Il nostro territorio si conferma ancora luogo di grande ispirazione per le arti tutte. Parliamo di letteratura oggi, e d’un nuovo libro, “Jane Eyre ed io”, di Monica Pica, ormai pienamente a suo agio nell’ambito editoriale. Questo suo nuovissimo lavoro infatti, segue i precedenti “Il volto perduto”, edito dalla casa editrice Midgard, che ha curato anche questa sua ultima fatica letteraria, e “La ragazza della luna”, illustrato da Vittoria Maltese. Monica proviene dall’ambiente scientifico universitario, è ricercatrice al Dipartimento di Scienze Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Perugia; una chimica, ma dalle numerose vocazioni artistiche, che ben si sposano col lato scientifico, non ultima la pittura. Albert Einstein ci diceva che “La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero; è la fonte di ogni vera arte e di ogni vera scienza”, e per saziare le nostre curiosità allora, partiamo proprio dal nome del libro, evocativo, e perché no, anche un poco misterioso.
“Il titolo – ci spiega l’autrice – è un omaggio ad uno dei miei libri preferiti, Jane Eyre di Charlotte Brontë, e l’ho fatto legando ad esso la vita della protagonista, Maria Sole, che lo riceve in dono dalla sua maestra delle elementari”. La narrazione diventa però un modo per addentrarsi in una sfera di problematiche che ancora oggi, purtroppo, viviamo costantemente. Monica continua rivelandoci come “Jane Eyre diventa quasi un ‘amuleto’, un manifesto di ispirazione al coraggio e alla libertà. Ma non c’è nulla di eroico nella vita di Maria Sole, una bambina prima, una donna poi, come tante altre nate negli anni ’70 in un paese del meridione che vive la sua vita nel nome di una parola,’ salvezza’. Salvezza da una società patriarcale a cui non ha mai sentito di appartenere o aderire, nonostante fosse circondata da modelli femminili che evocavano ubbidienza, sottomissione, maternità nel senso deleterio del termine, cioè ‘incubatrice’ materiale di marmocchi. Maria Sole non intraprende battaglie collettive o sociali, non si fa paladina di diritti, semplicemente vive la sua vita, attuando una ribellione silenziosa ma non per questo meno significativa.”
Una tematica molto importante e presente dunque, che rispecchia in modo impeccabile i tempi che stiamo vivendo; ma c’è di più, perché Monica, spiegandoci brevemente l’ambientazione, conclude rivelandoci altri fondamentali dettagli: “‘Jane Eyre ed Io’ nasce e si sviluppa nell’arco di 30 anni circa, tra il sud Italia e Roma, saccheggia ricordi della mia infanzia, personaggi, odori e colori, che ho donato a Maria Sole, permettendole di vivere la sua vita, calpestando con i suoi passi i luoghi della mia esistenza.”
Chiudiamo allora con una frase della stessa Charlotte Brontë: “essere insieme equivale per noi a sentirsi al tempo stesso liberi come in solitudine e lieti come in compagnia.” E quale più affollata solitudine d’un buon libro possiamo trovare oggi per fuggire il frastuono di questi giorni? Soprattutto se può essere stimolo alla riflessione per ognuno di noi.