Come annunciato nel nostro ultimo articolo abbiamo approfondito la questione della recinzione del laghetto di Valsorda ponendo, in sedi separate, le stesse domande al sindaco di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti e ai rappresentanti della Comunanza Agraria Appennino Gualdese.
– di Chiara Giombini
- Di chi è la proprietà del laghetto ora recintato e dei terreni limitrofi sulla Valsorda?
Sindaco: Dalle verifiche effettuate risulta che il laghetto ancora, essendo la questione sub iudice (controversia sui terreni ad uso civico ancora aperta a livello legale, ndr), è del Comune. I terreni circostanti, invece, sono dell’Easp che ci ha autorizzati a fare l’intervento di recinzione, gran parte degli altri della cosiddetta “spianata” sono di proprietà privata e, quindi, non possono essere adibiti a pascolo. Anche da questo si evince che il laghetto non è un abbeveratoio per gli animali da pascolo.
Comunanza: La troscia di Valsorda è proprietà collettiva, quindi della Comunanza Agraria Appennino Gualdese, attualmente “sub iudice” ovvero in attesa della conclusione del processo di riassegnazione da parte del competente Commissariato agli Usi Civici. Come tutte le proprietà sub iudice il protocollo d’intesa, firmato da Comune e Comunanza, prevede solo azioni e decisioni che siano di comune accordo tra Comune e Comunanza. I prati di Valsorda sono per la quasi totalità di proprietari privati.
- Come si è arrivati alla scelta della recinzione del laghetto?
Sindaco: dal 2016 tutti i contratti del pascolo sono in capo alla Comunanza che riscuote i relativi canoni. Al Comune non è stato mai consegnato, neanche per conoscenza il Piano di pascolo, che è un adempimento obbligatorio all’interno del quale, fra le altre cose, deve essere previsto l’approvvigionamento idrico per gli animali. A luglio ho inoltrato una richiesta al Prefetto e i vigili del fuoco hanno portato 16mila litri di acqua nell’abbeveratoio di Valmare, ma questo spettava alla Comunanza. Ho fatto comunque la richiesta perché alla tutela degli animali ci tengo. Non risultano all’amministrazione comunale nell’area della Valsorda, storicamente frequentata da cittadini e turisti non solo nel periodo estivo, aree di dominio collettivo adibite a pascolo. Inoltre, dagli studi storici e da quelli effettuati dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia nel 1962, si evince in maniera molto chiara la natura carsica del laghetto. Sulla scorta di questo, la Regione Umbria e la Soprintendenza, con più di un atto hanno chiesto e poi autorizzato un intervento per tutelare la biodiversità del laghetto. L’alternativa alla recinzione effettuata era mettere una staccionata di alluminio alta due metri. Quella di legno, invece, non era possibile in quanto verrebbe divelta dagli animali da pascolo. Abbiamo scelto la soluzione meno impattante. La seconda fase dell’intervento sarà la bonifica del laghetto. Si è arrivati a tutto questo perché, ad esempio, le mucche andavano tutti i giorni a pascolare non governate, a differenza di quanto previsto dalla normativa e, oltre a creare problemi ecologici al laghetto, che non è un abbeveratoio, imbrattano i prati, hanno rovinato staccionate, giochi e altro sulla Valsorda e hanno messo a rischio anche l’incolumità delle persone.
I pascoli, come faceva il Comune prima del 2016, vanno governati e gli animali vanno abbeverati a Valmare, sul Monte Penna e sulla Chiavellara dove ci sono gli appositi abbeveratoi che vanno riforniti di acqua da chi gestisce il pascolo, ovvero dalla Comunanza.
Il Comune è stato autorizzato a recintare il laghetto soltanto durante il periodo del pascolo, dunque durante l’autunno e l’inverno deve essere tolto, a meno che la Comunanza non gestisca come andrebbe fatto il Piano di Pascolo, se c’è. Ad oggi, in Comune, non è mai stato consegnato. Se il Piano c’è, venga reso pubblico.
Comunanza: l’Amministrazione Comunale ha da tempo deciso di violare il protocollo d’intesa sottoscritto. Invece di seguire o agevolare l’applicazione di soluzioni già individuate di comune accordo con l’Assessore all’Ambiente due anni fa, ignorando qualsiasi dialogo ha inteso necessario agire in completa autonomia. Gli effetti sulla fauna e sul paesaggio di Valsorda determinati dalla ormai famosa recinzione elettrificata, richiesta dai soliti noti e costruita dall’Amministrazione Comunale, sono sotto gli occhi di tutti. Qualsiasi commento sarebbe quindi superfluo e oggetto di strumentalizzazione. Riteniamo doveroso però un chiarimento. Riteniamo doveroso però un chiarimento. I pascoli montani sono valori paesaggistici e serbatoi di biodiversità, tutelati in tutto il mondo e a cui non si può rinunciare. Valsorda non è interessata da nessun contratto di pascolo. Al contrario delle trosce, i prati di Valsorda non sono di proprietà della Comunanza ma di uno svariato numero di soggetti privati e i bovini, spesso non opportunamente sorvegliati dai proprietari, li invadono oltrepassando i confini dei terreni affittati.
- Se ci sono stati problemi con il pascolo delle mucche, chi doveva intervenire per far rispettare le regole e/o eventualmente multare?
Sindaco: deve intervenire la Comunanza per far rispettare il Piano di Pascolo se sconfinano e, se occorre, deve chiamare i carabinieri forestali o, comunque, le forze dell’ordine.
Comunanza: gli organi competenti, ovvero gli organi di pubblica sicurezza, sono gli unici che possono intervenire nel momento in cui allevatore/pastore non esegue il pascolo correttamente su proprietà altrui. Magari su denuncia dei proprietari dei terreni. La Comunanza può intervenire sui terreni che affitta (quindi non quelli di Valsorda) solo in caso di violazioni dei termini contrattuali.
- E’ vero che ci sono due progetti presentati in Regione per la realizzazione di abbeveratoi sulla Valsorda?
Sindaco: A me risulta che il gestore, quindi la Comunanza, ha l’obbligo di ripristinare la vecchia fogna in disuso dell’ex ristorante Il Narciso per portare l’acqua, a sua cura e spese, per realizzare un abbeveratoio nell’area adibita al pascolo, quella che molti gualdesi chiamano “La fonna”.
Comunanza: Sì, ci sono due distinti progetti, uno concordato con l’Assessore all’Ambiente per la messa in sicurezza della troscia di Valsorda e posizionamento di nuovi trocchi fuori Valsorda. Un secondo per il potenziamento di punti di abbeveraggio fuori Valsorda. Per risolvere il problema due anni fa, di concerto con l’assessore all’ambiente Paola Gramaccia e con il parere positivo della Regione Umbria, cominciammo a progettare una soluzione che prevedesse una recinzione della troscia da realizzare in legno e coerente con quelle già presenti in Valsorda, che minimizzasse l’impatto paesaggistico, dotata di varchi asimmetrici che avrebbero consentito il passaggio dell’uomo e di tutti gli animali ad esclusione di quelli di grossa taglia come mucche e cavalli e una nuova conduttura che, sfruttando i già esistenti scarichi interrati del vecchio albergo Narciso, scendesse fino all’esistente capanno dei cacciatori (fuori dalla Valsorda): in quest’area, su terreno della collettività gualdese (Comunanza) avremmo realizzato nuovi trocchi per l’abbeveraggio di ogni animale, anche di grossa taglia. Questo progetto fu presentato due anni fa in Regione Umbria per essere finanziato con fondi PSR, e annunciato con un comunicato congiunto tra Comune e Comunanza. Perché un comunicato congiunto? Perché la troscia di Valsorda fa parte di quelle proprietà appartenenti alla proprietà collettiva dei gualdesi ancora da restituire. Il protocollo d’intesa, firmato da Comune e Comunanza, prevede per queste proprietà ancora “sub iudice” solo azioni e decisioni che siano di comune accordo tra Comune e Comunanza. Ma l’amministrazione Presciutti ha arbitrariamente deciso di fare carta straccia di questo protocollo, rinnegandolo dopo averlo sottoscritto.
Nel frattempo il progetto è ancora bloccato in Regione. Oltre a noi, nessun amministratore gualdese si è mai mosso per sbloccarlo, neanche quelli che in questi due anni non hanno mancato occasione di sottolineare il “gravissimo problema delle vaccine a Valsorda”: c’è dunque la volontà di risolverlo o solo quella di creare un “caso” ? I cittadini gualdesi hanno potuto constatare che nell’anno in cui il “problema vaccine” era praticamente assente – grazie anche al nostro deciso dialogo con l’allevatore, unico responsabile della custodia degli animali – l’Amministrazione ha continuato a violare il protocollo d’intesa e ha autonomamente deciso la costruzione del recinto elettrificato. Ci siamo rammaricati di questo comportamento, ma non stupiti: d’altronde questo è l’anno della miracolosa riscoperta della montagna, in cui dopo decenni di abbandono da parte delle amministrazioni improvvisamente tutte le progettualità si sono spostate più “in alto”, anche a scapito della città. Nel frattempo, lontano dai riflettori e senza ironici hashtag, silenziosamente abbiamo ripristinato numerosi punti di abbeveraggio distribuiti lungo il nostro Appennino Gualdese: i trocchi del Fontanile di Rigali, i trocchetti di Palazzo Mancinelli, il fontanile dei Renacci, stiamo completando il restauro del Fontanile di Campetella e altri ve ne sono in programma nel contesto del progetto “la Montagna delle Meraviglie”. Così da valorizzare luoghi della storia e della memoria comune, ma contemporaneamente salvaguardare tutta la fauna delle proprietà collettive.
- Come si può arrivare ad un accordo tra il Comune e la Comunanza per gestire al meglio i cosiddetti beni comuni?
Sindaco: In tutti questi anni, e ho tanti documenti e atti che lo dimostrano, ho tentato di confrontarmi con la Comunanza, ma come risposte ho ottenuto denunce e ricorsi in sede civile e penale e non mi riferisco soltanto alla questione Rocchetta, oppure non ho affatto ricevuto risposte o sono stati chiesti soldi al Comune. Continuerò a fare, insieme all’amministrazione comunale, quello che ritengo più giusto per la collettività come, ad esempio, chiedere il rifornimento di acqua per gli abbeveratoi anche se competeva alla Comunanza. O riconoscono o rispettano le istituzioni democraticamente elette dai cittadini, Comune, Regione e Stato, oppure, se proseguono con questi comportamenti non credo che fanno il bene comune.
In ultimo, permettetemi però di aggiungere, in merito alle polemiche sui social, che sono 30 anni che faccio politica e ho imparato ad accettare le critiche, anzi ben vengano se sono costruttive perché potrebbero aiutare a fare meglio, però non accetto la maleducazione, l’odio gratuito e la diffamazione e su questo tutelerò sia la mia persona che l’istituzione che rappresento pro tempore, il Comune.
Comunanza: L’accordo c’è già, ed è il protocollo d’intesa sulle proprietà ancora sub iudice. Si può arrivare all’accordo solo se l’Amministrazione comunale tiene fede a quanto già sottoscritto. Ma temiamo che fino a che non si risolve la questione Rocchetta, non ci sia alcuna possibilità con l’attuale amministrazione. Mentre attendiamo la riassegnazione definitiva di tutte le proprietà per procedere con progetti di buon senso lontani dalla corrente elettrica, ci uniamo al grande appello cittadino per l’eliminazione della elettrificazione.