La Sala Giunta della Provincia di Perugia da ieri è la Sala “Gino Scaramucci”.
Con una cerimonia a cui ha preso parte tra gli altri la figlia ed ex parlamentare, Alba Scaramucci, la Sala Giunta, ubicata al secondo piano del Palazzo provinciale, è stata intitolata ieri mattina “ad una delle figure umbre più importanti del secondo Dopoguerra”.
Accogliendo la proposta giunta dal comitato promotore, la Provincia ha così deciso di rendere omaggio a quello che è considerato “tra i punti di riferimento più autorevoli del movimento di rinascita dell’Umbria”.
E’ stato presidente provinciale dal 1953 al 1964, dopo aver partecipato all’organizzazione della Resistenza ed essere stato dirigente del Pci.
Tanti i traguardi raggiunti dalla Provincia di Perugia (tra le più grandi d’Italia in un’epoca in cui ancora non erano nate le Regioni) sotto la sua presidenza. In particolare si ricordano il Piano regionale di sviluppo (primo esempio di pianificazione regionale d’Italia); gli straordinari interventi sulla rete viaria; la realizzazione dei nuovi padiglioni maschili all’ospedale psichiatrico; gli importanti interventi nel campo dell’istruzione per garantire l’effettivo diritto allo studio, con l’erogazione di sussidi annui agli istituti.
“E’ una storia alta di moralità, impegno e passione quella di Gino Scaramucci – ha sottolineato il presidente della Provincia Sandro Pasquali – Un uomo che ha permesso all’Umbria di scoprire la Resistenza e l’alto valore della Repubblica e che ha consentito all’Ente provinciale di essere protagonista, sia come istituzione che attraverso i singoli soggetti”.
La figlia Alba ha parlato di “una giornata bella e commovente”. “Questa è stata la sua ultima casa politica – ha poi ricordato – per la quale si è molto speso e impegnato con onestà, coerenza e trasparenza. Oggi non si rende omaggio solo a lui, ma a tutti coloro che prima di noi hanno combattuto per la libertà e l’indipendenza di questo Paese”.
Per Alberto Stramaccioni, storico e docente universitario, Scaramucci è stato tra i più importanti amministratori italiani “che ha ribaltato l’immagine dell’amministratore comunista”.
Intanto non si ferma l’opera di ricostruzione dell’esperienza umana e politica di Scaramucci. Dopo la pubblicazione nei mesi scorsi del libro “Gino Scaramucci (1904-1966) comunista, antifascista, amministratore”, edito da Futura Edizioni, oggi è stata annunciata l’intenzione di istituire delle borse di studio in suo nome, per tesi che si occupano di antifascismo, impegno per la democrazia, emigrazione e integrazione.
BIOGRAFIA
Gino (all’anagrafe Angelo) Scaramucci nacque a Gualdo Tadino il 17 giugno 1904 da una famiglia numerosa e poverissima. Emigrò come minatore all’estero e nel 1927 entrò direttamente nel Partito clandestino di Parigi, dove operava il Centro estero giovanile del Partito Comunista d’Italia, diretto da Luigi Longo.
Intensa la sua attività politica a Parigi e dal 1930 al 1932 frequentò la Scuola Leninista di Mosca. Arrestato a Verona dalla polizia fascista nel 1933, venne condannato al confino a Ponza e a Ventotene, dove conobbe, diventandone amico, Giorgio Amendola. Dal 1936 al 1939 partecipò alla guerra civile spagnola.
Venne inviato a Terni subito dopo l’8 settembre 1943 come Segretario Provinciale del PCI, per organizzare la Resistenza e prendere contatti con gli altri esponenti politici antifascisti.
Dopo la caduta del fascismo è stato tra i primi quadri dirigenti comunisti a lavorare politicamente, da protagonista, anche nella sua terra umbra, per il rafforzamento dell’organizzazione del partito.
Consigliere comunale a Gualdo Tadino dal 1952 al 1956 e dal 1960 al 1966, dopo le prime elezioni per il Consiglio provinciale di Perugia venne eletto Presidente della Giunta Provinciale, carica che mantenne per 12 anni fino al 1964. Proprio per la sua formazione ha conferito all’impegno di amministratore pubblico una forte connotazione politica