E’ ormai questioni di giorni: 244 lavoratori della ex Indelfab dipendenti dello stabilimento di Colle di Nocera Umbra e 245 dello stabilimento di Fabriano si vedranno recapitare la lettera di licenziamento.
La notizia era nell’aria ma ha trovato concretizzazione nei giorni scorsi dopo l’incontra al Ministero dello Sviluppo economico (Mise), tra i curatori fallimentari della Indelfab, i vertici del Ministero e le organizzazioni sindacali di Umbria e Marche. Si chiude così quella che è stata la vertenza sindacale più grande e lunga della provincia di Perugia.
A ricostruire la vicenda è Luciano Recchioni, delegato Fiom-Cgil. Una vertenza che, inizialmente a partire dal 2004, ha coinvolto 1250 dipendenti allo stabilimento di Colle, che lavoravano per la Antonio Merloni, e 1450 che lavoravano a Fabriano per la stessa azienda.
“Una vertenza che ha visto i sindacati impegnati a garantire per il maggior numero di persone e per il periodo più lungo possibile gli ammortizzatori sociali previsti dalla normativa, dalla cassa integrazione a tutti gli altri strumenti che hanno accompagno i lavoratori nell’arco di questo periodo. Questo ha permesso a tante famiglie di superare, seppur tra mille difficoltà, la crisi del 2008, che lungo la fascia appenninica si è fatta sentire più che altrove e, seppure in per meno nuclei familiari, una crisi pandemica ancora in corso e oggi una guerra che sta facendo galoppare l’inflazione”, sottolinea Recchioni.
“Con questo non ci si può dire contenti di come sono andate le cose. Quello che ci si aspettava da tutte le forze politiche che si sono succedute in questo periodo alla guida degli Enti locali, delle Regioni e del Governo era una politica per la riattivazione di posti di lavoro e non solo ammortizzatori sociali – prosegue il sindacalista – Invece questo periodo, dal commissariamento della Antonio Merloni in poi, abbiamo assistito al comparire nello scenario di un gruppo turco, nel 2009, un gruppo iraniano nel 2011 che si erano detti disponibili a rilevare l’azienda e a rilanciarla. Peccato che al momento delle firme sono improvvisamente spariti. Questi solo per citare alcuni esempi.”
“Certo gli ammortizzatori sociali hanno permesso ad alcuni di arrivare alla pensione, altri la matureranno a breve, ma ci sono tanti che hanno affrontato anche spostamenti di centinaia di chilometri per poter lavorare – evidenzia il delegato Fiom Cgil – Cosa c’è però oggi di concreto, specialmente per lo stabilimento di Colle di Nocera?“
“Alla politica oggi chiediamo chiarezza – puntualizza Recchioni – Si è venduta quella che era la mensa per trasformarla in un capannone industriale, quando ci sono 130mila metri quadrati già pronti. Si sono concessi 50mila metri quadrati in affitto per 2 anni ad una cooperativa logistica, che a dire dei curatori fallimentari porteranno poca occupazione, anche perché non si sa quale sarà neanche quale tipologia di prodotti gestiranno e movimenteranno.”
“C’è un progetto con tanto di finanziamento da 100 milioni di euro, provenienti dal Pnrr, relativo alle nanotecnologie, ma al momento non c’è nulla di concreto, sebbene sia stato lanciato alla presenza del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, da parte della Regione Umbria”, ricorda il delegato Fiom Cgil.
“Chiediamo quindi chiarezza e trasparenza. Non si può giocare sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie, oggi non è il caso.
Mi appello quindi alla politica: è il momento delle scelte. Questa zona dell’Umbria con tutte le difficoltà che ha vissuto cui si è sommata la chiusura dell’Antonio Merloni, che vedeva occupati centinaia di lavoratori provenienti da tutti i comuni della fascia e non solo, ha bisogno di certezze e non di futili speranze. Le opportunità ci sono, le risorse pure – conclude Luciano Recchioni – Attendiamo fiduciosi un’azione decisa da parte della politica a tutti i livelli ma l’aspettiamo subito.”