Gualdo, svelata la targa ove sorgeva la prima abbazia di San Benedetto

È stata svelata domenica 12 giugno in via Riviera del Brenta, tra il quartiere Biancospino e la stazione ferroviaria, la targa dedicata alla prima Abbazia di San Benedetto in fundo Gualdi.

La commemorazione del luogo storico, situato intorno alla quercia secolare censita dalla Regione Umbria come albero monumentale, è stata patrocinata dall’Amministrazione Comunale di Gualdo Tadino e dall’Ente Giochi de le Porte e ha visto una nutrita partecipazione di cittadini che hanno visitato il luogo simbolo dell’inizio della Gualdo medievale e hanno ascoltato con attenzione e interesse le parole degli intervenuti.

Il sindaco Massimiliano Presciutti ha sottolineato la ricchezza del territorio, soprattutto per quel che riguarda l’iniziativa dei singoli che con passione portano instancabilmente avanti le loro idee per il bene della comunità.

Comunità è stata la parola protagonista dell’analisi fatta dal vicepresidente dell’Ente Giochi Matteo Bebi, che ha brevemente introdotto il ruolo del monastero e della regola benedettina nel panorama medievale non solo italiano ma europeo, come fenomeno non limitato alla sfera religiosa bensì esteso a tutti gli aspetti della vita dei nascenti borghi, molti dei quali spuntati proprio grazie alla presenza abbaziale.

La prima città di Gualdo nacque in quel colle, detto Pomaiolo, e lo ha spiegato l’antropologo Gabriele Passeri, anche lui nell’organico dell’Ente Giochi de le Porte nella sezione culturale. Il suo è stato un viaggio nel tempo partendo dalla disfatta di Totila, in occasione delle cosiddette Guerre Gotiche, passando per un villaggio che non c’è più, ma del quale viene coservata una più che presente eredità: il nome (Gualdo).

Nome che vuol dire comunità, parola dalla quale siamo partiti e sulla quale è ritornato il presidente dell’Ente, Claudio Zeni, che si è detto emozionato per quella che ha definito solo una piccola goccia di un progetto molto più ampio.

L’importanza del sito va infatti oltre l’evidenza archeologica: l’abbazia di San Benedetto di Gualdo, rifondata su un precedente cenobio dedicato a San Nicola e San Vito agli albori dell’anno mille, risiede proprio nel suo rappresentare l’unione della popolazione che deve essere necessariamente ritrovata e amplificata, soprattutto in questo momento storico.

Secondo la tradizione storica la congregazione benedettina venne lì insediata per volontà dei conti di Nocera, secondo un costume tipico dell’epoca, e per volontà di San Romualdo, che molto bene conosceva questi luoghi, silenziosi e solitari, ideale panorama di eremitaggio fin dall’epoca tardoantica.

Si evince così, anche attraverso l’analisi delle rationes decimarum (registro delle decime), come la struttura ecclesiale gualdese divenisse potentissima, tanto da interloquire con vescovi, signori e papi, e da detenere possedimenti che spaziavano dall’attuale regione Toscana alle attuali Marche, passando ovviamente per l’Umbria. Non è effettivamente un caso se, nel 1237, sarà l’abate di San Benedetto, Epifanio, e di questa San Benedetto, nota ai più anziani come “vecchia”, per distinguerla dalla cattedrale attuale in piazza Martiri, a concedere il Colle Sant’Angelo ai gualdesi, bisognosi di un luogo sicuro dove costruire.

La mattinata si è chiusa con una suggestione portata da Gabriele Passeri: “Sappiamo che fu Federico II a costruire le mura di Gualdo. Quando egli raggiunse questi posti però, non c’era nulla. Niente case, nessuna struttura. Nulla. Federico non poté che soggiornare qui, nell’abbazia. Ed è in questa abbazia che si sarebbero prese tutte le decisioni che avrebbero creato la città.”

Un luogo unico: un’abbazia che è punto d’origine, fisico e semantico, dell’attuale città di Gualdo Tadino, ma anche emblema di fratellanza e unione.

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Redazione Gualdo News
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