La Seconda Commissione consiliare regionale nei giorni scorsi ha dato il via libera agli emendamenti proposti dall’assessore Morroni alla legge regionale sulle acque minerali 22/2008. Il testo approderà in aula la prossima settimana per essere discusso dall’Assemblea legislativa.
A tal proposito, con una lettera inviata a molti soggetti istituzionali, a cominciare dal Presidente del Consiglio, nove enti che rappresentano i domini collettivi della zona di Gualdo Tadino, Nocera Umbra, Costacciaro e Scheggia-Pascelupo fanno sentire la propria voce contestando quanto fatto sapere dalla Regione.
“Contrariamente a quanto comunicato, la Regione Umbria non ha mai coinvolto gli Enti Esponenziali, le Comunanze e Università Agrarie in alcun lavoro preparatorio, non ne ha affatto recepito i suggerimenti, e si appresta ad approvare una Legge Regionale sulle acque contenente gravissime illegittimità.“
Gli emendamenti, fanno notare Comunanze e Università, “si erano resi necessari dalle osservazioni sollevate dalla Autorità’ Garante della Concorrenza e del Mercato in relazione sia in merito a specifici articoli di suddetta legge, sia specificatamente al rinnovo di concessione “Rocchetta”, che violano numerose normative nazionali e comunitarie.”
“Particolarmente gravi – riporta la nota – le dichiarazioni contenute in tali comunicati“, secondo cui i lavori avrebbero recepito le indicazioni emerse nel corso della fase partecipativa, in particolare da parte delle Comunanze Agrarie. “Nulla di più lontano dalla verità”, sottolineano.
“Alcune Comunanze ed Università avevano sì inviato, in data 2 gennaio 2021, una loro proposta di emendamento. Ma non sono state successivamente mai invitate per un confronto sul disegno di legge, né tantomeno sull’emendamento proposto”, che, evidenziano, non è stato accolto.
Comunanze ed Università hanno quindi inviato agli Enti interessati e coinvolti una “puntuale ricostruzione dei fatti e, soprattutto, delle numerose violazioni per l’ennesima volta contenute nella legge che la Regione Umbria si appresta ad approvare”.
Questi enti sottolineano che la “Regione Umbria intende approvare, nuovamente, una legge regionale per l’utilizzo delle acque minerali senza escludere i corpi idrici appartenenti alle proprietà collettive“. Tutto questo, per Comunanze e Università, andrebbe in violazione della legge 168/17, “invadendo proprietà e diritti altrui”, del “costante orientamento della Corte Costituzionale e dei principi da essa tutelati, invadendo impropriamente con una norma legislativa regionale la disciplina dei diritti di uso civico, andando ben oltre le prerogative di mera funzione amministrativa assegnate dallo Stato alle regioni stesse.” E inoltre violerebbe “l’esclusiva competenza statale in relazione ai vincoli paesaggistici sui beni di uso civico” e l’articolo 117 della Costituzione “che riserva al legislatore statale la competenza sulla tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.“
Le Comunanze ed Università ribadiscono quindi che gli emendamenti proposti dall’assessore Morroni non provengono dagli enti collettivi umbri, “ma soprattutto – sottolineano – che l’emendamento che prevede un mero corrispettivo economico per il mutamento di destinazione d’uso dei terreni a uso civico – come se si trattasse di una semplice questione economica e non di legalità, tutela dell’ambiente e dell’interesse delle comunità che lo abitano – è del tutto illegittimo e in contrasto con le disposizioni di legge costituzionali e comunitarie e con gli statuti degli Enti collettivi.“
Qualora la Legge Regionale venga comunque adottata, Comunanze ed Università annunciano che ricorreranno immediatamente alle autorità preposte e invitano gli organi regionali a modificare questo disegno di legge e invitano “il Governo e gli Uffici governativi a vigilare sull’operato della Regione Umbria”.
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