Una diffida formale affinché le amministrazioni non proseguano nell’iter procedimentale riguardo i progetti di recupero della Valle del Fonno e del costone roccioso nell’area della Rocchetta è stata inviata dalla Comunanza Appennino Gualdese al sindaco di Gualdo Tadino, alla Regione Umbria, ai consiglieri e assessori dei due enti e, per conoscenza, al Ministero della Giustizia, al Prefetto di Perugia e al Commissariato agli Usi Civici.
I due progetti, come affermato dal sindaco Presciutti la scorsa settimana, sono stati depositati presso la Conferenza dei Servizi ed entro la fine del mese potranno essere oggetto di variazioni e integrazioni, essendo stati portati alla partecipazione pubblica. Per dovere di cronaca va tenuto presente che il progetto del costone roccioso ha delle scadenze temporali ben precise (26 giugno 2022) che, qualora non rispettate, rischiano di far saltare il finanziamento di 750mila euro.
La Comunanza contesta l’incidenza degli interventi su proprietà altrui senza che il proprietario stesso, cioè la Comunanza, “sia stato coinvolto e abbia dato qualsivoglia assenso”.
Nell’atto di diffida l’ente montano ribadisce che, a suo avviso, l’intervento sull’area Rocchetta deve essere articolato con la chiusura dei pozzi Rocchetta “per mancanza di titoli abilitativi e paesaggistici”, l’immediata rimozione delle condotte di adduzione dell’acqua Rocchetta dai pozzi agli impianti di imbottigliamento “che si trovano sui terreni della collettività e che non risultano autorizzate” così come non potranno esserne installate di nuove, il corso del fiume Feo che deve essere riportato nello stato originario e fatto scorrere nel suo alveo naturale, il ripristino delle sorgenti nello stato in cui si trovavano prima della realizzazione dei pozzi, la gola della Rocchetta riportata nello stato in cui si trovava prima del 2013 ripristinando la viabilità pedonale e il transito dei veicoli in piena sicurezza.
Quanto all’area delle Fonti, la Comunanza chiede che vengano restaurati tutti gli edifici presenti nell’area (il ristorante e il grottino) e ripristinati secondo la loro struttura originaria, restaurata anche l’antica vasca con zampillo proveniente dalla roccia e riattivate le due fontanelle per il prelievo dell’acqua potabile, ripristinata l’area di fronte al ristorante e alla vasca e resa fruibile con panchine, area giochi e area bocce, servizi igienici e parcheggio.
L’Appennino Gualdese richiede che tutto ciò debba far parte di un progetto condiviso con lo stesso ente e che “un intervento diverso, anche parzialmente, da quanto illustrato non potrà essere in alcun modo accettato dall’Ente gestore della proprietà collettiva in quanto – scrive ancora la Comunanza – del tutto illegittimo, e/o inefficace e/o inesistente”.
Infine la Comunanza sul ripristino da essa indicato organizzerà degli incontri con la popolazione.
“Esiste la proprietà pubblica, quella privata e poi la proprietà collettiva, primo ordinamento dello Stato, più forte del concetto stesso di Stato – afferma la Comunanza Agraria Appennino Gualdese – Ma questo “modo di possedere” non è recepito nè dalla Regione Umbria nè dal Comune di Gualdo Tadino. E quindi, i due enti, ospitano e promuovono progetti di privati su terre altrui: della Comunanza Agraria Appennino Gualdese. Tali progetti vengono imposti all’Ente che rappresenta la proprietà collettiva e gestisce i territori dove gli stessi dovrebbero essere realizzati. E dunque si fa strame della legge e si procede sostenendo la società privata che li propone per suoi interessi.”