Lyttelton si imbarcherà sulla rompighiaccio italiana con la quale raggiungerà l’Antartide e la stazione Mario Zucchelli nell’area denominata Baia Terra Nova. Avrà la responsabilità medica del gruppo di circa 80 persone che salirà sulla nave, oltre che igienico-sanitaria dell’imbarcazione.
La nave da ricerca condurrà una brevissima campagna oceanografica volta alla conservazione e alla manutenzione della strumentazione dell’Osservatorio Marino fino ad arrivare a Baia Terra Nova da dove ripartirà il 24 gennaio con tutto il personale ancora rimasto presso la Stazione Mario Zucchelli.
La spedizione della quale fa parte Francesco Sepioni durerà quindi circa 50 giorni. “Passerò il Capodanno in Antartide in mezzo agli scienziati e questo per me è strabiliante”
La 36a Spedizione italiana in Antartide è finanziata dal Ministero dell’università e ricerca (MUR) nell’ambito del Programma nazionale di ricerche in Antartide (PNRA) e gestita dall’ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica e dal Cnr per la programmazione e il coordinamento scientifico.