A seguito delle forti piogge dello scorso 15 settembre, la strada che da Rigali – Sascupo porta al Rifugio Monte Penna ha subito gravi danni e non è più possibile percorrerla nemmeno con mezzi fuoristrada.
Dall’incrocio sopra la cava utilizzata come poligono di tiro, dove si lascia la strada che conduce ai capannoni sopra Luticchio, la strada per il Troscia Penna sale ripida, ma tra un fosso e l’altro per qualche centinaio di metri è ancora transitabile con un fuoristrada: quando incontra il Fosso delle Cannuine la strada sparisce, in parte inghiottita dal fosso stesso, uno dei più grandi e lunghi del massiccio del Penna, in parte sommersa da cumuli di breccia, pietre, terra.
Proseguendo, solo a piedi, per la via diritta che incontra prima il sentiero che viene dalla Cava del Ferro e poi sale tra pineta, bosco e infine prati, si arranca per un fondo stradale solcato da fossi profondi, sconvolto da frane, impercorribile.
La strada che porta al Rifugio, gestito dal Gruppo Speleologico Gualdo Tadino, ma anche al ripetitore dei Vigili del Fuoco sul monte Fringuello e ai prati circostanti, dove ancora pascolano mandrie di mucche e cavalli, è una strada interpoderale, che pare essere di tutti e di nessuno: non sembra di proprietà del Comune di Gualdo Tadino, la Comunanza Appennino Gualdese specifica che non è sotto la sua responsabilità, potrebbe essere in parte di privati, proprietari di boschi e pascoli.
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Il danno è enorme e compromette una delle zone di pascolo migliori della nostra montagna (senza una strada transitabile non è possibile nessun controllo o assistenza delle mandrie), ostacola ogni manutenzione del ripetitore dei Vigili del Fuoco, mettendo a rischio le attività di comunicazione per azioni di protezione civile nella zona, rende ingestibile e inutilizzabile il rifugio che non potrà essere approvvigionato di acqua e non potrà ricevere interventi di manutenzione, salvo i più banali e di piccola entità.
Altre strade che raggiungono la località Troscia Penna non esistono, l’unica via alternativa era la mulattiera per la Valle del Fonno e i Nacchi, ormai cancellata da alluvioni precedenti.
Al danno quantificabile in decine di migliaia di euro, già difficilmente reperibili, si aggiunge l’impasse burocratica, che per una strada di cui, secondo frequentatori della montagna, è difficile risalire alla proprietà rende difficile anche inserirla in un piano di risanamento o in una richiesta di contributi per la riapertura.
Ed essendo in autunno inoltrato e con l’inverno non lontano, la situazione potrà solo peggiorare.