Presentato il restauro dell’affresco Madonna col Bambino nella chiesa di San Francesco

Si è tenuta ieri pomeriggio, giovedì 15 giugno, nella chiesa monumentale di San Francesco di Gualdo Tadino, la presentazione del restaurato affresco patrocinato dal Lions Club di Gualdo Tadino, sempre sensibile all’arte, alla sua conservazione e promozione.

L’evento è stato aperto dalle parole della direttrice del Polo Museale di Gualdo Tadino, Catia Monacelli, che ha espresso la sua gratitudine al Lions per aver permesso il recupero dell’opera e ha ricordato l’importanza della tutela del nostro patrimonio, ricordando anche gli sforzi fatti nel passato dal professor Enzo Storelli, che si è anche tenacemente battuto per cercare di evitare una completa trasfigurazione dell’architettura cittadina.

Un commosso e generoso ricordo al professore ha aperto anche l’intervento del restauratore, Massimiliano Barberini, che ha spiegato alcune delle tecniche utilizzate, focalizzandosi sull’abbassamento di tono, ovvero il procedimento attraverso il quale le lacune vengono trattate, senza mai aggiungere e senza mai intervenire sulla forma originale.

L’esperto ha evidenziato come, in fase di lavorazione, è emerso uno strato d’intonaco successivo all’opera stessa, anch’esso mantenuto intatto, probabilmente apposto in modo da poterne conservare una parte, e databile alla seconda metà del XV secolo.

La presidente del Lions Club di Gualdo Tadino, Sissi Palmieri, ha espresso il suo entusiasmo per questo lavoro di recupero, un lavoro affascinante, che ci connette al passato e ci trasporta verso il futuro, curando le bellezze del territorio e i nostri tesori: un atto di amore e rispetto per la nostra storia.

È proprio una storia, quella che racconta il parziale affresco conservato nella “ecclesia fratrum“, la parte dell’edificio dedicata ai frati, raffigurante una Madonna col Bambino in trono.

Su questa narrazione si è così espresso lo storico Matteo Bebi, citando lo studio del noto storico dell’arte Roberto Longhi, le committenze artistiche a cavallo tra Umbria e Marche nel Quattrocento e l’importanza dei contatti, non solo artistici, attraverso l’Appennino.

Un documento del 1449 infatti, ha spiegato lo storico, dava una precisa forma a quell’idea di legame, permettendoci di sostanziare la sua profondità, e facendo sì che il Longhi coniasse il termine “Rinascimento Umbratile”, per noi anche Eccentrico.

Proseguendo tra confronti artistici, scuole, influenze e nomi di pittori tra XIV e XV secolo, Bebi ha ripercorso la storia a ritroso per dimostrare non tanto un’attribuzione univoca dell’opera, quanto più la sua appartenenza ad un certo ambito culturale che si muove attraverso quella esplosione di artisti che spesso ci restano ignoti, e che molto spesso vengono riconosciuti sotto il nome di maestro, accompagnato da un lungo, un’opera, un segno distintivo.

Ci si è quindi spostati vicino all’affresco, potendone assaporare anche i dettagli iconografici: il tratto severo accompagnato dalla dolcezza del gesto sembra raccontare una dura storia di montagna, un passato a tratti difficile, un tempo che scivola inesorabilmente tra Medioevo e primo Rinascimento. Un tempo che ci parla del nostro passato e sembra suggerirci dove stiamo andando.

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Redazione Gualdo News
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