L’allarme lo aveva lanciato nelle scorse settimane il consigliere regionale di Azione (Misto) Donatella Porzi presentando nel corso dell’ultimo Consiglio regionale due mozioni per chiedere garanzie in merito alla realizzazione del progetto del raddoppio della Orte Falconara il cui definanziamento, da notizie della stampa nazionale, sembrerebbe assai possibile. “Mi sono sentita rispondere dalla presidente Tesei che le interlocuzioni con il Governo sono sempre andate avanti in modo positivo e costruttivo – ha detto il consigliere regionale – A questo punto mi auguro vivamente che sia soltanto una questione di tempi e che le mie perplessità, sempre maggiori, siano smentite da fatti concreti.”
Sulla vicenda, che sta sollevando un’alzata di scudi nei territori attraversati da questa infrastruttura, intervengono con una nota congiunta i gruppi regionali del Partito Democratico di Umbria, Lazio e Marche che attaccano il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.
Salvini, a giudizio dei Dem, “non fa altro che mettere in fila azioni con l’obiettivo di aumentare il divario tra nord e sud. In questo senso va la decisione di depennare il raddoppio della ferrovia Orte – Falconara dai progetti finanziabili dal Pnrr. Un taglio che riguarda iniziative per un totale di 2,5 miliardi a fronte di altrettante iniziative di Piemonte, Lombardia e Veneto. Vengono definanziati i progetti del centro e del sud dunque, che invece dovevano servire a ridurre il gap infrastrutturale, a fronte del potenziamento di aree già perfettamente collegate”.
“Si tratta di uno schiaffo per il centro Italia, giustificato dal fatto che il progetto non sarebbe in una condizione tale da poter vedere una gara affidata entro il 2023. Di certo – spiega il gruppo regionale umbro nella nota – una responsabilità che deve essere vista in capo alle Regioni di destra, mai nettamente chiare a difendere una iniziativa a fronte di fantomatici progetti di variante. Una responsabilità in primo luogo in capo al ministro Salvini, che non si è mai impegnato a fondo per il centro Italia, limitandosi alla volontà di fregiarsi di qualche medaglietta. Se dunque questa possibilità fosse confermata da atti ufficiali, la palla tornerebbe nelle mani dei presidenti delle Regioni, chiamati finalmente a dare dimostrazione della loro incisività sui tavoli nazionali o, in alternativa, a rendere conto della propria irrilevanza ai cittadini e ai territori a cui l’opera è stata promessa”.