I cittadini si fanno carico del patrimonio archeologico gualdese e lo fanno partendo dal Pozzo Romano e dalla sua Valorizzazione.
Il sito della Tadinum Romana è stato da sempre, con il suo pozzo e con le scoperte fatte in diverse campagne di scavi, uno dei siti più significativi della storia cittadina, insieme all’insediamento di età preromana di Colle i Mori. Un sito di cui da tante parti viene chiesta una valorizzazione e una musealizzazione, che spesso si scontra con problemi burocratici ed economici.
Ma in città c’è chi non si dà per vinto e prosegue un’opera che tende a valorizzare la storia della città e quello che essa può rappresentare. In questo senso è l’operato del Gruppo Archeologico Appennino Umbro Marchigiano, coordinato dal gualdese Sebastien Mattioli. Dopo il rinvio causa coronavirus delle iniziative per tutto il 2020, nelle giornate di domenica 16 e di sabato 22 maggio, i volontari si adoperano per la sistemazione dell’area intorno al Pozzo di Tadinum e nell’area adiacente soggetta a vincolo archeologico, dove sono riemerse nella campagna di scavi 2004-2009 l’area termale, il Forum Pecuarium, il Sacello di Ercole e la grande Domus.
Musealizzare, realizzare un parco archeologico ed integrare il Museo Archeologico Antichi Umbri e il Museo Civico Rocca Flea anche con gli straordinari reperti di Colle I Mori, sito di importanza nazionale, è impresa costosa e piuttosto articolata di questi tempi, che necessita di molte risorse economiche, in un periodo storico in cui è assai difficile reperirle, soprattutto per imprese di carattere culturale.
Sia le amministrazioni pubbliche che gli investitori privati e le fondazioni culturali, pur avendo una ferma volontà e credendo nel progetto, sono comunque in forte affanno in merito alle spese di gestione, manutenzione e valorizzazione del patrimonio culturale già musealizzato e quindi risulta lungo e pieno di ostacoli il cammino che conduce alla creazione di nuovi spazi museali.
“A ben vedere però, se si riesce a guardare un pochino oltre il limite dell’immediato, l’investimento di carattere culturale è quello che rende di più – sostiene il Gruppo Archeologico Appennino Umbro Marchigiano – Applicando la regola dell’impresa sappiamo, infatti, che il saggio imprenditore è quello che investe oggi per raccogliere domani o anche domani l’altro, ma il suo provento sarà il doppio di quello che ha investito.
Investire dunque nel parco archeologico e nella valorizzazione del tesoro archeologico di questa città è un impegno che frutterebbe addirittura una doppia rendita: da una parte si creerebbe una nuova voce di entrata al capitolo turismo culturale della città di Gualdo Tadino sappiamo anche del progetto che interesserà la zona nel percorso della ciclovia Foligno-Fossato di Vico, che avrebbe qualcosa in più da offrire al visitatore, il quale sarebbe stimolato a venire qui da un’offerta più ampia di bellezze storico artistiche, andando ad arricchire così il circolo virtuoso dell’economia cittadina.
Dall’altra si offrirebbe ai gualdesi un ulteriore motivo di orgoglio e di amore per la propria città, un’altra occasione per arricchire se stessi, per evolversi, per riconoscersi e identificarsi in questa comunità, vivificandola, ridandogli il lustro che merita perché tutti la sentirebbero degna di rispetto e di cura come accade con tutto ciò che viene riconosciuto come “Bello”, e ciò che è bello si ama, si cura, e quindi si fa del tutto per conservarlo al meglio.”
“E, anche se può sembrare paradossale, il primo mattone di questo enorme edificio lo devono porre i cittadini stessi – prosegue il Gruppo Archeologico Appennino Umbro Marchigiano – perché i lavori per la valorizzazione di queste meraviglie non iniziano dal reperimento di un enorme finanziamento che dia inizio alla musealizzazione del parco archeologico (questo è il secondo passo), ma dalla presa di coscienza di tutta la cittadinanza che riconoscerla bellezza e il valore di questo patrimonio, che lo sente proprio, e comprende l’enorme significato che assume il fatto di difenderlo e preservarlo per la collettività di oggi e di domani, che ne sente la responsabilità come propria di fronte ai propri figli che non devono essere privati di tanta ricchezza.
Solo in questo modo si crea lo spazio concreto nel quale possa agire la bella energia che i gualdesi hanno dimostrato più volte di avere, realizzando concretamente imprese ben più ardue di questa, ma soltanto perché ne sentivano vive le cause nel proprio cuore.
Un sentito ringraziamento va alla Soprintendente archeologica “Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria” Elvira Cajano, alla Dott.ssa Marica Mercalli, al responsabile di zona Giorgio Postrioti e alla Dott.ssa Barbara Venanti.”