- articolo di Sandro Bianchini (medico veterinario, presidente Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Perugia)
Premessa: lo scopo di questa comunicazione è fare chiarezza sulla vicenda che ha coinvolto il lupo “Wotan”, nome attribuito al malcapitato animale dalle colleghe che collaborano con me nella struttura della quale sono il direttore sanitario, l’Ambulatorio Veterinario San Rocco di Gualdo Tadino. Wotan (Odino) è una delle principali divinità del pantheon norreno ed in particolare dio della guerra, della magia, della sapienza e della poesia.
Nulla vuole essere propaganda o altro per la struttura che dirigo, ma solo divulgazione di considerazioni e opinioni di un medico veterinario sull’annoso e sempre più frequente fenomeno dell’abbandono di esche avvelenate.
Sì, ancora un lupo avvelenato, per fortuna con un epilogo favorevole che vede il nostro predatore degli Appennini fuori pericolo.
Ricordo benissimo l’ultimo episodio di avvelenamento di un Lupo-Canis Lupus Italicus: era il 4 marzo 2013, da allora abbiamo avuto due malcapitati lupi nei lacci e molti altri animali domestici che hanno incontrato ed assunto bocconi avvelenati. Alcuni purtroppo non ce l’hanno fatta, dopo straziante sofferenza, altri hanno ritrovato l’affetto dei loro proprietari.
Mi corre l’obbligo ricordare, come presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari della provincia di Perugia, che tutti noi medici veterinari siamo obbligati a fare regolare denuncia di avvelenamento anche sulla base di un semplice sospetto, seguendo le indicazioni riportate nella legge regionale 22 ottobre 2001, n. 27, Art. 6 (Compiti del medico veterinario) e dell’Ordinanza del Ministero della Salute del 12 luglio 2019 che modifica le ordinanze precedenti e che viene prorogata dall’ordinanza 10 agosto 2020 sempre concernente le “Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati”. La denuncia, ora per Pec, semplifica molto la procedura. Va inviata al sindaco del comune dove è avvenuto l’avvelenamento e alla Usl territorialmente competente, i quali agiranno in base alle proprie competenze che la norma prevede.
Torniamo al nostro lupo. Nella mattinata del 9 febbraio sono stato contattato telefonicamente da un automobilista, G.F., che aveva notato l’animale barcollante lungo la statale Septempedana che collega l’Umbria con le Marche, all’altezza della località di Bagnara nel comune di Nocera Umbra. Arrivato sul posto ho notato subito la gravità del caso: scialorrea, tremori muscolari, dissenteria, convulsioni e logicamente depressione del sensorio, una sintomatologia acuta molto grave riconducibile ad avvelenamento.
Fatte le prime cure del caso e sentito il comandante della locale stazione dei Carabinieri Forestali di Nocera Umbra e in concerto con il Comando Provinciale dei Carabinieri Forestali, si è spostato l’animale, dopo una blanda sedazione e messo in sicurezza, dal luogo del ritrovamento all’ambulatorio veterinario nel più breve tempo possibile, per le cure del caso.
Il lupo è un maschio di circa tre anni, peso 35 kg di muscoli, altezza circa 75/80 cm. al garrese, bellissimo esemplare. Con estrema soddisfazione di tutti noi, si è notato subito dalle prime ore dopo le cure un progressivo miglioramento fino a constatare con estrema soddisfazione di tutti noi, a distanza di trentasei ore, che il lupo riazzannava e gradiva carne fresca.
Contattato da WildUmbria, un’associazione con medici veterinari e personale competente il cui scopo è quello di conservare e valorizzare la biodiversità attraverso la tutela dell’ambiente e della fauna, la didattica ambientale e la divulgazione scientifica, che dal 2017 si è aggiudicata, in concessione dalla Regione Umbria, il servizio di recupero della fauna selvatica ferita o in difficoltà su tutto il territorio regionale, si è deciso, per non recare ulteriori e inutili stress al lupo, visto anche il suo progressivo recupero, e in concerto con i Carabinieri Forestali, di continuare le cure presso la nostra struttura.
Con il dottor Marco Gobbi, medico veterinario di WildUmbria, si è deciso quali campioni prelevare ed inviare all’IZSUM di Perugia per gli accertamenti diagnostici di laboratorio al fine di identificare il tossico usato per produrre l’esca avvelenata e come procedere fino al momento della liberazione del lupo, oltre alla valutazione di altri parametri.
Oggi posso affermare che il lupo “Wotan” sta meglio grazie anche alle mie colleghe di struttura, le dottoresse Emma Baiocco e Carla Matteraglia che, con dedizione e molta pazienza, hanno posto attenzione e cure affinché il lupo non subisse eccessivi stress.
La speranza è quella di poterlo presto liberare nel suo ambiente naturale, di riportarlo alla sua vita selvaggia lontano, si spera, dalla stupidità e dalla cattiveria dell’uomo.
Purtroppo questo dell’avvelenamento è un fenomeno diffuso, gravissimo e deplorevole perché l’abbandono di esche e bocconi avvelenati in varie zone della nostra regione porta a determinare che le vittime di questo fenomeno sono, sempre più spesso, i magnifici esemplari di lupi, poiane, rapaci in generale del nostro Appennino e animali domestici quali cani e gatti.
Il maggiore fattore di rischio per il lupo, specie integralmente protetta, è rappresentato dalla pressione antropica, esercitata perlopiù attraverso il bracconaggio: armi da fuoco, ma soprattutto bocconi avvelenati e lacci. Il corpo dei Carabinieri Forestali è molto attento a questo fenomeno e sta lavorando per individuare i responsabili.
Anche questa volta è andata bene grazie alla segnalazione di un cittadino: l’altra volta era un cacciatore e mi piace ricordarlo perché non sempre si può associare questo fenomeno (dell’avvelenamento, n.d.r.) alle lotte venatorie per proteggere la selvaggina presente e usata per il ripopolamento o tra raccoglitori di tartufi, anche se certe circostanze potrebbero indurlo a pensare.
Sicuramente sia il cacciatore del 2013 che l’automobilista di martedì 9 febbraio, sono persone responsabili, che, avvistato il lupo agonizzante, hanno determinato con la loro segnalazione il pronto intervento di un medico veterinario, garantendo all’animale di poter ancora dire la sua nel delicato mondo della biodiversità e del suo ecosistema.
Questo per dire che nel momento in cui un proprietario di animale domestico si trovi ad affrontare un avvelenamento del suo animale, la cosa più importante da fare è contattare il proprio medico veterinario: lui saprà indicare cosa fare nell’immediatezza o correre presso la struttura veterinaria più vicina.
“Finché ti morde un lupo, pazienza. Quel che secca è quando ti morde una pecora” (A. Bloch).
(Sandro Bianchini)