Prosegue la mostra pittorica inaugurata lo scorso giugno, presso la chiesa di San Francesco a Gualdo Tadino, dal titolo “La forma della bellezza”.
È un’altra esposizione-evento che sta riscuotendo grande successo di pubblico, che consente di ammirare una strepitosa selezione di capolavori provenienti da The Bank Contemporary Art Collection, la più importante collezione di pittura figurativa italiana contemporanea sugli ultimi 25 anni di produzione, sia per la qualità delle opere scelte sia per l’ampiezza del panorama artistico che vi è documentato con oltre 130 artisti presenti.
La mostra, promossa dal Polo Museale città di Gualdo Tadino e da The Bank Contemporary Art Collection e con il patrocinio del Comune di Gualdo Tadino, è a cura di Cesare Biasini Selvaggi.
Per The Bank, la pittura è il linguaggio più antico al mondo e il bello sopravvive alle mode. Lungo il percorso della mostra si ricostruisce una storia del collezionismo dei nostri tempi, scritta come in un rapporto di buon vicinato, tra un pittore e l’altro; una storia dei meccanismi di produzione e di acquisizione delle opere d’arte. Ma, soprattutto, s’impone la storia della pittura di figura italiana negli ultimi 25 anni, con qualche artista che già si allena a resistere al giudizio inesorabile del tempo. In mostra si raccontano così due generazioni d’artisti: quella dei nati tra il 1960 e i primi anni settanta e quella seguente.
Il contesto di riferimento di partenza è quello degli anni Novanta, quelli del grunge, delle camicie di flanella, dei Nirvana, di American Psyco (1991), Natural Born Killers (1994), Pulp Fiction (1994), di Uma Thurman e del cinema tarantiniano. Di Gioventù cannibale, antologia di racconti horror italiani tra i primi titoli di Stile Libero, la collana Einaudi inaugurata nel 1995 che ha cambiato il modo di leggere del nostro Bel Paese.
“Ho fortemente voluto questa mostra per continuare a leggere e rileggere le novità e, in parte, la tenuta della pittura contemporanea italiana, la sua immanenza (in particolare di quella figurativa) attraverso quella sorta di ricorsività evolutiva e costante che ha rotto l’assunto che per scrivere il futuro si possa solo guardare avanti. È la pitturache squaderna,recupera, rielabora e parla dell’umanità attraverso la sua cultura visiva, costituita da elementi estetici ma, soprattutto, nutrita quotidianamente dal confronto con l’Io, il pensiero, i legami sociali, con il “luogo del pittore”, con il suo fare poetico d’individuo”, dichiara Cesare Biasini Selvaggi, curatore della mostra.
Dieci artisti unici raccontano la nostra epoca con grandi tele: Andrea Martinelli, Giovanni Frangi, Marco Petrus, Luca Pignatelli, Alessandro Papetti, Sergio Padovani, Cristiano Tassinari, Romina Bassu, Giovanni Gasparro e Chiara Sorgato.
Non tutti tra loro sono giovanissimi dal punto di vista anagrafico, bensì per la loro tipologia di ricerca formale dall’identità instabile e per l’utilizzo di nuovi supporti e formule espressive sviluppati in maniera autonoma (la pittura spazia dalla fotografia all’installazione; l’olio e l’acrilico si mescolano con resine, bitume, smalti, per definire una dimensione “altra”; al supporto su tela si aggiunge quello su lino, stoffe da parati).
L’elemento comune dell’indagine di questi talenti diversi e delle loro espressioni ineguali fa riferimento a un’interpretazione della realtà che va ben oltre la percezione visiva naturalistica. Addentrandosi negli spazi dell’incoscienza, dell’invenzione, del sogno, della fantasia e dei grovigli della memoria individuale e collettiva, questi autori trasfigurano più di quanto non interpretino.
La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato da Edizioni Kappabit.