Ali d’Angelo, i perché di un successo senza precedenti

I dati sono incontestabili: non è mai esistito nella storia di Gualdo Tadino un evento che abbia avuto un successo di pubblico solo minimamente paragonabile a quello ottenuto da Ali d’Angelo, il musical incentrato sulla vita del Beato Angelo ideato, realizzato e portato in scena da Andrea Fiorentini, aiutato nella regia da Valentina Notari e Lorenzo Evangelisti e, per le musiche, da Giampaolo Cavalieri e Lucia Mancini.

Biglietti esauriti dopo poche ore dalla messa in vendita per un totale, se si contano anche gli spettacoli mattutini per le scuole, di 13 repliche che hanno permesso la visione del musical a oltre 3.000 spettatori. Numeri pazzeschi, inediti e anche inattesi.
Cosa è successo? Provo a spiegarlo io, che ho il piacere di lavorare costantemente ormai da tre anni con la Fiorentini Production e, soprattutto, ho avuto l’onore di collaborare al musical come addetto stampa. Un apporto infinitesimale se paragonato al lavoro immenso portato avanti dai veri protagonisti, ma che mi ha permesso di vivere il successo da una prospettiva privilegiata.

Un passo indietro: un anno fa, durante le interminabili, divertenti e costruttive prove di una delle nostre band, Andrea se ne uscì con il suo, ormai celeberrimo e temutissimo «Raga, c’ho un’idea…».
Ora dovete sapere che a questa frase segue sempre un calo del respiro, a volte anche un blocco, di tutti noi. Quel “c’ho un’idea” potrebbe voler dire tutto: una nuova scaletta, una nuova scenografia per il palco, un’altra band da formare, uno spettacolo da allestire in venti minuti. Tutto.
«Andrè, basta là, non c’abbiamo tempo. Quattro band da portare avanti, decine di serate in giro per mezza Italia. Che altro te stai a inventà?».
«Un musical».
«Un mu… che??. Ma tu se’ matto»”
«Il prossimo anno ricorrerà il settecentesimo anniversario della morte del Beato Angelo. Voglio dedicargli un musical e ho scritto già un pezzo, e poi mi stanno venendo in mente i testi. Giampà… damme na mano».

E’ nato lì Ali d’Angelo, me lo ricordo perfettamente. Sempre quella sera Andrea ci fece ascoltare un pezzo di Lucia Mancini che sembrava uscito da un film della Disney, che poi è diventato il brano “Profumo di noi” che all’inizio cantano mamma Clara e il piccolo Angelo.
Da lì, in mezzo alle tantissime serate che poi abbiamo affrontato nel corso del 2023, è successo di tutto. Non sono stato testimone diretto, ma so che sono trascorse ore, giorni e notti di lavoro per scrivere, mixare, registrare, pensare e soprattutto sognare, perchè per cose così grandi ti devono venire in soccorso i sogni, che da solo mica ce la fai.

Ho visto lo spettacolo solo due giorni prima del debutto. Prima, durante l’anno, avevo solo ascoltato frammenti di brani. Dai discorsi che sentivo, mi stavo rendendo conto della complessità della cosa, ma tanto sapevo che con certe persone gli spettacoli, tutti, o si fanno per bene o non ti devono passare neanche per la mente. Quindi sul portare a termine il progetto non avevo dubbi. Sulla bellezza neanche, perché conoscendo le persone coinvolte sapevo che erano tutte all’altezza, dalle coreografie alle musiche.
Ecco, le musiche. Un capitolo a parte, perchè quello che abbiamo ascoltato è di un livello artistico ed emotivo da fare invidia a produzioni ben più grandi e famose.
Avevo invece dubbi sul successo, sono sincero, perlomeno su questo tipo di successo. Il giorno della conferenza stampa in comune, ed era il 4 gennaio, Andrea mi disse: «Il 15 gennaio abbiamo già riempito il teatro, ma per le altre tre date siamo a 20 biglietti venduti in totale». Roba da far tremare le gambe, considerata la fiducia del Comitato Centenario e le risorse messe in campo.

Alla fine le gambe sono tremate, ma per un successo talmente grande che ancora quasi non ci si rende conto.
Vedete, in questo tipo di lavoro contano due cose: la professionalità e la capacità di emozionare. La prima è abbastanza facile da trovare: un lavoro fatto da professionisti permetterà sempre a una pazza idea di realizzarsi, almeno dal punto di vista tecnico.
La capacità di emozionare è invece un dono che fa parte del talento e quindi è merce rara e preziosa.
Qui è avvenuto l’incredibile e, dato il tema, verrebbe da dire il miracolo: chi ha scritto i testi, chi ha scritto le musiche, chi ha pensato le coreografie e le scenografie, chi le ha realizzate, chi ha ballato, chi ha recitato, chi ha alzato i fader dei mixer audio e luci, tutti sono stati magicamente capaci di emozionare. Quando succede questo, quando tutti i tasselli si incastrano alla perfezione, ed è una cosa non scontata, tutto si illumina di una luce accecante. Se poi metti anche il cuore durante le prove, se per mesi trascuri la famiglia, gli amici, i fidanzati per gettarti in un’avventura senza garanzia di successo, allora il gioco è fatto ed eccolo il miracolo.

Ma non dimentichiamo quello che è stato il grande merito di quest’opera: aver risvegliato l’orgoglio di una comunità intera. Il senso di appartenenza è un ingrediente vitale. È quel campanilismo positivo che deve essere in ognuno di noi e che non è da confondere con quello negativo. Il campanilismo positivo valorizza e tiene vive tradizioni centenarie, quello negativo tende a mettere queste tradizioni in opposizione a qualcos’altro o qualcun altro.
Tremila persone non le smuovi se non tocchi le corde giuste. Ali d’Angelo c’è riuscito. È riuscito anche a far conoscere la vita di una figura eccezionale, che non tutti i gualdesi conoscevano appieno. Ora cercherà di riuscire (e ci riuscirà) nell’intento di esportare in questa Regione, che di Eremiti e Santi è piena, la fantastica storia di Angelo da Casale. Una storia che non può che arricchire qualsiasi spettatore, a prescindere dalla sua provenienza e dalla sua fede.
Ali d’Angelo regala senso di appartenenza a valori altissimi e preziosi, che speriamo siano entrati nei cuori di chi è uscito dal teatro e di chi ci entrerà per gli spettacoli futuri. Perché mica ci si ferma qui.

copyright MARCO GUBBINI – GUALDO NEWS

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Marco Gubbini
Giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti dell'Umbria. Ex direttore artistico di Radio Tadino (1985-1986), ideatore e curatore di programmi televisivi giornalistici delle emittenti Rete7 (1985-1990) e TV23 (2003-2006). Esperienze varie come corrispondente di varie pubblicazioni, fra cui Calcio Perugia (2005), La Voce di Perugia (2006-2007). E' stato collaboratore dell’agenzia di stampa Infopress (2004-2012), ha scritto articoli per testate quali Il Giornale dell’Umbria, La Nazione, Il Corriere di Romagna, Il Sannio, Il Crotonese, Il Corriere di Forlì, La Nuova Ferrara. Coideatore e curatore del sito gualdocalcio.it (1998-2012) e gualdocasacastalda.it (dal 2013 al 2016). Addetto stampa del Gualdo Calcio in serie C e altre categorie (dal 2004 al 2012) e del Gualdo Casacastalda in serie D (dal 2013 al 2016). Segretario dell’Ente Giochi de le Porte di Gualdo Tadino dal 2014 al 2017. Componente della redazione del periodico Made in Gualdo. Autore del libro "Libera, ma Libera Veramente" (edizioni Eta Beta, 2021).