In seguito alla presentazione a Gualdo Tadino lo scorso aprile del Piano di Gestione Forestale (PGF) decennale da parte della Comunanza Agraria “Appennino Gualdese”, insieme a una azienda agraria eugubina, interviene con alcune puntualizzazioni il movimento Liberi pensatori a difesa della natura.
Il Piano è stato inviato all’Agenzia Forestale Regionale, alla Soprintendenza, alla Regione Umbria e ai Comuni di Gualdo Tadino e Gubbio. Il 1 luglio si terrà la Conferenza dei Servizi che darà il proprio parere su questa progettualità.
“Confidiamo che l’amministrazione comunale (di Gualdo Tadino, ndr) abbia preso in esame questo progetto che – dice la rappresentante del Movimento, Mara Loreti – nonostante una lunga attesa di sei anni ora sembra avere una gran fretta di essere approvato. La Comunanza ha inteso condividere il PGF con l’azienda agraria di Gubbio che da anni è presente in Valsorda con il pascolo di animali domestici in regime di contratto di affitto con la stessa Comunanza”.
Poiché le terre tutelate di uso civico sono soggette a vincolo paesaggistico e ancor più ubicate all’interno del Sito Natura 2000, zona di speciale conservazione, il Movimento è impegnato in un’analisi del Piano, che – spiegano dall’associazione – “dovrebbe essere rispettoso delle disposizioni previste dalle direttiva “Habitat” Linee guida nazionali per la valutazione di incidenza”
“Il Piano di gestione forestale – sottolinea Loreti – dovrebbe essere rispettoso dell’area protetta, degli ecosistemi naturali, propri di una zona di speciale conservazione della Rete Natura 2000, e dell’area carsica dell’Appennino di Gualdo Tadino soggetta a vincolo idrogeologico a protezione delle preziose risorse idriche. Siamo di fronte ad un Progetto che inciderà, semmai approvato, per dieci anni sul destino dei boschi, del territorio montano gualdese con le sue risorse idriche e pertanto doveroso – incalzano dal Movimento – informare i cittadini, la collettività dei naturali gualdesi, alla quale la sentenza del Commissario usi civici del marzo 2016 ha sancito il riconoscimento della titolarità formale”.
“La Corte d’Appello di Roma – Sezione specializzata per gli Usi Civici, con sentenza 3 marzo 2021 (R.G. n. 6474/2018) – rimarcano dall’associazione – ha posto alcuni elementi di grande rilievo giurisprudenziale per la corretta gestione delle terre collettive.”
Tra queste il Movimento indica che qualsiasi utilizzo dei terreni a uso civico deve essere preventivamente autorizzato con nulla osta paesaggistico dalla Soprintendenza e verifica del Ministero della Transizione Ecologica, “per evitare degrado ambientale e la perdita di naturalità dei luoghi; deve essere, inoltre, legittimamente autorizzato con atto della Giunta regionale (in Umbria), non dirigenziale, e solo per soddisfare gli interessi della collettività locale titolare dei diritti”.
“Ma ormai è obbligatorio – sostengono dal Movimento – nel rispetto delle linee guida ministeriali, direttiva “Habitat”, che il PGF debba essere sottoposto alla Valutazione di Incidenza Ambientale. Qualsiasi progetto, piano, programma, intervento, attività che incide sulle specie e habitat presenti all’interno del Sito Natura, anche se posizionato all’esterno deve essere sottoposto a valutazione di incidenza, applicando anche del “principio di precauzione” previsto all’art.6, par.3 della Direttiva 92/43/CEE. Misure preventive, volte alla valutazione dei possibili effetti negativi “incidenze negative significative” determinati di piani o progetti o attività P/P/PI/A, del Sito natura 2000 situati all’interno del sito, ma anche da quelli al di fuori di esso senza limiti predefiniti di distanza la cui attuazione potrebbe generare incidenze negative significative sul sito medesimo, e condizionare gli equilibri ambientali delle Zone di Speciale Conservazione.”
“In tempo di crisi climatica evidente – concludono dal movimento Liberi pensatori a difesa della natura – e di estrema siccità non possiamo continuare a tagliare boschi e foreste come se i fenomeni non fossero collegati tra loro: la pioggia viene dalla terra e non dal cielo, l’acqua va difesa dove si forma, in montagna su boschi e praterie e non alla sorgente e con attività umane ecosostenibili.”